Come ha rilevato Warren J. Samuels: “Ideas on the economic role of government have been a major source and a major part of the history of economic thought” (Samuels 2005, p. 393). Di conseguenza, la letteratura su tale tema è sconfinata. Il problema diventa ancora più serio se si tenta di incrociare la riflessione sul rapporto tra Stato ed economia, con quella – altrettanto ampia – relativa al dibattito sulla genesi e sui caratteri del “moderno capitalismo”. L’analisi del rapporto tra Stato ed economia nella fase che portò all’affermazione del modo di produzione capitalistico sembra non avere alcuna autonomia con riferimento all’analisi generale di tale tema. Esso viene interpretato come un aspetto non problematico della visione generale costruita in base ai canoni tardo-ottocenteschi , che accreditano l’idea della divaricazione tra Stato ed economia come un tratto generale del “moderno capitalismo”. Secondo tale visione, Stato e istituzioni svolgono nella genesi e nello sviluppo del capitalismo un ruolo marginale e, in qualche modo, “accidentale”, nel senso hegeliano del termine: “un’esistenza che non ha altro maggior valore di un possibile che può non essere allo stesso modo che è” (Hegel 1967, pp. 7-8). In questo contributo, non intendo riflettere sulla vexata quaestio relativa al ruolo dell’intervento pubblico in economia. Ciò su cui intendo richiamare l’attenzione è la scarsa rilevanza interpretativa di questa contrapposizione, specie con riferimento alla nascita del “moderno capitalismo”. Pur non sottovalutando il ruolo del mercato e la “spontaneità” di molti dei fenomeni, che hanno caratterizzato la fase della prima Rivoluzione Industriale, mi sembra utile porre almeno due questioni: 1. le ragioni per cui Smith e gli altri teorici dell’Illuminismo hanno incentrato il loro modello esplicativo sul ruolo del mercato e degli individui; 2. le ragioni per cui Stato e istituzioni politiche non sono oggetto di una riflessione comparabile con quella attribuita al mercato e ai processi di individualizzazione della società dei loro tempi.

Stato ed economia nella riflessione sulla genesi e i caratteri del 'moderno capitalismo':prodromi di una rilettura

HOUBEN, Hubert;MASSARO, Carmela;SOMAINI, Francesco;GIOIA, Vitantonio;MARTUCCI, ROBERTO;PASIMENI, Carmelo;GAUDIOSO, Francesco
2016-01-01

Abstract

Come ha rilevato Warren J. Samuels: “Ideas on the economic role of government have been a major source and a major part of the history of economic thought” (Samuels 2005, p. 393). Di conseguenza, la letteratura su tale tema è sconfinata. Il problema diventa ancora più serio se si tenta di incrociare la riflessione sul rapporto tra Stato ed economia, con quella – altrettanto ampia – relativa al dibattito sulla genesi e sui caratteri del “moderno capitalismo”. L’analisi del rapporto tra Stato ed economia nella fase che portò all’affermazione del modo di produzione capitalistico sembra non avere alcuna autonomia con riferimento all’analisi generale di tale tema. Esso viene interpretato come un aspetto non problematico della visione generale costruita in base ai canoni tardo-ottocenteschi , che accreditano l’idea della divaricazione tra Stato ed economia come un tratto generale del “moderno capitalismo”. Secondo tale visione, Stato e istituzioni svolgono nella genesi e nello sviluppo del capitalismo un ruolo marginale e, in qualche modo, “accidentale”, nel senso hegeliano del termine: “un’esistenza che non ha altro maggior valore di un possibile che può non essere allo stesso modo che è” (Hegel 1967, pp. 7-8). In questo contributo, non intendo riflettere sulla vexata quaestio relativa al ruolo dell’intervento pubblico in economia. Ciò su cui intendo richiamare l’attenzione è la scarsa rilevanza interpretativa di questa contrapposizione, specie con riferimento alla nascita del “moderno capitalismo”. Pur non sottovalutando il ruolo del mercato e la “spontaneità” di molti dei fenomeni, che hanno caratterizzato la fase della prima Rivoluzione Industriale, mi sembra utile porre almeno due questioni: 1. le ragioni per cui Smith e gli altri teorici dell’Illuminismo hanno incentrato il loro modello esplicativo sul ruolo del mercato e degli individui; 2. le ragioni per cui Stato e istituzioni politiche non sono oggetto di una riflessione comparabile con quella attribuita al mercato e ai processi di individualizzazione della società dei loro tempi.
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