Solo la filosofia con la sua innata pregnanza etica ci consente di cogliere la sostanza delle cose al di là della loro apparenza esteriore, che con le sue lusinghe risulta falsa e fuorviante. E la lettera 115 si conclude proprio con l’elogio della filosofia, che offre all'uomo il privilegio più grande di tutti, quello cioè di non essere mai scontento di se stesso: itaque hoc tibi philosophia praestabit, quo equidem nihil maius existimo: numquam te paenitebit tui. Ma questa felicità solida e duratura non si raggiunge con le parole ben intrecciate o con uno stile scorrevole, ma con l’equilibrio e l’ordine spirituale. Le parole, dunque, fluiscano pure liberamente, purché l’animo sit magnus et opinionum securus et ob ipsa quae aliis displicent sibi placens, qui profectum suum vita aestimet et tantum scire se iudicet quantum non cupit, quantum non timet (§ 18). D’altra parte la magnanimitas e la securitas di uno scrittore sono una garanzia assoluta di uno stile controllato senza il pericolo di restare imbrigliato nella vuotezza degli artifici retorici fine a se stessi. In ogni caso non è importante tanto il modo di parlare, ma quello di vivere, e perciò non bisogna prestare fede ai ciarlatani che, per apparire più convincenti, ripetono continuamente luoghi comuni, ma a quelli qui vita docent, qui cum dixerunt quid faciendum sit probant faciendo (ep. 52,8), secondo i dettami della filosofia stoica. In altri termini si nega qualsiasi valore all’ornatus, perché le nostre parole, che sono il riflesso dell’animo, devono solo badare a giovare: non delectent verba nostra, sed prosint (ep. 75,5).

Oratio cultus animi est (Sen. epist. 115,2)

LAUDIZI, Giovanni
2007-01-01

Abstract

Solo la filosofia con la sua innata pregnanza etica ci consente di cogliere la sostanza delle cose al di là della loro apparenza esteriore, che con le sue lusinghe risulta falsa e fuorviante. E la lettera 115 si conclude proprio con l’elogio della filosofia, che offre all'uomo il privilegio più grande di tutti, quello cioè di non essere mai scontento di se stesso: itaque hoc tibi philosophia praestabit, quo equidem nihil maius existimo: numquam te paenitebit tui. Ma questa felicità solida e duratura non si raggiunge con le parole ben intrecciate o con uno stile scorrevole, ma con l’equilibrio e l’ordine spirituale. Le parole, dunque, fluiscano pure liberamente, purché l’animo sit magnus et opinionum securus et ob ipsa quae aliis displicent sibi placens, qui profectum suum vita aestimet et tantum scire se iudicet quantum non cupit, quantum non timet (§ 18). D’altra parte la magnanimitas e la securitas di uno scrittore sono una garanzia assoluta di uno stile controllato senza il pericolo di restare imbrigliato nella vuotezza degli artifici retorici fine a se stessi. In ogni caso non è importante tanto il modo di parlare, ma quello di vivere, e perciò non bisogna prestare fede ai ciarlatani che, per apparire più convincenti, ripetono continuamente luoghi comuni, ma a quelli qui vita docent, qui cum dixerunt quid faciendum sit probant faciendo (ep. 52,8), secondo i dettami della filosofia stoica. In altri termini si nega qualsiasi valore all’ornatus, perché le nostre parole, che sono il riflesso dell’animo, devono solo badare a giovare: non delectent verba nostra, sed prosint (ep. 75,5).
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