L’articolo è una nota critica sul convegno che si è tenuto a Vibo Valentia dal 2 al 4 ottobre 2008 nel quadro delle iniziative promosse dal Comitato Nazionale per il Bicentenario del Decennio francese (1806-2006) dal titolo Ordine e disordine: amministrazione e mondo militare nel Decennio francese. Con la fine della società di antico regime, fondata sui privilegi dei ceti aristocratico-nobiliari, lentamente si enuclea dal caos, imposto dalla guerra civile francese, un nuovo ordine. L’esperienza napoleonica va, dunque, analizzata non come una fase di passaggio ma come un momento di sperimentazione in cui l’ordine ed il disordine convivono e definiscono quella società nei suoi aspetti intrinseci che si vanno affermando nel campo amministrativo, dell’organizzazione militare, religiosa ed economica. In questo contesto per Napoleone il Regno di Napoli assume una funzione strategica estremamente importante in virtù della sua posizione al centro del Mediterraneo e costituisce un avamposto prezioso per sferrare un attacco nell’Oriente ottomano ed in quello inglese. Questo ruolo determina una brusca accelerazione dei processi di modernizzazione dell’intera società napoletana ma al tempo stesso fa emergere forme di resistenza verso quelle innovazioni. L’abolizione della feudalità ed i provvedimenti per la repressione del brigantaggio assumono un valore emblematico di una realtà meridionale che “non riuscì a concretizzare il cambiamento perché l’elaborazione intellettuale era andata troppo avanti”: infatti “l’eccessiva modernità generò arretratezza”.

Ordine e disordine: amministrazione e mondo militare nel Decennio francese (Vibo Valentia, 2-4 ottobre 2008)

BARBAGALLO, Salvatore
2010-01-01

Abstract

L’articolo è una nota critica sul convegno che si è tenuto a Vibo Valentia dal 2 al 4 ottobre 2008 nel quadro delle iniziative promosse dal Comitato Nazionale per il Bicentenario del Decennio francese (1806-2006) dal titolo Ordine e disordine: amministrazione e mondo militare nel Decennio francese. Con la fine della società di antico regime, fondata sui privilegi dei ceti aristocratico-nobiliari, lentamente si enuclea dal caos, imposto dalla guerra civile francese, un nuovo ordine. L’esperienza napoleonica va, dunque, analizzata non come una fase di passaggio ma come un momento di sperimentazione in cui l’ordine ed il disordine convivono e definiscono quella società nei suoi aspetti intrinseci che si vanno affermando nel campo amministrativo, dell’organizzazione militare, religiosa ed economica. In questo contesto per Napoleone il Regno di Napoli assume una funzione strategica estremamente importante in virtù della sua posizione al centro del Mediterraneo e costituisce un avamposto prezioso per sferrare un attacco nell’Oriente ottomano ed in quello inglese. Questo ruolo determina una brusca accelerazione dei processi di modernizzazione dell’intera società napoletana ma al tempo stesso fa emergere forme di resistenza verso quelle innovazioni. L’abolizione della feudalità ed i provvedimenti per la repressione del brigantaggio assumono un valore emblematico di una realtà meridionale che “non riuscì a concretizzare il cambiamento perché l’elaborazione intellettuale era andata troppo avanti”: infatti “l’eccessiva modernità generò arretratezza”.
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