Il saggio ricostruisce le complesse questioni conflittuali e giuridico-religiose legate alla prassi dei cosiddetti testamenti dell'anima, disposti, per consuetudine «antica e immemorabile» (riscontrata anche in altri Stati italiani e in Francia, Inghilterra, Spagna) e in maniera abusiva, dall'episcopato del Regno di Napoli che, nell'esercizio di un preteso ius testandi, imponeva un prelievo forzoso sui beni di coloro che erano morti senza aver fatto alcuna disposizione testamentaria, negando, in caso di resistenza da parte degli eredi, la celebrazione delle messe di suffragio e, in alcuni casi, la sepoltura ecclesiastica ai corpi dei defunti. Nonostante il comportamento dell'episcopato del Regno fosse stato già al centro di un'inchiesta promossa nel 1580 dalla Segreteria di Stato di Roma, l'imposizione di tale forma testamentaria scatenerà, anche durante il XVII secolo, un'aspra conflittualità sul piano giurisdizionale tra le autorità vicereali e alcuni vescovi, con una serie di vertenze tra quest'ultimi e gli eredi dei morti ab intestato, talvolta sostenuti, nella difesa degli interessi legittimi, dai governanti locali.

Tra consuetudine e abusi.Testamenti dell'anima e conflitti giurisdizionali nel Regno di Napoli (secolo XVII)

GAUDIOSO, Francesco
2011-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce le complesse questioni conflittuali e giuridico-religiose legate alla prassi dei cosiddetti testamenti dell'anima, disposti, per consuetudine «antica e immemorabile» (riscontrata anche in altri Stati italiani e in Francia, Inghilterra, Spagna) e in maniera abusiva, dall'episcopato del Regno di Napoli che, nell'esercizio di un preteso ius testandi, imponeva un prelievo forzoso sui beni di coloro che erano morti senza aver fatto alcuna disposizione testamentaria, negando, in caso di resistenza da parte degli eredi, la celebrazione delle messe di suffragio e, in alcuni casi, la sepoltura ecclesiastica ai corpi dei defunti. Nonostante il comportamento dell'episcopato del Regno fosse stato già al centro di un'inchiesta promossa nel 1580 dalla Segreteria di Stato di Roma, l'imposizione di tale forma testamentaria scatenerà, anche durante il XVII secolo, un'aspra conflittualità sul piano giurisdizionale tra le autorità vicereali e alcuni vescovi, con una serie di vertenze tra quest'ultimi e gli eredi dei morti ab intestato, talvolta sostenuti, nella difesa degli interessi legittimi, dai governanti locali.
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