Per costruire una proposta di educazione alla convivenza civile in Europa, non possiamo ignorare che da un lato le transizioni dovute al progresso tecnico ed economico ed alla globalizzazione dei mercati e, dall’altro, le migrazioni di massa provenienti dalle aree del sottosviluppo, mettono in crisi nei cittadini il rapporto fra identità ed appartenenza. Di conseguenza r4isulta necessario considerare la questione dell’educazione alla convivenza civile almeno a tre livelli: quello interno alle singole nazioni, quello pertinente alla Unione europea, quello inerente alla dimensione globale della convivenza. Nel panorama contemporaneo, continuare a collocare in contrapposizione l’Oriente e l’Occidente diventa sempre più difficile; l’analisi delle antinomie culturali, in prospettiva pedagogica ed interculturale, conduce a considerare, pur nel rispetto delle differenze, quel che unisce e non ciò che divide. Nell’eterogeneità e nella pluralità delle vie allo sviluppo occorre distinguere luoghi geografici da civiltà umane e non trasformare gli opposti concettuali in stereotipi e antinomie che coinvolgono la cultura e l’educazione. Il saggio prende in esame le antinomie culturali (es: radicamento e nomadismo; lentezza e velocità), sociali e pedagogiche che incidono sull’educazione della persona nei diversi contesti culturali ed elabora una proposta pedagogica per la destrutturazione di antinomie quali potere e servizio; competenza e sapienza; dipendenza e autonomia nella gestione delle esperienze di educazione alla convivenza civile e democratica; propone quindi strumenti concettuali flessibili per superare profili monoculturali di educazione civica nazionale.

Oriente e occidente: antinomie culturali ed educazione alla convivenza

PERUCCA, Angela
2008-01-01

Abstract

Per costruire una proposta di educazione alla convivenza civile in Europa, non possiamo ignorare che da un lato le transizioni dovute al progresso tecnico ed economico ed alla globalizzazione dei mercati e, dall’altro, le migrazioni di massa provenienti dalle aree del sottosviluppo, mettono in crisi nei cittadini il rapporto fra identità ed appartenenza. Di conseguenza r4isulta necessario considerare la questione dell’educazione alla convivenza civile almeno a tre livelli: quello interno alle singole nazioni, quello pertinente alla Unione europea, quello inerente alla dimensione globale della convivenza. Nel panorama contemporaneo, continuare a collocare in contrapposizione l’Oriente e l’Occidente diventa sempre più difficile; l’analisi delle antinomie culturali, in prospettiva pedagogica ed interculturale, conduce a considerare, pur nel rispetto delle differenze, quel che unisce e non ciò che divide. Nell’eterogeneità e nella pluralità delle vie allo sviluppo occorre distinguere luoghi geografici da civiltà umane e non trasformare gli opposti concettuali in stereotipi e antinomie che coinvolgono la cultura e l’educazione. Il saggio prende in esame le antinomie culturali (es: radicamento e nomadismo; lentezza e velocità), sociali e pedagogiche che incidono sull’educazione della persona nei diversi contesti culturali ed elabora una proposta pedagogica per la destrutturazione di antinomie quali potere e servizio; competenza e sapienza; dipendenza e autonomia nella gestione delle esperienze di educazione alla convivenza civile e democratica; propone quindi strumenti concettuali flessibili per superare profili monoculturali di educazione civica nazionale.
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