Se la nostra capacità di comprendere gli altri, oltre noi stessi, fosse fondata solo su un atteggiamento personalistico, allora non ci si sognerebbe mai di dire, se non in circostanze eccezionali, che, per esempio, “si è determinati (o, ancora peggio: causati) ad agire”; se, invece, si indulgesse verso un’attitudine o modo di vedere naturalistico, allora questo enunciato non suonerebbe “strano”. Nelle nozioni dunque di “motivazione”, “azione”, “causa”, oggetto d’analisi in questo saggio, albergano difficoltà teoretiche tanto più rilevanti quanto più si cerca di “far quadrare” ambiti d’indagine e regioni ontologiche differenti. Con quale prospettiva poi? Di armonizzarli mediante implausibili “riduzioni”? Appellan- dosi ai dispositivi tecnico-concettuali offertici dalle varie teorie della soprav- venienza oggi in voga? Di fissarli in inconciliabili opposti? Oppure, magari, di leggerli alla luce di una storia genetica che, al tempo stesso, li leghi (ontologica- mente) e li separi (epistemologicamente)? Il seguito di questo saggio cercherà di dare una risposta, anche se non risolutiva, alle domande di cui sopra, mantenen- dosi in una prospettiva che oggi si definirebbe “inflazionistica”, ovvero aperta al contributo che l’analisi di ogni livello di organizzazione del reale può apportare alla “comprensione” della complessità strutturale dello stesso .

Motivazioni e cause. Una lettura fenomenologica

RIZZO, Giorgio
2014-01-01

Abstract

Se la nostra capacità di comprendere gli altri, oltre noi stessi, fosse fondata solo su un atteggiamento personalistico, allora non ci si sognerebbe mai di dire, se non in circostanze eccezionali, che, per esempio, “si è determinati (o, ancora peggio: causati) ad agire”; se, invece, si indulgesse verso un’attitudine o modo di vedere naturalistico, allora questo enunciato non suonerebbe “strano”. Nelle nozioni dunque di “motivazione”, “azione”, “causa”, oggetto d’analisi in questo saggio, albergano difficoltà teoretiche tanto più rilevanti quanto più si cerca di “far quadrare” ambiti d’indagine e regioni ontologiche differenti. Con quale prospettiva poi? Di armonizzarli mediante implausibili “riduzioni”? Appellan- dosi ai dispositivi tecnico-concettuali offertici dalle varie teorie della soprav- venienza oggi in voga? Di fissarli in inconciliabili opposti? Oppure, magari, di leggerli alla luce di una storia genetica che, al tempo stesso, li leghi (ontologica- mente) e li separi (epistemologicamente)? Il seguito di questo saggio cercherà di dare una risposta, anche se non risolutiva, alle domande di cui sopra, mantenen- dosi in una prospettiva che oggi si definirebbe “inflazionistica”, ovvero aperta al contributo che l’analisi di ogni livello di organizzazione del reale può apportare alla “comprensione” della complessità strutturale dello stesso .
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/394829
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