L'articolo ricostruisce le vicende biografiche e la produzione letteraria dell'umanista fiorentino Aurelio Brandolini durante il suo soggiorno napoletano alla corte di Ferrante. Si esamina poi la traduzione in volgare del Panegirico di Plinio il Giovane in lode di Traiano e l'orazione De rei militaris litterarumque dignitate, affinitate et laudibus, entrambe ancora inedite, per ricostruire la tendenza di Brandolini a conformarsi agli orientamenti culturali e linguistici di Ferrante e e ai gusti letterari della nobiltà napoletana della seconda metà del XV secolo. In particolare, la traduzione del Panegirico rivela la tendenza di Brandolini ad aderire tanto all'idea, già promossa dagli intellettuali che gravitavano intorno ad Alfonso il Magnanimo, di un "destino imperiale" per la corona d'Aragona, quanto alla proposta di dare nuova dignità alla produzione letteraria autoctona in volgare, mentre l'orazione De rei militaris litterarumque dignitate, nata come prologo al corso di retorica tenuto a Capua dallo stesso Brandolini nel 1478-1479, risponde alle esigenze specifiche della nobiltà napoletana, orientata a far coincidere il valore delle armi con lo splendore delle lettere.

Aurelio Brandolini a Napoli. La politica delle lingue e le lingue della politica alla corte di Ferrante d'Aragona

Luca Ruggio
2024-01-01

Abstract

L'articolo ricostruisce le vicende biografiche e la produzione letteraria dell'umanista fiorentino Aurelio Brandolini durante il suo soggiorno napoletano alla corte di Ferrante. Si esamina poi la traduzione in volgare del Panegirico di Plinio il Giovane in lode di Traiano e l'orazione De rei militaris litterarumque dignitate, affinitate et laudibus, entrambe ancora inedite, per ricostruire la tendenza di Brandolini a conformarsi agli orientamenti culturali e linguistici di Ferrante e e ai gusti letterari della nobiltà napoletana della seconda metà del XV secolo. In particolare, la traduzione del Panegirico rivela la tendenza di Brandolini ad aderire tanto all'idea, già promossa dagli intellettuali che gravitavano intorno ad Alfonso il Magnanimo, di un "destino imperiale" per la corona d'Aragona, quanto alla proposta di dare nuova dignità alla produzione letteraria autoctona in volgare, mentre l'orazione De rei militaris litterarumque dignitate, nata come prologo al corso di retorica tenuto a Capua dallo stesso Brandolini nel 1478-1479, risponde alle esigenze specifiche della nobiltà napoletana, orientata a far coincidere il valore delle armi con lo splendore delle lettere.
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