Opera di Giovanni Giustiniani da Candia pubblicata nel 1553, la Risposta di Carmide ateniese a Tito Quinzio Fulvio è ispirata alla celebre novella decameroniana di Tito e Gisippo. È una dotta orazione con la quale il protagonista Carmide, padre della quindicenne Sofronia, rimprovera a Tito il raggiro della figliola eseguito con la complicità di Gisippo. Il discorso autoassolutorio pronunciato da Tito nel Decameron non trovava d’accordo Giustiniani. Letterato umanista fedele alla lezione degli antichi, fervente cattolico sensibile alla dottrina erasmiana, maestro di grammatica incline all’insegnamento morale, con la sua operetta egli intende piuttosto celebrare l’amicizia onesta, l’agire virtuoso, la sacralità del vincolo coniugale. Lo sfondo è quello dell’età a cavallo tra Riforma e Controriforma, con i sopraggiunti indirizzi censori culminati nella condanna all’Indice del capolavoro boccacciano e nel successivo ciclo di rassettature a debellarne la licenziosità.

Una nuova testimonianza in volgare della fortuna umanistica di Boccaccio (Decameron X, 8).

Andrea Scardicchio
2019-01-01

Abstract

Opera di Giovanni Giustiniani da Candia pubblicata nel 1553, la Risposta di Carmide ateniese a Tito Quinzio Fulvio è ispirata alla celebre novella decameroniana di Tito e Gisippo. È una dotta orazione con la quale il protagonista Carmide, padre della quindicenne Sofronia, rimprovera a Tito il raggiro della figliola eseguito con la complicità di Gisippo. Il discorso autoassolutorio pronunciato da Tito nel Decameron non trovava d’accordo Giustiniani. Letterato umanista fedele alla lezione degli antichi, fervente cattolico sensibile alla dottrina erasmiana, maestro di grammatica incline all’insegnamento morale, con la sua operetta egli intende piuttosto celebrare l’amicizia onesta, l’agire virtuoso, la sacralità del vincolo coniugale. Lo sfondo è quello dell’età a cavallo tra Riforma e Controriforma, con i sopraggiunti indirizzi censori culminati nella condanna all’Indice del capolavoro boccacciano e nel successivo ciclo di rassettature a debellarne la licenziosità.
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