Secondo il filosofo americano Wilfrid Sellars, vi sono due modi per spiegare fatti della forma "x appare rosso": l‟introduzione delle impressioni e delle esperienze immediate come entità teoriche; la scoperta, una volta che alcune situazioni siano state indagate accuratamente, che queste presentino, come loro componenti, impressioni o esperienze immediate. Se la prima alternativa può sembrare paradossale, la seconda invece, nella misura in cui introduce il Mito del Dato, l‟idea cioè che il nostro sapere si fondi su esperienze immediate non inferenziali, può essere ritenuta insoddisfacente. Come possono infatti essere descritte queste esperienze se non facendo uso di termini quali “verde”, “quadrato” il cui ambito di impiego è riservato agli oggetti fisici? Sembra quasi che l‟unica caratterizzazione possibile delle impressioni sia quella che si configura come una descrizione definita, ovvero «come il tipo di entità» comune ad esperienze quali: - vedere che un certo oggetto laggiù è verde; - l‟apparire a qualcuno che un certo oggetto laggiù è verde; - l‟apparire a qualcuno come se vi fosse un certo oggetto verde laggiù. Tutto ciò tuttavia ci porta a considerare il linguaggio delle impressioni come una sorta di «espediente notazionale» (notational convenience), un vero e proprio codice. Sellars ci dice come affrontare queste problematiche dal punto di vista metodologico: abbandonando l'idea che anche i concetti più semplici (quelli, per esempio, di colore) siano in qualche senso innati. Ogni concetto infatti è «il frutto di un lungo processo di risposte pubblicamente rinforzate a oggetti pubblici (incluse le esecuzioni verbali) in situazioni pubbliche». Da questo punto di vista il discorso sulle impressioni o sensazioni appare alquanto più problematico, visto che è quasi paradossale venire a conoscenza di cose o eventi che non sono pubblici. A ciò si aggiunga il fatto che la relazione tra concetto e cosa particolare osservata non è di dipendenza funzionale del primo rispetto alla seconda. Infatti, appare chiaro che non possiamo spiegare come si giunga a possedere il concetto di una certa cosa facendo riferimento al fatto che una cosa di quel genere è stata osservata, perché avere la possibilità di osservare un certo genere di cosa è già possedere il concetto di quel genere di cosa.

La filosofia della mente di Wilfrid Sellars

RIZZO, Giorgio
2011-01-01

Abstract

Secondo il filosofo americano Wilfrid Sellars, vi sono due modi per spiegare fatti della forma "x appare rosso": l‟introduzione delle impressioni e delle esperienze immediate come entità teoriche; la scoperta, una volta che alcune situazioni siano state indagate accuratamente, che queste presentino, come loro componenti, impressioni o esperienze immediate. Se la prima alternativa può sembrare paradossale, la seconda invece, nella misura in cui introduce il Mito del Dato, l‟idea cioè che il nostro sapere si fondi su esperienze immediate non inferenziali, può essere ritenuta insoddisfacente. Come possono infatti essere descritte queste esperienze se non facendo uso di termini quali “verde”, “quadrato” il cui ambito di impiego è riservato agli oggetti fisici? Sembra quasi che l‟unica caratterizzazione possibile delle impressioni sia quella che si configura come una descrizione definita, ovvero «come il tipo di entità» comune ad esperienze quali: - vedere che un certo oggetto laggiù è verde; - l‟apparire a qualcuno che un certo oggetto laggiù è verde; - l‟apparire a qualcuno come se vi fosse un certo oggetto verde laggiù. Tutto ciò tuttavia ci porta a considerare il linguaggio delle impressioni come una sorta di «espediente notazionale» (notational convenience), un vero e proprio codice. Sellars ci dice come affrontare queste problematiche dal punto di vista metodologico: abbandonando l'idea che anche i concetti più semplici (quelli, per esempio, di colore) siano in qualche senso innati. Ogni concetto infatti è «il frutto di un lungo processo di risposte pubblicamente rinforzate a oggetti pubblici (incluse le esecuzioni verbali) in situazioni pubbliche». Da questo punto di vista il discorso sulle impressioni o sensazioni appare alquanto più problematico, visto che è quasi paradossale venire a conoscenza di cose o eventi che non sono pubblici. A ciò si aggiunga il fatto che la relazione tra concetto e cosa particolare osservata non è di dipendenza funzionale del primo rispetto alla seconda. Infatti, appare chiaro che non possiamo spiegare come si giunga a possedere il concetto di una certa cosa facendo riferimento al fatto che una cosa di quel genere è stata osservata, perché avere la possibilità di osservare un certo genere di cosa è già possedere il concetto di quel genere di cosa.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/361978
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