In età tardoromana e bizantina l'insediamento di Vaste era articolato in una serie di villaggi sparsi nel territorio, intorno all'odierno abitato, le cui tracce sono venute in luce grazie alle ricognizioni dio superficie condotte dall'équipe dell'Università del Salento. In questo sistema insediativo un ruolo di particolare importanza era ricoperto da un edificio di culto, messo in luce nell'area di Fondo Giuliano, nelle vicinanze della cripta dei SS. Stefani. La chiesa presenta diverse fasi costruttive. La prima, il cui impianto è collocabile alla fine del IV sec. d.C., ha pianta cruciforme, con piccola abside, e muro di recinzione. La copertura doveva essere a capriate lignee che sostenevano un tetto di tegole. Nell’edificio è stato riconosciuto un martyrium, ossia un monumento dedicato al culto delle reliquie. Dopo la sua distruzione, forse collegabile agli eventi della guerra greco-gotica (535-553), nella seconda metà del VI secolo fu innalzata una seconda chiesa, la maggiore per dimensioni e certamente la più importante: presenta un impianto a tre navate separate da file di pilastri, con grande abside centrale, e tetto a doppio spiovente. La struttura si inserisce bene nel quadro dell’architettura cristiana di Terra d’Otranto. In epoca altomedievale (VIII-IX sec. d.C.), infine, la struttura subisce una significativa trasformazione: viene riutilizzata l’abside, ma sono escluse le navate laterali con l’innalzamento di muri perimetrali tra i pilastri, cambia completamente l’articolazione dello spazio interno, con la creazione di quattro piccole campate per ciascun lato. In relazione con la fase di vita della prima chiesa, nell’area circostante si estende una grande necropoli rupestre. Di questa è stato indagato il nucleo principale, situato alle spalle dell’edificio e comprendente circa 130 tombe. Le tombe sono scavate nel banco calcareo, all'interno di una cavità artificiale ricavata nel costone roccioso in maniera da formare una necropoli rupestre, assai simile alle catacombe. Le fosse erano coperte con lastroni piani o a doppio spiovente con "acroteri" ai quattro angoli, spesso provvisti di “coppelle”, che servivano durante lo svolgimento del rito del refrigerium, l’offerta di cibi e bevande ai defunti. Le tombe risultano prevalentemente utilizzate per numerose deposizioni, probabilmente in riferimento a gruppi famigliari; alcune fosse di piccole dimensioni ospitano esclusivamente bambini. I corredi sono costituiti da oggetti di ceramica e vetro come brocche, coppe e lucerne, monili (bracciali, collane, orecchini, fibbie) ed oggetto di uso personale (pettini e spilloni). Al rituale di offerta dell’obolo per Caronte fa ancora riferimento la presenza di monete, talora collocate nella bocca del defunto.

La chiesa e la necropoli paleocristiana di Vaste nel Salento

D'ANDRIA, Francesco;MASTRONUZZI, Giovanni;MELISSANO, Valeria
2006-01-01

Abstract

In età tardoromana e bizantina l'insediamento di Vaste era articolato in una serie di villaggi sparsi nel territorio, intorno all'odierno abitato, le cui tracce sono venute in luce grazie alle ricognizioni dio superficie condotte dall'équipe dell'Università del Salento. In questo sistema insediativo un ruolo di particolare importanza era ricoperto da un edificio di culto, messo in luce nell'area di Fondo Giuliano, nelle vicinanze della cripta dei SS. Stefani. La chiesa presenta diverse fasi costruttive. La prima, il cui impianto è collocabile alla fine del IV sec. d.C., ha pianta cruciforme, con piccola abside, e muro di recinzione. La copertura doveva essere a capriate lignee che sostenevano un tetto di tegole. Nell’edificio è stato riconosciuto un martyrium, ossia un monumento dedicato al culto delle reliquie. Dopo la sua distruzione, forse collegabile agli eventi della guerra greco-gotica (535-553), nella seconda metà del VI secolo fu innalzata una seconda chiesa, la maggiore per dimensioni e certamente la più importante: presenta un impianto a tre navate separate da file di pilastri, con grande abside centrale, e tetto a doppio spiovente. La struttura si inserisce bene nel quadro dell’architettura cristiana di Terra d’Otranto. In epoca altomedievale (VIII-IX sec. d.C.), infine, la struttura subisce una significativa trasformazione: viene riutilizzata l’abside, ma sono escluse le navate laterali con l’innalzamento di muri perimetrali tra i pilastri, cambia completamente l’articolazione dello spazio interno, con la creazione di quattro piccole campate per ciascun lato. In relazione con la fase di vita della prima chiesa, nell’area circostante si estende una grande necropoli rupestre. Di questa è stato indagato il nucleo principale, situato alle spalle dell’edificio e comprendente circa 130 tombe. Le tombe sono scavate nel banco calcareo, all'interno di una cavità artificiale ricavata nel costone roccioso in maniera da formare una necropoli rupestre, assai simile alle catacombe. Le fosse erano coperte con lastroni piani o a doppio spiovente con "acroteri" ai quattro angoli, spesso provvisti di “coppelle”, che servivano durante lo svolgimento del rito del refrigerium, l’offerta di cibi e bevande ai defunti. Le tombe risultano prevalentemente utilizzate per numerose deposizioni, probabilmente in riferimento a gruppi famigliari; alcune fosse di piccole dimensioni ospitano esclusivamente bambini. I corredi sono costituiti da oggetti di ceramica e vetro come brocche, coppe e lucerne, monili (bracciali, collane, orecchini, fibbie) ed oggetto di uso personale (pettini e spilloni). Al rituale di offerta dell’obolo per Caronte fa ancora riferimento la presenza di monete, talora collocate nella bocca del defunto.
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