«Non ci sono considerazioni generali sul mondo e sul linguaggio.» Nel 1931, con questa lapidaria osservazione, Wittgenstein prende le distanze dall’impostazione del Tractatus logico-philosophicus. Certo, l’opera prima iniziava sì con quella che poteva sembrare una definizione del concetto di mondo, perveniva però al risultato che tale ‘definizione’ fosse insensata finendo col negare che considerazioni generali sul mondo’ fossero possibili. Tuttavia, un decennio dopo la pubblicazione, Wittgenstein ritiene ormai che nel Tractatus «l’eliminare ogni/la/magia» avesse esso stesso «il carattere della magia». A suscitare le perplessità di Wittgenstein è quindi proprio il carattere alquanto peculiare che la critica della metafisica aveva assunto nel Tractatus. Tale lettura retrospettiva evidenzia come già in una fase relativamente precoce della transizione per il filosofo sia divenuto centrale constatare quel carattere ‘magico’ e ‘metalogico’ del Tractatus che secondo gli interpreti del New Wittgenstein esso invece proprio non avrebbe. Il presente contributo è dedicato all’idea wittgensteiniana di ‘metalogica’ – anche in relazione con la contemporanea proposta di Carnap – e alla sua concezione di ‘mondo’ come concetto metalogico.

“Non ci sono considerazioni generali sul mondo e sul linguaggio.” Wittgenstein (1931) sulla “metalogica” e la “magia” del Tractatus logico-philosophicus

Marco Brusotti
2020-01-01

Abstract

«Non ci sono considerazioni generali sul mondo e sul linguaggio.» Nel 1931, con questa lapidaria osservazione, Wittgenstein prende le distanze dall’impostazione del Tractatus logico-philosophicus. Certo, l’opera prima iniziava sì con quella che poteva sembrare una definizione del concetto di mondo, perveniva però al risultato che tale ‘definizione’ fosse insensata finendo col negare che considerazioni generali sul mondo’ fossero possibili. Tuttavia, un decennio dopo la pubblicazione, Wittgenstein ritiene ormai che nel Tractatus «l’eliminare ogni/la/magia» avesse esso stesso «il carattere della magia». A suscitare le perplessità di Wittgenstein è quindi proprio il carattere alquanto peculiare che la critica della metafisica aveva assunto nel Tractatus. Tale lettura retrospettiva evidenzia come già in una fase relativamente precoce della transizione per il filosofo sia divenuto centrale constatare quel carattere ‘magico’ e ‘metalogico’ del Tractatus che secondo gli interpreti del New Wittgenstein esso invece proprio non avrebbe. Il presente contributo è dedicato all’idea wittgensteiniana di ‘metalogica’ – anche in relazione con la contemporanea proposta di Carnap – e alla sua concezione di ‘mondo’ come concetto metalogico.
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