Il saggio analizza come le narrazioni mediatiche pubblicitarie favoriscano un incremento del gioco d’azzardo e delle ludopatie. In particolare, si evidenzia l’ambiguità della politica italiana sul gioco d’azzardo: gli interventi normativi sul tema, infatti, dimostrano una “dissonanza cognitiva” dei governi che incentivano, paradossalmente, a promuovere e prevenire il gioco d’azzardo, consentendo un doppiobind mediatico, cioè comunicazioni contraddittorie, perché basate su messaggi che invitano sia a “non giocare” sia a “giocare responsabilmente”. il saggio analizza poi tre spot istituzionali di prevenzione dell’azzardo, mostrando come essi - sia nella forma sia nella sostanza - producano un effetto boomerang che allontana lo spettatore piuttosto che “educarlo”: da un lato, infatti, stigmatizzano il gambler e, dall’altro, adottano una estetica non professionale che non può produrre alcun effetto empatico o persuasivo, contribuendo così, al contrario, a “fare il gioco” di chi promuove l’azzardo. Infine vengono analizzate tre rappresentazioni pubblicitarie di multinazionali del gioco d’azzardo: si descrive come - anche grazie a una grande cura estetico-narrativa e a testimonial d’eccezione – riescano a normalizzare l’azzardo, trasformando il gambler in un gamer, incitato a dimostrare la propria abilità per raggiungere il successo.
Promuovere e prevenire. Le rappresentazioni pubblicitarie del gioco d'azzardo sui mass media italiani
Punzi, Corrado
2025-01-01
Abstract
Il saggio analizza come le narrazioni mediatiche pubblicitarie favoriscano un incremento del gioco d’azzardo e delle ludopatie. In particolare, si evidenzia l’ambiguità della politica italiana sul gioco d’azzardo: gli interventi normativi sul tema, infatti, dimostrano una “dissonanza cognitiva” dei governi che incentivano, paradossalmente, a promuovere e prevenire il gioco d’azzardo, consentendo un doppiobind mediatico, cioè comunicazioni contraddittorie, perché basate su messaggi che invitano sia a “non giocare” sia a “giocare responsabilmente”. il saggio analizza poi tre spot istituzionali di prevenzione dell’azzardo, mostrando come essi - sia nella forma sia nella sostanza - producano un effetto boomerang che allontana lo spettatore piuttosto che “educarlo”: da un lato, infatti, stigmatizzano il gambler e, dall’altro, adottano una estetica non professionale che non può produrre alcun effetto empatico o persuasivo, contribuendo così, al contrario, a “fare il gioco” di chi promuove l’azzardo. Infine vengono analizzate tre rappresentazioni pubblicitarie di multinazionali del gioco d’azzardo: si descrive come - anche grazie a una grande cura estetico-narrativa e a testimonial d’eccezione – riescano a normalizzare l’azzardo, trasformando il gambler in un gamer, incitato a dimostrare la propria abilità per raggiungere il successo.| File | Dimensione | Formato | |
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