Il saggio prende avvio dal concetto di "tradizioni inventate", coniato da W. J. Hobsbawm e T. O. Ranger nel 1983, con l'obiettivo di valutare quanto possa essere fuorviante una falsa rappresentazione delle storie nazionali. Il presente contributo tende innanzi tutto a dimostrare come questa categoria storiografica posso essere applicata al concetto di "Dieta mediterranea" introdotto nel 1952 dall'americano Ancel Keys. Secondo il celebre scienziato, la dieta mediterranea - fondata su una piramide alimentare composta di frutta, verdura, carboidrati, proteine naturali e olio extra vergine di oliva - sarebbe stata la principale causa della bassa incidenza di malattie cardiovascolari nel mezzogiorno d'Italia rispetto agli indici diffusi nei paesi dell'opulento Occidente. Tuttavia, sebbene l'intuizione di Ancel Keys fosse corretta sotto il profilo medico-clinico, l'operazione culturale posta in essere, funzionale alla diffusione di questa pratica alimentare attraverso la ricostruzione di un presunto stile di vita mediterraneo, si fondava su alcune premesse completamente errate. Il risultato di questo vero e proprio patchwork culturale era la descrizione di un mondo che non era mai esistito, giungendo così ad una tipica lettura orientalista di un contesto ritenuto esotico e di cui non si coglieva sino in fondo la profondità storica. L'esame della dichiarazione con cui nel 2010 l'UNESCO ha riconosciuto la dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell'umanità servirà a dimostrare come questa descrizione della realtà mediterranea piena di clichés e di stereotipi contribuisca in modo decisivo ad impedire un autonomo modello di sviluppo per le popolazioni coinvolte.

La dieta mediterranea: una nuova forma di orientalismo?

Alessandro Isoni
2015-01-01

Abstract

Il saggio prende avvio dal concetto di "tradizioni inventate", coniato da W. J. Hobsbawm e T. O. Ranger nel 1983, con l'obiettivo di valutare quanto possa essere fuorviante una falsa rappresentazione delle storie nazionali. Il presente contributo tende innanzi tutto a dimostrare come questa categoria storiografica posso essere applicata al concetto di "Dieta mediterranea" introdotto nel 1952 dall'americano Ancel Keys. Secondo il celebre scienziato, la dieta mediterranea - fondata su una piramide alimentare composta di frutta, verdura, carboidrati, proteine naturali e olio extra vergine di oliva - sarebbe stata la principale causa della bassa incidenza di malattie cardiovascolari nel mezzogiorno d'Italia rispetto agli indici diffusi nei paesi dell'opulento Occidente. Tuttavia, sebbene l'intuizione di Ancel Keys fosse corretta sotto il profilo medico-clinico, l'operazione culturale posta in essere, funzionale alla diffusione di questa pratica alimentare attraverso la ricostruzione di un presunto stile di vita mediterraneo, si fondava su alcune premesse completamente errate. Il risultato di questo vero e proprio patchwork culturale era la descrizione di un mondo che non era mai esistito, giungendo così ad una tipica lettura orientalista di un contesto ritenuto esotico e di cui non si coglieva sino in fondo la profondità storica. L'esame della dichiarazione con cui nel 2010 l'UNESCO ha riconosciuto la dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell'umanità servirà a dimostrare come questa descrizione della realtà mediterranea piena di clichés e di stereotipi contribuisca in modo decisivo ad impedire un autonomo modello di sviluppo per le popolazioni coinvolte.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/416465
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