Il contributo analizza i dati relativi alle ceramiche invetriate policrome rinvenute nella fossa 1 della Torre Mozza del castello di Lecce. La ceramica invetriata policroma è una delle classi maggiormente diffusa nei contesti basso-medievali dell’Italia meridionale. È attestata principalmente a partire dal XIII secolo, con alcune anticipazioni tra la metà e la fine del XII secolo in Campania e in Sicilia, con esiti che spesso si attardano fino agli inizi del XVI secolo. Nell’ambito delle diverse produzioni conosciute finora, la Puglia sembra essere il comprensorio geografico più produttivo con una molteplicità di aree che interessarono la regione del Tavoliere settentrionale3, del distretto ionico, di quello brindisino e, come gli studi dell’ultimo decennio rivelano, di quello del Salento leccese. Le invetriate policrome rinvenute nella torre sono per la maggior parte databili, per tipologia e confronto, alla seconda metà-fine del XV secolo; inoltre gran parte, se non tutte, sembrano prodotte nelle botteghe di Lecce. Tra le forme recuperate sono attestate le ciotole e i bacini, le scodelle, e le tazze, mentre tra quelle chiuse compaiono solo le brocche utilizzate per la mescita del vino e dell’acqua. Le decorazioni delle forme aperte riprendono in parte lo schema tipico della grossa foglia nel cavetto, distintivo della produzione leccese, in alcuni casi reinterpretandola e stilizzandola.
Le ceramiche invetriate policrome
Marisa Tinelli
2022-01-01
Abstract
Il contributo analizza i dati relativi alle ceramiche invetriate policrome rinvenute nella fossa 1 della Torre Mozza del castello di Lecce. La ceramica invetriata policroma è una delle classi maggiormente diffusa nei contesti basso-medievali dell’Italia meridionale. È attestata principalmente a partire dal XIII secolo, con alcune anticipazioni tra la metà e la fine del XII secolo in Campania e in Sicilia, con esiti che spesso si attardano fino agli inizi del XVI secolo. Nell’ambito delle diverse produzioni conosciute finora, la Puglia sembra essere il comprensorio geografico più produttivo con una molteplicità di aree che interessarono la regione del Tavoliere settentrionale3, del distretto ionico, di quello brindisino e, come gli studi dell’ultimo decennio rivelano, di quello del Salento leccese. Le invetriate policrome rinvenute nella torre sono per la maggior parte databili, per tipologia e confronto, alla seconda metà-fine del XV secolo; inoltre gran parte, se non tutte, sembrano prodotte nelle botteghe di Lecce. Tra le forme recuperate sono attestate le ciotole e i bacini, le scodelle, e le tazze, mentre tra quelle chiuse compaiono solo le brocche utilizzate per la mescita del vino e dell’acqua. Le decorazioni delle forme aperte riprendono in parte lo schema tipico della grossa foglia nel cavetto, distintivo della produzione leccese, in alcuni casi reinterpretandola e stilizzandola.File | Dimensione | Formato | |
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