Si ribadisce la netta separazione fra oratoria e filosofia. Diversa è, infatti, la funzione della parola nel retore e nel filosofo, se il primo si occupa in modo particolare delle parole, la preoccupazione principale del secondo è quella di mettere ordine nei costumi e di scrivere per giovare allo spirito non per diletto. Si nega qualsiasi valore all’ornatus, perché le parole, che sono il riflesso dell’animo, devono solo badare a giovare, e in questo senso non è importante tanto il modo di parlare, ma quello di vivere. La prerogativa essenziale dello scrittore è costituita dalla sincerità, per il quale la parola è un paradigma di vita e lo specchio dell’animo, perché il compito principale della filosofia non è quello di suscitare l’applauso dell’ascoltatore, ma di contribuire con efficacia al miglioramento e al perfezionamento morale.
Titolo: | Mores ille, non verba composuit (Sen. ep. 100,2) |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2005 |
Rivista: | |
Abstract: | Si ribadisce la netta separazione fra oratoria e filosofia. Diversa è, infatti, la funzione della parola nel retore e nel filosofo, se il primo si occupa in modo particolare delle parole, la preoccupazione principale del secondo è quella di mettere ordine nei costumi e di scrivere per giovare allo spirito non per diletto. Si nega qualsiasi valore all’ornatus, perché le parole, che sono il riflesso dell’animo, devono solo badare a giovare, e in questo senso non è importante tanto il modo di parlare, ma quello di vivere. La prerogativa essenziale dello scrittore è costituita dalla sincerità, per il quale la parola è un paradigma di vita e lo specchio dell’animo, perché il compito principale della filosofia non è quello di suscitare l’applauso dell’ascoltatore, ma di contribuire con efficacia al miglioramento e al perfezionamento morale. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11587/106135 |
Appare nelle tipologie: | Articolo pubblicato su Rivista |