La quinta elegia del primo libro degli Amores ovidiani con la descrizione di Corinna nuda è il modello riconosciuto del topos retorico della descriptio pulchritudinis, presente in CB 83, composto proabilmente da Pietro di Blois. Salta, tuttavia, subito agli occhi una sostanziale differenza “qualitativa” fra le due situazioni. Nel carme medievale, dopo la strofa introduttiva e l’ambientazione nella stagione invernale, il poeta appare immerso in un’atmosfera estatica e profondamente coinvolto dall’esperienza personale; nell’elegia ovidiana, invece, diventa prevalente l’aspetto narrativo e il poeta definisce subito nel primo distico lo spazio e il tempo della narrazione senza alludere assolutamente all’imminente convegno d’amore, dal momento che il letto viene ricordato solo come il posto dove il poeta riposerà le sue stanche membra. La felicità del poeta medievale, invece, trova riscontro nella terza strofa proprio nella stanza da letto, dove egli si intrattiene con la donna amata, e il letto diventa il posto dove Flora appare nuda in tutta la sua splendida bellezza. La descrizione delle doti fisiche della donna amata rivela un tono accorato e passionale in linea con i sentimenti e le emozioni dell’innamorato, che non si limita alla contemplazione estatica di Flora, ma che, attratto dalla sua sensualità, non può trattenere i sensi accarezzandole sapientemente il seno fino a sfiorare con delicatezza e quasi furtivamente il basso ventre, che lascia trasparire tutta la sua emozione e la sua eccitazione specialmente nella ‘iunctura’ tactu leviore.

Memoria poetica e amore sensuale in CB 83

TUZZO, Sabina
2009-01-01

Abstract

La quinta elegia del primo libro degli Amores ovidiani con la descrizione di Corinna nuda è il modello riconosciuto del topos retorico della descriptio pulchritudinis, presente in CB 83, composto proabilmente da Pietro di Blois. Salta, tuttavia, subito agli occhi una sostanziale differenza “qualitativa” fra le due situazioni. Nel carme medievale, dopo la strofa introduttiva e l’ambientazione nella stagione invernale, il poeta appare immerso in un’atmosfera estatica e profondamente coinvolto dall’esperienza personale; nell’elegia ovidiana, invece, diventa prevalente l’aspetto narrativo e il poeta definisce subito nel primo distico lo spazio e il tempo della narrazione senza alludere assolutamente all’imminente convegno d’amore, dal momento che il letto viene ricordato solo come il posto dove il poeta riposerà le sue stanche membra. La felicità del poeta medievale, invece, trova riscontro nella terza strofa proprio nella stanza da letto, dove egli si intrattiene con la donna amata, e il letto diventa il posto dove Flora appare nuda in tutta la sua splendida bellezza. La descrizione delle doti fisiche della donna amata rivela un tono accorato e passionale in linea con i sentimenti e le emozioni dell’innamorato, che non si limita alla contemplazione estatica di Flora, ma che, attratto dalla sua sensualità, non può trattenere i sensi accarezzandole sapientemente il seno fino a sfiorare con delicatezza e quasi furtivamente il basso ventre, che lascia trasparire tutta la sua emozione e la sua eccitazione specialmente nella ‘iunctura’ tactu leviore.
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