La ricerca relativa ai percorsi di organizzazione della conquista nelle province occidentali dell’impero conosce, fra le fonti di maggiore rilievo, ampi squarci di leges municipii, oltre a frammenti minori, che consentono alcune conclusioni: la romanizzazione, nell’età del principato, si sarebbe fondata, oltre che sulla deduzione di coloniae, sulla attribuzione ad un ampio novero di comunità preesistenti dello status di municipium, in modo particolare nelle Gallie, in Spagna, in Africa. La ‘forma’ di municipio più diffusa in Occidente sembra essere quella che vede attribuito agli abitanti della collettività il ius Latii: un diritto che, se collegato allo svolgimento di munera e cariche pubbliche nella comunità, avrebbe potuto condurre, a determinate condizioni, all’acquisto della civitas Romana (quello stesso diritto, o un diritto con impianto molto simile a quello, che Pompeo Strabone aveva attribuito nell’89 a.C. alle colonie titolari della Transpadana). In tal modo si avvicinavano gradualmente gli abitanti di tali comunità agli ideali, alla cultura e al diritto di Roma, e al tempo stesso le élite di governo romano-italiche non sarebbero state turbate da processi di naturalizzazione collettiva troppo rapidi. Gli estratti più ampi di leges municipii sono rappresentati, è noto, dai capitoli provenienti dalla lex Salpensana, da quella Malacitana e dalla lex Irnitana, tutti provenienti dalla Betica e tutti databili ad epoca Flavia. Ad essi devono aggiungersi frammenti provenienti dal territorio di Lauriacum in Norico e alcuni capita della c.d. lex municipii Troesmensium, di recente emersione (questi ultimi verosimilmente relativi a municipia civium Romanorum). Gli studiosi sono divisi quanto alle ipotesi relative alla natura di questi statuti municipali: parte della dottrina ipotizza la presenza di una ‘legge quadro’, una lex municipalis generalis che (per alcuni sin da età tardo-repubblicana) avrebbe governato l’istituzione e la strutturazione dei municipia secondo un modello comune; un’altra visuale si orienta piuttosto nel senso che ancora nel principato si procedesse ‘caso per caso’ alla redazione di statuti municipali ad hoc, composti in funzione della comunità che si andava strutturando in municipio: l’ipotesi dei municipia Latina di epoca flavia, le cui leges appaiono rinviare tutte a una sorta di statuto-tipo, non rappresenterebbe un’eccezione, ma sarebbe il precipitato di una fase di rielaborazione del ‘modello’ municipale, con la riaggregazione di una serie di capita tralaticia e l’aggiornamento di alcune disposizioni normative all’età fra Vespasiano e Domiziano in un testo unitario. Successive rielaborazioni sarebbero da ipotizzare nel corso del tempo, come si evincerebbe d’altro canto proprio dai mutamenti rilevabili dalla più tarda lex municipii Troesmensium. L’analisi dei testi di leges municipii a noi noti fornisce in ogni caso informazioni fondamentali su quale fosse la visione romana di un municipio in età imperiale e dell’importanza di questioni amministrative quali la struttura e il funzionamento di curie e assemblee municipali, dei relativi processi decisionali, della risoluzione delle controversie e dei meccanismi giurisdizionali.

Sulle leges municipii e coloniae di età imperiale

Lamberti, Francesca
2023-01-01

Abstract

La ricerca relativa ai percorsi di organizzazione della conquista nelle province occidentali dell’impero conosce, fra le fonti di maggiore rilievo, ampi squarci di leges municipii, oltre a frammenti minori, che consentono alcune conclusioni: la romanizzazione, nell’età del principato, si sarebbe fondata, oltre che sulla deduzione di coloniae, sulla attribuzione ad un ampio novero di comunità preesistenti dello status di municipium, in modo particolare nelle Gallie, in Spagna, in Africa. La ‘forma’ di municipio più diffusa in Occidente sembra essere quella che vede attribuito agli abitanti della collettività il ius Latii: un diritto che, se collegato allo svolgimento di munera e cariche pubbliche nella comunità, avrebbe potuto condurre, a determinate condizioni, all’acquisto della civitas Romana (quello stesso diritto, o un diritto con impianto molto simile a quello, che Pompeo Strabone aveva attribuito nell’89 a.C. alle colonie titolari della Transpadana). In tal modo si avvicinavano gradualmente gli abitanti di tali comunità agli ideali, alla cultura e al diritto di Roma, e al tempo stesso le élite di governo romano-italiche non sarebbero state turbate da processi di naturalizzazione collettiva troppo rapidi. Gli estratti più ampi di leges municipii sono rappresentati, è noto, dai capitoli provenienti dalla lex Salpensana, da quella Malacitana e dalla lex Irnitana, tutti provenienti dalla Betica e tutti databili ad epoca Flavia. Ad essi devono aggiungersi frammenti provenienti dal territorio di Lauriacum in Norico e alcuni capita della c.d. lex municipii Troesmensium, di recente emersione (questi ultimi verosimilmente relativi a municipia civium Romanorum). Gli studiosi sono divisi quanto alle ipotesi relative alla natura di questi statuti municipali: parte della dottrina ipotizza la presenza di una ‘legge quadro’, una lex municipalis generalis che (per alcuni sin da età tardo-repubblicana) avrebbe governato l’istituzione e la strutturazione dei municipia secondo un modello comune; un’altra visuale si orienta piuttosto nel senso che ancora nel principato si procedesse ‘caso per caso’ alla redazione di statuti municipali ad hoc, composti in funzione della comunità che si andava strutturando in municipio: l’ipotesi dei municipia Latina di epoca flavia, le cui leges appaiono rinviare tutte a una sorta di statuto-tipo, non rappresenterebbe un’eccezione, ma sarebbe il precipitato di una fase di rielaborazione del ‘modello’ municipale, con la riaggregazione di una serie di capita tralaticia e l’aggiornamento di alcune disposizioni normative all’età fra Vespasiano e Domiziano in un testo unitario. Successive rielaborazioni sarebbero da ipotizzare nel corso del tempo, come si evincerebbe d’altro canto proprio dai mutamenti rilevabili dalla più tarda lex municipii Troesmensium. L’analisi dei testi di leges municipii a noi noti fornisce in ogni caso informazioni fondamentali su quale fosse la visione romana di un municipio in età imperiale e dell’importanza di questioni amministrative quali la struttura e il funzionamento di curie e assemblee municipali, dei relativi processi decisionali, della risoluzione delle controversie e dei meccanismi giurisdizionali.
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