L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da SarsCov2, che da più di un anno ci costringe a riflettere sulla nostra mutata contemporaneità, è dovuta ad un agente patogeno appartenente alla famiglia dei coronavirus (virus a RNA), che dal settembre 2019 si è iniziato a diffondere dalla Cina, in particolare dalla provincia di Hubei. La peculiarità della sua diffusione pan-demica (dall’etimo greco παν + δῆμος, lett.: tutto il popolo, nel caso specifico riguardante tutta la popolazione mondiale) è di aver stravolto repentinamente i più svariati aspetti dell’attività umana e, in definitiva, di aver inciso marcatamente e in modo totalmente inedito, soprattutto per i nostri tempi, sulla vita di tutti gli esseri umani. L’Italia, in particolare, subito dopo la Cina è stato tra i primi paesi a doversi confrontare con l’emergenza pandemica, riconosciuta ufficialmente dall’OMS nel gennaio 2020; cosicché il nostro governo ha iniziato a definire differenti misure di contenimento del contagio, che hanno determinato, soprattutto durante il primo lockdown, la sospensione di tutte le attività non essenziali, la repentina trasformazione di molte attività lavorative, originariamente svolte in presenza, in modalità “agile”, infine, ma non in ordine di rilevanza, la messa in pratica di radicali limitazioni ad alcune delle primarie libertà personali, tra cui quella di poter uscire e circolare senza particolari restrizioni. Gradualmente, sulla base dell’entità del contagio, tutti i paesi del mondo si sono dovuti interfacciare con le cosiddette “misure di contenimento”, alternando periodi di lockdown a periodi di maggiori o minori riaperture. Tali circostanze hanno evidenziato certamente due questioni ineludibili: la prima riguarda il ruolo centrale che il tema della salute riveste nelle scelte di governo e nelle scelte economiche; la seconda riguarda l’esigenza di bilanciare le restrizioni della libertà imposte dall’emergenza sanitaria con i principi liberali e democratici che dovrebbero essere a fondamento dei nostri governi.

Vita e politica nella morsa di un virus

Ughetta Vergari
2021-01-01

Abstract

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da SarsCov2, che da più di un anno ci costringe a riflettere sulla nostra mutata contemporaneità, è dovuta ad un agente patogeno appartenente alla famiglia dei coronavirus (virus a RNA), che dal settembre 2019 si è iniziato a diffondere dalla Cina, in particolare dalla provincia di Hubei. La peculiarità della sua diffusione pan-demica (dall’etimo greco παν + δῆμος, lett.: tutto il popolo, nel caso specifico riguardante tutta la popolazione mondiale) è di aver stravolto repentinamente i più svariati aspetti dell’attività umana e, in definitiva, di aver inciso marcatamente e in modo totalmente inedito, soprattutto per i nostri tempi, sulla vita di tutti gli esseri umani. L’Italia, in particolare, subito dopo la Cina è stato tra i primi paesi a doversi confrontare con l’emergenza pandemica, riconosciuta ufficialmente dall’OMS nel gennaio 2020; cosicché il nostro governo ha iniziato a definire differenti misure di contenimento del contagio, che hanno determinato, soprattutto durante il primo lockdown, la sospensione di tutte le attività non essenziali, la repentina trasformazione di molte attività lavorative, originariamente svolte in presenza, in modalità “agile”, infine, ma non in ordine di rilevanza, la messa in pratica di radicali limitazioni ad alcune delle primarie libertà personali, tra cui quella di poter uscire e circolare senza particolari restrizioni. Gradualmente, sulla base dell’entità del contagio, tutti i paesi del mondo si sono dovuti interfacciare con le cosiddette “misure di contenimento”, alternando periodi di lockdown a periodi di maggiori o minori riaperture. Tali circostanze hanno evidenziato certamente due questioni ineludibili: la prima riguarda il ruolo centrale che il tema della salute riveste nelle scelte di governo e nelle scelte economiche; la seconda riguarda l’esigenza di bilanciare le restrizioni della libertà imposte dall’emergenza sanitaria con i principi liberali e democratici che dovrebbero essere a fondamento dei nostri governi.
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