La celebre frase di Catone “Laudato ingentia rura, exiguum colito” offre l’opportunità di focalizzare in un'unica immagine, due differenti modalità di utilizzo del territorio, non necessariamente contrapposte. Mentre nella letteratura archeobotanica è facile cogliere negli assemblaggi carpologici (relativi, dunque, a resti di semi e frutti) indicatori diretti della coltivazione in campi aperti (es. cerealicoltura), più rare e flebili sono invece le testimonianze potenzialmente legate a spazi produttivi differenti: gli orti e i giardini (PEÑA-CHOCARRO, PÉREZ-JORDÀ, 2019 p. 377, nota 10). Le motivazioni sottese a questa discrepanza sono dovute a numerose ragioni; tra queste le principali sono connesse alla tipologia di contesti archeologici indagati, alle strategie di campionamento/recupero delle evidenze vegetali ed alle modalità di conservazione degli stessi resti. Il contributo proposto intende presentare e confrontare gli assemblaggi archeobotanici di due siti medievali siciliani, il sito rurale di Casale San Pietro (Castronovo di Sicilia) e la città portuale di Mazara del Vallo (fig. 1), indagati dal Laboratorio di Archeobotanica e Paleoecologia del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento (Le). Le indagini si collocano nell’ambito del progetto ERC (AdG 693600) “Sic-Transit - The Archaeology of regime changes: Sicily in transition”, finalizzato alla comprensione dei cambiamenti ideologici, sociali ed economici della Sicilia tra il VI ed il XIII secolo, riflessi nella cultura materiale (tra cui anche il record vegetale) come conseguenza dei cambiamenti dei regimi politici vissuti nell’isola in questo lasso di tempo (Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi). Gli assemblaggi analizzati e confrontati in questo contributo, permettono di ricostruire una realtà agricola e produttiva variegata ma che, nel corso delle differenti fasi cronologiche indagate, sembra evidenziare a livello di “micro-storia” le diverse vocazioni dei due siti mentre, in un sistema più generale di organizzazione ed uso del territorio, concorrono a definire con maggiori dettagli la storia dell’agricoltura siciliana medievale.

"Laudato ingentia rura, exiguum colito". Assemblaggi archeobotanici a confronto nella Sicilia Medievale: dagli orti di Mazara del Vallo (Trapani) ai campi aperti di Casale San Pietro(Castronovo di Sicilia, Palermo)

Primavera M.
Primo
;
Minervini I.
Secondo
2022-01-01

Abstract

La celebre frase di Catone “Laudato ingentia rura, exiguum colito” offre l’opportunità di focalizzare in un'unica immagine, due differenti modalità di utilizzo del territorio, non necessariamente contrapposte. Mentre nella letteratura archeobotanica è facile cogliere negli assemblaggi carpologici (relativi, dunque, a resti di semi e frutti) indicatori diretti della coltivazione in campi aperti (es. cerealicoltura), più rare e flebili sono invece le testimonianze potenzialmente legate a spazi produttivi differenti: gli orti e i giardini (PEÑA-CHOCARRO, PÉREZ-JORDÀ, 2019 p. 377, nota 10). Le motivazioni sottese a questa discrepanza sono dovute a numerose ragioni; tra queste le principali sono connesse alla tipologia di contesti archeologici indagati, alle strategie di campionamento/recupero delle evidenze vegetali ed alle modalità di conservazione degli stessi resti. Il contributo proposto intende presentare e confrontare gli assemblaggi archeobotanici di due siti medievali siciliani, il sito rurale di Casale San Pietro (Castronovo di Sicilia) e la città portuale di Mazara del Vallo (fig. 1), indagati dal Laboratorio di Archeobotanica e Paleoecologia del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento (Le). Le indagini si collocano nell’ambito del progetto ERC (AdG 693600) “Sic-Transit - The Archaeology of regime changes: Sicily in transition”, finalizzato alla comprensione dei cambiamenti ideologici, sociali ed economici della Sicilia tra il VI ed il XIII secolo, riflessi nella cultura materiale (tra cui anche il record vegetale) come conseguenza dei cambiamenti dei regimi politici vissuti nell’isola in questo lasso di tempo (Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi). Gli assemblaggi analizzati e confrontati in questo contributo, permettono di ricostruire una realtà agricola e produttiva variegata ma che, nel corso delle differenti fasi cronologiche indagate, sembra evidenziare a livello di “micro-storia” le diverse vocazioni dei due siti mentre, in un sistema più generale di organizzazione ed uso del territorio, concorrono a definire con maggiori dettagli la storia dell’agricoltura siciliana medievale.
2022
978-88-9285-149-8
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