Come sarà il mondo nel day-after dei cambiamenti climatici? Impossibile rispondere a questa domanda. Troppe le incognite sul tavolo. Forse il rischio dell’estinzione della specie umana è poco probabile, ma nulla è tolto alla necessità di affrontare qui e ora l’emergenza climatica, a maggior ragione se si comprende che essa funge da “acceleratore esponenziale” di altre emergenze, già conclamate, inaccettabili e sempre più pressanti, prima fra tutte quella legata alle disuguaglianze di ordine economico e sociale, che impattano, a cascata, sui diritti, sul lavoro, sui fenomeni migratori, sul benessere individuale e sociale, sull’accesso ai servizi sanitari, sulla povertà, ecc. Senza drastici correttivi, da qui a 40-50 anni è plausibile che il genere umano sarà segnato da incolmabili differenze in termini di condizioni di vita e opportunità. Una situazione potenzialmente distruttiva dell’idea di comune appartenenza alla famiglia umana perché andrebbe a impattare sui processi attraverso i quali gli esseri umani si sentono parte di un destino comune. Senza questo comune senso di appartenenza, i tentativi di costruire un mondo più giusto rischiano di rimanere vani. La giustizia cosmopolitica, difatti, assume come postulato la comune appartenenza a una comunità, la cosmopolis per l’appunto. In un mondo già segnato da fortissime diseguaglianze di ordine economico e sociale, l’enorme e crescente divario di condizioni materiali rischia di creare un sempre più forte senso di “distacco” tra esseri umani, tale da rendere quasi impossibile il riconoscimento tra simili. Le conseguenze più gravi del cambiamento climatico sono subdole, invisibili, indirette, proprio come le sue minacce.
L’impatto della crisi climatica sulla comune identità umana
Pisano, Attilio
2025-01-01
Abstract
Come sarà il mondo nel day-after dei cambiamenti climatici? Impossibile rispondere a questa domanda. Troppe le incognite sul tavolo. Forse il rischio dell’estinzione della specie umana è poco probabile, ma nulla è tolto alla necessità di affrontare qui e ora l’emergenza climatica, a maggior ragione se si comprende che essa funge da “acceleratore esponenziale” di altre emergenze, già conclamate, inaccettabili e sempre più pressanti, prima fra tutte quella legata alle disuguaglianze di ordine economico e sociale, che impattano, a cascata, sui diritti, sul lavoro, sui fenomeni migratori, sul benessere individuale e sociale, sull’accesso ai servizi sanitari, sulla povertà, ecc. Senza drastici correttivi, da qui a 40-50 anni è plausibile che il genere umano sarà segnato da incolmabili differenze in termini di condizioni di vita e opportunità. Una situazione potenzialmente distruttiva dell’idea di comune appartenenza alla famiglia umana perché andrebbe a impattare sui processi attraverso i quali gli esseri umani si sentono parte di un destino comune. Senza questo comune senso di appartenenza, i tentativi di costruire un mondo più giusto rischiano di rimanere vani. La giustizia cosmopolitica, difatti, assume come postulato la comune appartenenza a una comunità, la cosmopolis per l’appunto. In un mondo già segnato da fortissime diseguaglianze di ordine economico e sociale, l’enorme e crescente divario di condizioni materiali rischia di creare un sempre più forte senso di “distacco” tra esseri umani, tale da rendere quasi impossibile il riconoscimento tra simili. Le conseguenze più gravi del cambiamento climatico sono subdole, invisibili, indirette, proprio come le sue minacce.| File | Dimensione | Formato | |
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