Una delle strategie individuate dal regime sovietico per edificare il nuovo modello di Stato e società fu la persecuzione della religione. Anche i cattolici furono oggetto di tale persecuzione e la gerarchia cattolica che il Vaticano aveva cercato di ripristinare nel corso degli anni Venti, divenne uno dei principali bersagli. Uno dei massimi esponenti di quella gerarchia fu il vescovo lettone Boļeslavs Sloskāns, amministratore apostolico di Mogilёv e Minsk – la più grande diocesi della Russia – dal 1926. Dopo aver fornito un inquadramento storico del periodo, focalizzandosi sulle relazioni tra S. Sede e Russia sovietica negli anni Venti, questo articolo, ampliando un lavoro già avviato, presenta le Memorie di prigionia del Vescovo, relativamente al periodo 1927-1933, scritte in francese e conservate nell’Archivio Vaticano. Dalle Memorie emergono la personalità e la statura morale di un vescovo che, pur sapendo che sarebbe stato perseguitato per questo, si rifiutò di lasciare la Russia per non abbandonare i suoi fedeli. Le Memorie sono però anche, dal punto di vista storico, una testimonianza viva che si aggiunge alla memorialistica prodotta dalle vittime delle persecuzioni in epoca staliniana, con la descrizione di tutto ciò di cui furono testimoni, delle continue e interminabili peregrinazioni tra una destinazione e l’altra, delle torture fisiche e morali subite, delle condizioni di vita estreme durante la detenzione, ai lavori forzati nel sistema Gulag e nell’esilio, sullo sfondo di una società costretta a trasformarsi anche in nome dell’ateismo di Stato.

Il vescovo lettone Boļeslavs Sloskāns tra prigionia, campi di detenzione e confino nella Russia sovietica. Dalle Memorie.

Pellegrino, Manuela
2021-01-01

Abstract

Una delle strategie individuate dal regime sovietico per edificare il nuovo modello di Stato e società fu la persecuzione della religione. Anche i cattolici furono oggetto di tale persecuzione e la gerarchia cattolica che il Vaticano aveva cercato di ripristinare nel corso degli anni Venti, divenne uno dei principali bersagli. Uno dei massimi esponenti di quella gerarchia fu il vescovo lettone Boļeslavs Sloskāns, amministratore apostolico di Mogilёv e Minsk – la più grande diocesi della Russia – dal 1926. Dopo aver fornito un inquadramento storico del periodo, focalizzandosi sulle relazioni tra S. Sede e Russia sovietica negli anni Venti, questo articolo, ampliando un lavoro già avviato, presenta le Memorie di prigionia del Vescovo, relativamente al periodo 1927-1933, scritte in francese e conservate nell’Archivio Vaticano. Dalle Memorie emergono la personalità e la statura morale di un vescovo che, pur sapendo che sarebbe stato perseguitato per questo, si rifiutò di lasciare la Russia per non abbandonare i suoi fedeli. Le Memorie sono però anche, dal punto di vista storico, una testimonianza viva che si aggiunge alla memorialistica prodotta dalle vittime delle persecuzioni in epoca staliniana, con la descrizione di tutto ciò di cui furono testimoni, delle continue e interminabili peregrinazioni tra una destinazione e l’altra, delle torture fisiche e morali subite, delle condizioni di vita estreme durante la detenzione, ai lavori forzati nel sistema Gulag e nell’esilio, sullo sfondo di una società costretta a trasformarsi anche in nome dell’ateismo di Stato.
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