L'Orto Botanico dell'Università del Salento da anni attua sul territorio interventi di rinaturazione e restauro ambientale in aree naturali e seminaturali locali dove sempre maggiore è la minaccia di erosione della biodiversità. La presenza di tartufaie naturali nel Salento rappresenta un elemento importante nella realizzazione di corridoi ecologici con specie strutturanti previamente micorrizate, vista la maggior resistenza e vigoria che il rapporto simbiotico offre alle piante e quindi alla riuscita dell'intervento stesso. In fase preliminare è stata studiata la distribuzione e l'ecologia degli ipogei più rappresentativi del territorio, Tuber aestivum Vittad. e Tuber aestivum Vittad.: quest'ultimo, particolarmente diffuso nell'area salentina. I primi risultati hanno confermato che le tartufaie naturali corrispondono sia a formazioni vegetali ben consolidate, quali boschi di leccio (Quercus ilex L.), sia a formazioni di recente costituzione come i rimboschimenti a pino d'Aleppo (Pinus halepensis Miller) ed i boschi misti delle due specie. In particolare, attraverso la caratterizzazione morfologica e molecolare dei corpi fruttiferi, T. borchii è stato identificato in presenza di Q. ilex e P. halepensis rispettivamente nel 31 % e nel 38% dei siti di campionamento, mentre T. aestivum è stato identificato prevalentemente in presenza di Q. ilex (48% dei siti di campionamento); inoltre T. borchii sembra essere più diffuso di T. aestivum (rispettivamente 7% e 3% dei siti) nei boschi misti considerati. Giovani piante di specie vegetali strutturanti propagate in serra per via generativa sono state micorrizate con tartufi salentini: risultati più soddisfacenti sono stati registrati nelle prove di inoculo di Q.ilex con T. aestivum. Questi risultati rivelano che i tartufi, in passato largamente ignorati, sono una componente comune e importante dell'area studiata; la loro distribuzione e gli aspetti floristico-vegetazionali possono dare informazioni utili per la ricostruzione delle aree degradate.

Tuber spp.: a new sustainability resource in southern Italy

NUTRICATI, Eliana;SABELLA, ERIKA;ACCOGLI, Rita Annunziata
2010-01-01

Abstract

L'Orto Botanico dell'Università del Salento da anni attua sul territorio interventi di rinaturazione e restauro ambientale in aree naturali e seminaturali locali dove sempre maggiore è la minaccia di erosione della biodiversità. La presenza di tartufaie naturali nel Salento rappresenta un elemento importante nella realizzazione di corridoi ecologici con specie strutturanti previamente micorrizate, vista la maggior resistenza e vigoria che il rapporto simbiotico offre alle piante e quindi alla riuscita dell'intervento stesso. In fase preliminare è stata studiata la distribuzione e l'ecologia degli ipogei più rappresentativi del territorio, Tuber aestivum Vittad. e Tuber aestivum Vittad.: quest'ultimo, particolarmente diffuso nell'area salentina. I primi risultati hanno confermato che le tartufaie naturali corrispondono sia a formazioni vegetali ben consolidate, quali boschi di leccio (Quercus ilex L.), sia a formazioni di recente costituzione come i rimboschimenti a pino d'Aleppo (Pinus halepensis Miller) ed i boschi misti delle due specie. In particolare, attraverso la caratterizzazione morfologica e molecolare dei corpi fruttiferi, T. borchii è stato identificato in presenza di Q. ilex e P. halepensis rispettivamente nel 31 % e nel 38% dei siti di campionamento, mentre T. aestivum è stato identificato prevalentemente in presenza di Q. ilex (48% dei siti di campionamento); inoltre T. borchii sembra essere più diffuso di T. aestivum (rispettivamente 7% e 3% dei siti) nei boschi misti considerati. Giovani piante di specie vegetali strutturanti propagate in serra per via generativa sono state micorrizate con tartufi salentini: risultati più soddisfacenti sono stati registrati nelle prove di inoculo di Q.ilex con T. aestivum. Questi risultati rivelano che i tartufi, in passato largamente ignorati, sono una componente comune e importante dell'area studiata; la loro distribuzione e gli aspetti floristico-vegetazionali possono dare informazioni utili per la ricostruzione delle aree degradate.
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