Tra i disturbi del neurosviluppo quello dello spettro autistico è uno dei più complessi in quanto richiede importanti capacità di osservazione della persona e del suo contesto di vita da parte di coloro che, a vario titolo, predispongono un piano di intervento personalizzato. Ogni comportamento, funzionale o disfunzionale, in tutti i bambini compresi quelli che presentano delle atipie nello sviluppo, è un messaggio ed una risposta alle richieste dell’ambiente esterno o a specifiche esigenze interne (Carr et al, 1998). In ambito pedagogico l’azione osservativa è preliminare all’attivazione di strategie di mediazione tra tutti i caregiver, alla conoscenza dei contesti e alla riorganizzazione dell’ambiente fisico e sociale in relazione ai particolari bisogni della persona a cui si rivolge l’intervento. Situazioni di emergenza, come quella causata dalla pandemia Covid-19, hanno accresciuto la difficoltà di lavorare con bambini con problematiche relazionali e comunicative a causa dell’impossibilità di avere un contatto diretto, indispensabile per la buona riuscita di un’azione terapeutica, pedagogica e/o didattica. Se da una parte l’obiettivo rimane la creazione di occasioni di contatto e il miglioramento della capacità di entrare in relazione con l’altro, d’altra parte lo stesso contatto non può rientrare tra gli strumenti principali di intervento in situazioni come quelle vissute nel corso della pandemia. Si vengono così a ridefinire le competenze pedagogiche richieste a chi si occupa di questo ambito attraverso un riadattamento dei setting e delle procedure mai incontrato prima. Lo studio qui presentato nasce dall’esigenza di fornire delle possibili risposte alle domande: “Come si può intervenire a distanza con un bambino con autismo?”, “A fronte delle misure di distanziamento sociale, come si possono portare avanti percorsi pedagogici intrapresi?”. Situazioni di emergenza come quella attuale costringono gli operatori ad usare la propria creatività, a mettere in campo le proprie abilità di problem solving per trovare soluzioni a problemi nuovi, ad essere flessibili. Il contributo intende dunque presentare un lavoro nato dall’emergenza per intervenire durante l’emergenza. In particolare si andrà ad illustrare un intervento mirato al potenziamento delle abilità linguistico-comunicative di un bambino con Autismo e disturbo d’attenzione/iperattività attraverso l’utilizzo di piattaforme di comunicazione a distanza come Teams e Skype.

Intervento pedagogico con le tecnologie. Autismo ed Emergenza Covid

Sorrentino, Clarissa
2020-01-01

Abstract

Tra i disturbi del neurosviluppo quello dello spettro autistico è uno dei più complessi in quanto richiede importanti capacità di osservazione della persona e del suo contesto di vita da parte di coloro che, a vario titolo, predispongono un piano di intervento personalizzato. Ogni comportamento, funzionale o disfunzionale, in tutti i bambini compresi quelli che presentano delle atipie nello sviluppo, è un messaggio ed una risposta alle richieste dell’ambiente esterno o a specifiche esigenze interne (Carr et al, 1998). In ambito pedagogico l’azione osservativa è preliminare all’attivazione di strategie di mediazione tra tutti i caregiver, alla conoscenza dei contesti e alla riorganizzazione dell’ambiente fisico e sociale in relazione ai particolari bisogni della persona a cui si rivolge l’intervento. Situazioni di emergenza, come quella causata dalla pandemia Covid-19, hanno accresciuto la difficoltà di lavorare con bambini con problematiche relazionali e comunicative a causa dell’impossibilità di avere un contatto diretto, indispensabile per la buona riuscita di un’azione terapeutica, pedagogica e/o didattica. Se da una parte l’obiettivo rimane la creazione di occasioni di contatto e il miglioramento della capacità di entrare in relazione con l’altro, d’altra parte lo stesso contatto non può rientrare tra gli strumenti principali di intervento in situazioni come quelle vissute nel corso della pandemia. Si vengono così a ridefinire le competenze pedagogiche richieste a chi si occupa di questo ambito attraverso un riadattamento dei setting e delle procedure mai incontrato prima. Lo studio qui presentato nasce dall’esigenza di fornire delle possibili risposte alle domande: “Come si può intervenire a distanza con un bambino con autismo?”, “A fronte delle misure di distanziamento sociale, come si possono portare avanti percorsi pedagogici intrapresi?”. Situazioni di emergenza come quella attuale costringono gli operatori ad usare la propria creatività, a mettere in campo le proprie abilità di problem solving per trovare soluzioni a problemi nuovi, ad essere flessibili. Il contributo intende dunque presentare un lavoro nato dall’emergenza per intervenire durante l’emergenza. In particolare si andrà ad illustrare un intervento mirato al potenziamento delle abilità linguistico-comunicative di un bambino con Autismo e disturbo d’attenzione/iperattività attraverso l’utilizzo di piattaforme di comunicazione a distanza come Teams e Skype.
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