obiettivo di questo contributo è quello di analizzare criticamente, da un punto di vista socioculturale, la questione pregiudiziale degli stabilimenti balneari fra le istanze della libera concorrenza garantite dalla direttiva Bolkestein e quelle della tutela, eccezionalità/identità culturale dei luoghi per fare empowerment. Tutto, a partire dalla messa a fuoco dello stato dell’arte, utilizzando le scienze umanistiche, e la sociologia in particolare, per comprendere le ricadute culturali, comunicative, collettive, economiche, sociali e giuridiche derivanti dall’applicazione di questa legge in Italia sugli stabilimenti balneari. Cornice di riferimento della mia riflessione è il testo della Convenzione di Faro, convenzione quadro della Comunità Europea che guarda al patrimonio culturale come frutto della relazione con le comunità che lo hanno creato, mostrandoci che luoghi e oggetti sono importanti per i significati e gli usi che tutti noi attribuiamo loro e per i valori che rappresentano, e impegna gli Stati aderenti a riconoscere il patrimonio culturale come diritto ed elemento fondamentale per «lo sviluppo umano e la qualità della vita» (STCE n.199). Attraverso il modello euristico del «cerchio in evoluzione», uno strumento di analisi sociologica dei dati elaborato dal Laboratorio di Comunicazione ed Empowerment dei Luoghi dell’Università del Salento, l’articolo propone un nuovo modo di guardare al tema esplorato e, di conseguenza, d’interpretarlo per conoscere ogni variabile possibile, superando approcci dualistici o politici orientati da un unico punto di vista o da visioni schiacciate da ottiche monodisciplinari, per indirizzare politiche di gestione finalizzate a fare empowerment.

Places as Active Metaphors. Seaside Beaches between Empowerment and Bolkestein: in Search of a Balance. I luoghi come "metafore attive". Lidi balneari fra empowerment e Bolkestein: alla ricerca di un equilibrio

sarah siciliano
Primo
2022-01-01

Abstract

obiettivo di questo contributo è quello di analizzare criticamente, da un punto di vista socioculturale, la questione pregiudiziale degli stabilimenti balneari fra le istanze della libera concorrenza garantite dalla direttiva Bolkestein e quelle della tutela, eccezionalità/identità culturale dei luoghi per fare empowerment. Tutto, a partire dalla messa a fuoco dello stato dell’arte, utilizzando le scienze umanistiche, e la sociologia in particolare, per comprendere le ricadute culturali, comunicative, collettive, economiche, sociali e giuridiche derivanti dall’applicazione di questa legge in Italia sugli stabilimenti balneari. Cornice di riferimento della mia riflessione è il testo della Convenzione di Faro, convenzione quadro della Comunità Europea che guarda al patrimonio culturale come frutto della relazione con le comunità che lo hanno creato, mostrandoci che luoghi e oggetti sono importanti per i significati e gli usi che tutti noi attribuiamo loro e per i valori che rappresentano, e impegna gli Stati aderenti a riconoscere il patrimonio culturale come diritto ed elemento fondamentale per «lo sviluppo umano e la qualità della vita» (STCE n.199). Attraverso il modello euristico del «cerchio in evoluzione», uno strumento di analisi sociologica dei dati elaborato dal Laboratorio di Comunicazione ed Empowerment dei Luoghi dell’Università del Salento, l’articolo propone un nuovo modo di guardare al tema esplorato e, di conseguenza, d’interpretarlo per conoscere ogni variabile possibile, superando approcci dualistici o politici orientati da un unico punto di vista o da visioni schiacciate da ottiche monodisciplinari, per indirizzare politiche di gestione finalizzate a fare empowerment.
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