Il lavoro ha analizzato le funzioni svolte dalle banche nelle crisi d’impresa, evidenziando i principali gap emersi tra la teoria economico/giuridica e la pratica manageriale/professionale. Ne è risultato un quadro poco incoraggiante: le banche non esercitano appieno le proprie funzioni, con sviluppi negativi sulle sorti delle imprese in crisi oltre che sui propri conti economici; le imprese, invece, hanno spesso comportamenti poco collaborativi, spingendo i creditori ad essere poco disponibili nell’assecondare piani di ristrutturazione. Tale situazione non è da imputare esclusivamente ai comportamenti opportunistici di banche e di imprese, ma anche ad una disciplina (fallimentare, fiscale, del lavoro, ecc.) che espone i piani di ristrutturazione a rischi e oneri non sempre tollerabili. Oltre alla riforma del diritto fallimentare, gli operatori - ed in particolare le banche - avranno nuove opportunità di intervento nelle imprese in crisi grazie a due recenti disposizioni, Basilea 2 e il nuovo diritto societario. In particolare, le nuove best practice introdotte dall’Accordo di Basilea 2 nella gestione del rischio di credito contribuiranno ad accrescere la capacità di screening e di monitoring delle banche nella prevenzione delle crisi aziendali, oltre che a dotare le stesse banche di quelle competenze tecniche necessarie per la gestione delle crisi aziendali già conclamate. La riforma del diritto societario contribuirà, tra l’altro, a rendere più coerente la struttura finanziaria delle imprese e ad incentivare il finanziamento di piani di ristrutturazione di imprese in crisi con strumenti finanziari più adeguati alle esigenze dei nuovi investitori.

I NUOVI MODELLI DI INTERVENTO DELLE BANCHE NELLE CRISI D'IMPRESA

BOSCIA, Vittorio
2005-01-01

Abstract

Il lavoro ha analizzato le funzioni svolte dalle banche nelle crisi d’impresa, evidenziando i principali gap emersi tra la teoria economico/giuridica e la pratica manageriale/professionale. Ne è risultato un quadro poco incoraggiante: le banche non esercitano appieno le proprie funzioni, con sviluppi negativi sulle sorti delle imprese in crisi oltre che sui propri conti economici; le imprese, invece, hanno spesso comportamenti poco collaborativi, spingendo i creditori ad essere poco disponibili nell’assecondare piani di ristrutturazione. Tale situazione non è da imputare esclusivamente ai comportamenti opportunistici di banche e di imprese, ma anche ad una disciplina (fallimentare, fiscale, del lavoro, ecc.) che espone i piani di ristrutturazione a rischi e oneri non sempre tollerabili. Oltre alla riforma del diritto fallimentare, gli operatori - ed in particolare le banche - avranno nuove opportunità di intervento nelle imprese in crisi grazie a due recenti disposizioni, Basilea 2 e il nuovo diritto societario. In particolare, le nuove best practice introdotte dall’Accordo di Basilea 2 nella gestione del rischio di credito contribuiranno ad accrescere la capacità di screening e di monitoring delle banche nella prevenzione delle crisi aziendali, oltre che a dotare le stesse banche di quelle competenze tecniche necessarie per la gestione delle crisi aziendali già conclamate. La riforma del diritto societario contribuirà, tra l’altro, a rendere più coerente la struttura finanziaria delle imprese e ad incentivare il finanziamento di piani di ristrutturazione di imprese in crisi con strumenti finanziari più adeguati alle esigenze dei nuovi investitori.
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