Dall’«Abbasso i poeti» che la introduce alla dichiarata retrocessione in tutti i possibili campionati (dal pragmatico all’epistemologico) di una produzione artistica votata all’inutilizzabilità e all’inganno, una favola inventata dall’impiegato Schmitz per dissuadere la figlia da una propensione presumibilmente ereditaria per «quella ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura» presenta evidenti convergenze con la morale della favola che detta il mito del falegname platonico nel X libro della Repubblica, attraverso una mediazione schopenhaueriana che offre elementi utili per comprendere in che modo nell’istruttiva favoletta dettata dal concreto buonsenso del genitore borghese lo scrittore Svevo possa insinuare una (ennesima) apologia della letteratura.
UNA FAVOLA DI SVEVO TRA PLATONE E SCHOPENHAUER
Beatrice Stasi
2024-01-01
Abstract
Dall’«Abbasso i poeti» che la introduce alla dichiarata retrocessione in tutti i possibili campionati (dal pragmatico all’epistemologico) di una produzione artistica votata all’inutilizzabilità e all’inganno, una favola inventata dall’impiegato Schmitz per dissuadere la figlia da una propensione presumibilmente ereditaria per «quella ridicola e dannosa cosa che si chiama letteratura» presenta evidenti convergenze con la morale della favola che detta il mito del falegname platonico nel X libro della Repubblica, attraverso una mediazione schopenhaueriana che offre elementi utili per comprendere in che modo nell’istruttiva favoletta dettata dal concreto buonsenso del genitore borghese lo scrittore Svevo possa insinuare una (ennesima) apologia della letteratura.File | Dimensione | Formato | |
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