Verona è città dantesca non solo per la generosa ospitalità che per prima offrí al poeta esule, ma anche perché nella seconda metà del Settecento, fu uno dei centri propulsori della rinascita degli studi su Dante e la sua opera. Qui fiorirono e operarono, in questo periodo, filologi come Giovanni Jacopo Dionisi, Bartolomeo Perazzini e Giuseppe Torelli; eruditi e polemisti come Scipione Maffei, Girolamo Pompei, Agostino e Verardo Zeviani, Domenico Gottardo, Giovan Battista Martinelli; critici e chiosatori come Filippo Rosa Morando. Ed è appunto in questo ambiente, cosí acceso di rinnovato fervore di studi su Dante, che maturarono anche gli interessi danteschi dell’abate Antonio Cesari, autore di tre volumi di dialoghi sulle Bellezze della ‘Commedia’ di Dante Alighieri (1824-’26), che rappresenta uno dei primi commenti integrali alla Commedia, pubblicati in epoca moderna. Poiché il saggio illustra il lavoro preparatorio dell’edizione critica delle Bellezze nell’ambito dell’«Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi», si articola in tre paragrafi: 1. La genesi dell’opera; 2. Forma e contenuti delle Bellezze della ‘Commedia’ di Dante Alighieri; 3. L’edizione. 1. La genesi dell’opera L’avventura dantesca del Cesari incominciò molto prima della composizione delle Bellezze, che infatti fu preceduta da una lunga preparazione esegetica e critica. La piú antica attestazione dell’attenzione da lui prestata a problemi danteschi risale al 1793, quando, in una lettera a Clemente Vannetti, si soffermò sulla spiegazione di Inf., VII 9. E sempre in alcune lettere, poi raccolte dal Guidetti nella sezione Per l’interpretazione di Dante del volume VII delle Opere minori del Cesari, lo studioso veronese affidò alcune idee critiche su singoli passi della Commedia, prima di inserirli, opportunamente rielaborati, nelle Bellezze. Ma fu soprattutto la collaborazione con il «Giornale sulle lettere e scienze delle provincie venete» a offrirgli l’occasione per incominciare a delineare il progetto di un commento integrale alla Commedia, che naturalmente richiedeva spazi ben diversi da quelli garantiti da una rivista, come aveva avuto modo di verificare pubblicandovi il Proemio e il Dialogo primo. Dal 1821 lavorò alacremente per dare una finalizzazione autonoma a questo progetto e, tra il 1824 e il 1826, preceduti da altrettanti Manifesti agli amici di Dante, pubblicè i tre volumi di commento dialogico alla Commedia. 2. Forma e contenuti delle Bellezze della ‘Commedia’ di Dante Alighieri Le Bellezze sono costituite da trentaquattro dialoghi (undici per l’Inferno e il purgatorio, dodici per il Paradiso), corrispondenti ad altrettante giornate, ciascuna delle quali è dedicata alla lettura e al commento di almeno tre canti. La fine della giornata e del dialogo non sempre coincide con quella del canto. Una pausa di quindici giorni serve alla brigata di tre gentiluomini veronesi (Giuseppe Torelle, Agostino Zeviani e Filippo Rosa Morando, ai quali, dal Purgatorio, si aggiungerà Girolamo Pompei) per ritemprarsi dalle fatiche della prima cantica, di dodici per prepararsi a quelle del Paradiso. Al contrario di quanto lascerebbe pensare l’esplicita indicazione di Platone e di Cicerone come modelli letterari, nei dialoghi cesariani non c’è il drammatico confronto di posizioni diverse, ma lo sviluppo di una conversazione lineare e concorde. Il commento si risolve perciò in piú o meno lunghe spiegazioni affidate a turno ai vari interlocutori. Sul piano dei contenuti, le Bellezze si presentano come un commento programmaticamente spoglio di problemi: scevro, cioè, dalle preoccupazioni di addentrarsi nelle questioni piú intricate della poesia dantesca. L’interesse di Cesari è essenzialmente rivolto agli aspetti linguistici della Commedia, per cui le osservazioni contenute nei dialoghi singole parole, espressioni o interi versi, di cui vengono fornite le spiegazioni letterali, qualche volta appoggiandosi all’autorità della Crusca. Ma al di là della precisione e dell’acutezza delle osservazioni linguistiche, i risultati criticamente piú rilevanti ai quali approda il Cesari sono quelli di avere compreso e affermato l’unità poetica della Commedia e di avere còlto la natura dello stile dantesco nell’unità di idee e lingua: un dato, quest’ultimo, ricavato soprattutto dall’indagine sistematica e guidata da un intuito fine e penetrante della corrispondenza tra parole e immagini. 3. L’edizione Le Bellezze del Cesari sono pervenute in due edizioni: quella veronese del 1824-’26, direttamente seguita e controllata dall’autore, e quella napoletana del 1826-’27. Dell’opera si conserva anche l’autografo nel ms. Ashburnam 1373 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Di tutti i testimoni si dà qui la descrizione. Sulla base di questa situazione testuale, la moderna ecdotica delle Bellezze non può che consistere nella riproduzione dell’edizione veronese, alla quale l’autore ha affidato la sua ultima volontà, riservando al manoscritto – come sempre in questi casi – una puntuale quanto inevitabile funzione di controllo. I criteri editoriali saranno, ovviamente, quelli fissati dalla Commissione Scientifica deil’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi.

