Il saggio analizza gli interventi ecclesiastici nei casi di morte repentina e intestata, che, in alcuni Stati europei, a partire dal Medioevo e sino al XVIII secolo, venne regolata dalle autorità ecclesiastiche (soprattutto, vescovi, ma anche vicarii) con l'imposizione, secondo una consuetudine, «antica e immemorabile», dei testamenti cosiddetti in loco defuncti e supra corpus (in Francia e Spagna), dell'anima o ad pias causas (nel Regno di Napoli). In virtù di tale prassi, alcuni vescovi (ma anche vicarii e parroci) si attribuivano la facoltà di sostituirsi ai morti intestati (in loco defuncti) per disporre a loro discrezione di una parte della massa patrimoniale pro anima (messe di suffragio, esequie e sepoltura ecclesiastica) o ad pias causas (legati di culto e beneficenza). Una siffatta pratica veniva applicata, a livello diocesano e parrocchiale, talvolta, in presenza del cadavere (supra corpus), con il consenso degli eredi dei morti intestati, ovvero imposta con la minaccia della scomunica ai vivi e della negazione della sepoltura ecclesiastica ai cadaveri di coloro che erano deceduti senza aver fatto volontariamente, o senza aver potuto fare, per la morte improvvisa e inconfessa, alcuna disposizione a favore della Chiesa per assicurarsi i suffragi post mortem. La questione costituiva un problema assai delicato, che si ripercuoteva sia a livello comunitario (conflittualità per i morti intestati tra vescovi ed eredi, quest'ultimi, talvolta, sostenuti dai governanti locali), sia nella sfera dei rapporti diplomatici e giurisdizionali tra potere politico e potere ecclesiastico.

Morti senza testamento e pratiche ecclesiastiche d'antico regime. Un'indagine sul Regno di Napoli

Gaudioso F.
2018-01-01

Abstract

Il saggio analizza gli interventi ecclesiastici nei casi di morte repentina e intestata, che, in alcuni Stati europei, a partire dal Medioevo e sino al XVIII secolo, venne regolata dalle autorità ecclesiastiche (soprattutto, vescovi, ma anche vicarii) con l'imposizione, secondo una consuetudine, «antica e immemorabile», dei testamenti cosiddetti in loco defuncti e supra corpus (in Francia e Spagna), dell'anima o ad pias causas (nel Regno di Napoli). In virtù di tale prassi, alcuni vescovi (ma anche vicarii e parroci) si attribuivano la facoltà di sostituirsi ai morti intestati (in loco defuncti) per disporre a loro discrezione di una parte della massa patrimoniale pro anima (messe di suffragio, esequie e sepoltura ecclesiastica) o ad pias causas (legati di culto e beneficenza). Una siffatta pratica veniva applicata, a livello diocesano e parrocchiale, talvolta, in presenza del cadavere (supra corpus), con il consenso degli eredi dei morti intestati, ovvero imposta con la minaccia della scomunica ai vivi e della negazione della sepoltura ecclesiastica ai cadaveri di coloro che erano deceduti senza aver fatto volontariamente, o senza aver potuto fare, per la morte improvvisa e inconfessa, alcuna disposizione a favore della Chiesa per assicurarsi i suffragi post mortem. La questione costituiva un problema assai delicato, che si ripercuoteva sia a livello comunitario (conflittualità per i morti intestati tra vescovi ed eredi, quest'ultimi, talvolta, sostenuti dai governanti locali), sia nella sfera dei rapporti diplomatici e giurisdizionali tra potere politico e potere ecclesiastico.
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