Per l'edizione delle Bellezze della 'Commedia' di Antonio Cesari

MARZO, Antonio
2002-01-01

Abstract

Verona è città dantesca non solo per la generosa ospitalità che per prima offrí al poeta esule, ma anche perché nella seconda metà del Settecento, fu uno dei centri propulsori della rinascita degli studi su Dante e la sua opera. Qui fiorirono e operarono, in questo periodo, filologi come Giovanni Jacopo Dionisi, Bartolomeo Perazzini e Giuseppe Torelli; eruditi e polemisti come Scipione Maffei, Girolamo Pompei, Agostino e Verardo Zeviani, Domenico Gottardo, Giovan Battista Martinelli; critici e chiosatori come Filippo Rosa Morando. Ed è appunto in questo ambiente, cosí acceso di rinnovato fervore di studi su Dante, che maturarono anche gli interessi danteschi dell’abate Antonio Cesari, autore di tre volumi di dialoghi sulle Bellezze della ‘Commedia’ di Dante Alighieri (1824-’26), che rappresenta uno dei primi commenti integrali alla Commedia, pubblicati in epoca moderna. Poiché il saggio illustra il lavoro preparatorio dell’edizione critica delle Bellezze nell’ambito dell’«Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi», si articola in tre paragrafi: 1. La genesi dell’opera; 2. Forma e contenuti delle Bellezze della ‘Commedia’ di Dante Alighieri; 3. L’edizione. 1. La genesi dell’opera L’avventura dantesca del Cesari incominciò molto prima della composizione delle Bellezze, che infatti fu preceduta da una lunga preparazione esegetica e critica. La piú antica attestazione dell’attenzione da lui prestata a problemi danteschi risale al 1793, quando, in una lettera a Clemente Vannetti, si soffermò sulla spiegazione di Inf., VII 9. E sempre in alcune lettere, poi raccolte dal Guidetti nella sezione Per l’interpretazione di Dante del volume VII delle Opere minori del Cesari, lo studioso veronese affidò alcune idee critiche su singoli passi della Commedia, prima di inserirli, opportunamente rielaborati, nelle Bellezze. Ma fu soprattutto la collaborazione con il «Giornale sulle lettere e scienze delle provincie venete» a offrirgli l’occasione per incominciare a delineare il progetto di un commento integrale alla Commedia, che naturalmente richiedeva spazi ben diversi da quelli garantiti da una rivista, come aveva avuto modo di verificare pubblicandovi il Proemio e il Dialogo primo. Dal 1821 lavorò alacremente per dare una finalizzazione autonoma a questo progetto e, tra il 1824 e il 1826, preceduti da altrettanti Manifesti agli amici di Dante, pubblicè i tre volumi di commento dialogico alla Commedia. 2. Forma e contenuti delle Bellezze della ‘Commedia’ di Dante Alighieri Le Bellezze sono costituite da trentaquattro dialoghi (undici per l’Inferno e il purgatorio, dodici per il Paradiso), corrispondenti ad altrettante giornate, ciascuna delle quali è dedicata alla lettura e al commento di almeno tre canti. La fine della giornata e del dialogo non sempre coincide con quella del canto. Una pausa di quindici giorni serve alla brigata di tre gentiluomini veronesi (Giuseppe Torelle, Agostino Zeviani e Filippo Rosa Morando, ai quali, dal Purgatorio, si aggiungerà Girolamo Pompei) per ritemprarsi dalle fatiche della prima cantica, di dodici per prepararsi a quelle del Paradiso. Al contrario di quanto lascerebbe pensare l’esplicita indicazione di Platone e di Cicerone come modelli letterari, nei dialoghi cesariani non c’è il drammatico confronto di posizioni diverse, ma lo sviluppo di una conversazione lineare e concorde. Il commento si risolve perciò in piú o meno lunghe spiegazioni affidate a turno ai vari interlocutori. Sul piano dei contenuti, le Bellezze si presentano come un commento programmaticamente spoglio di problemi: scevro, cioè, dalle preoccupazioni di addentrarsi nelle questioni piú intricate della poesia dantesca. L’interesse di Cesari è essenzialmente rivolto agli aspetti linguistici della Commedia, per cui le osservazioni contenute nei dialoghi singole parole, espressioni o interi versi, di cui vengono fornite le spiegazioni letterali, qualche volta appoggiandosi all’autorità della Crusca. Ma al di là della precisione e dell’acutezza delle osservazioni linguistiche, i risultati criticamente piú rilevanti ai quali approda il Cesari sono quelli di avere compreso e affermato l’unità poetica della Commedia e di avere còlto la natura dello stile dantesco nell’unità di idee e lingua: un dato, quest’ultimo, ricavato soprattutto dall’indagine sistematica e guidata da un intuito fine e penetrante della corrispondenza tra parole e immagini. 3. L’edizione Le Bellezze del Cesari sono pervenute in due edizioni: quella veronese del 1824-’26, direttamente seguita e controllata dall’autore, e quella napoletana del 1826-’27. Dell’opera si conserva anche l’autografo nel ms. Ashburnam 1373 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Di tutti i testimoni si dà qui la descrizione. Sulla base di questa situazione testuale, la moderna ecdotica delle Bellezze non può che consistere nella riproduzione dell’edizione veronese, alla quale l’autore ha affidato la sua ultima volontà, riservando al manoscritto – come sempre in questi casi – una puntuale quanto inevitabile funzione di controllo. I criteri editoriali saranno, ovviamente, quelli fissati dalla Commissione Scientifica deil’Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi.
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