Il nucleo teorico di questo lavoro muove dall’analisi relazionale della coppia bíos/mètron attraverso un processo di ricostruzione storico-evolutiva, dall’età classica alla prima modernità e dalla modernità avanzata fino ai paradigmi del cyberspazio della modernità contemporanea. Il percorso metodologico che qui si propone assume una trasversalità temporale che risale fino al V secolo a.C. ed è rintracciabile nell’osservazione, nella comparazione e nell’analisi della politica e della vita comunitaria, degli insediamenti, dei flussi, dei bisogni e dei comportamenti vitali espressi in tempi e luoghi differenti delle civiltà antiche. Una rilevanza analitica che emerge non solo sul piano biologico e naturale ma anche sul piano socio-culturale, politico ed economico fino alla prima modernità (riconducibile, in ambito filosofico-politico, alla prima parte del Cinquecento), quando la questione bíos/mètron inizia a coinvolgere gli aspetti culturali e sociali all’interno di sistemi (o ordinamenti) di matrice politica e giuridica. Con l’Illuminismo, il dibattito sulla relazione bíos/mètron assume una dimensione meta-scientifica che esalta la natura fenomenica delle cose, così come si presentano alla conoscenza umana. La modernità avanzata prende forma dalle teorie evoluzioniste dell’Ottocento, da cui si sviluppano indagini fondate sull’assunto che la realtà umana consiste di due aspetti ben distinti: il corpo e le sue funzioni biologiche da un lato; lo spirito e i suoi prodotti dall’altro. In questo stadio della modernità, la relazione bíos/mètron si traduce in scienza biometrica (biometria) e si consolida come metodologia della statistica biologica. Il successivo passaggio all’analisi qualitativa consente di stabilire generalizzazioni in grado di descrivere le relazioni tra osservazioni e dedurre i princìpi teorici per interpretarle anche sotto il profilo etico. La valenza di questa dimensione teorico-analitica non si esaurisce con la lettura sociologica del corpo, come costruzione sociale, né si sofferma sulle diverse teorizzazioni filosofiche sui “corpi politici” o sulla “politica dei corpi”, piuttosto rimette in discussione alcuni assunti antro-politici sulla natura umana e sulla valenza politico-simbolica che riconducono la corporeità nell’ordine dei significati di una antropologia politica. Questo approccio si sviluppa in tutta l’Europa fino allo slittamento della politica, tra l’Ottocento ed il Novecento, verso una presa di potere sulla vita umana, definita da Foucault “statalizzazione del biologico”. Si tratta, in definitiva, di una deriva che raggiunge il suo culmine con l’epoca nazista e che solo dopo il secondo conflitto mondiale porta a ri-considerare la biopolitica non più come politica sulla vita bensì come politica della e per la vita. Qui, il tema dell’identità biometrica assume contorni altamente complessi quando interagisce con le potenzialità dei servizi digitali, poiché è a questo livello che manifesta la numerosità delle interconnessioni che possono derivare da scelte politiche e sociali. I vantaggi di una maggiore partecipazione ai processi e alle interazioni sociali trovano, infatti, un limite nel rischio di pericolose invasioni della vita privata e persino della sfera intima investendo non soltanto il corpo biologico con le relative libertà (habeas corpus), ma anche il corpo digitale nelle sue inedite forme e rappresentazioni mediali (habeas data). Situazioni che sempre più spesso rischiano di tradursi in abusi e lesioni dei diritti e delle libertà, creando ampi margini per la discriminazione, la stigmatizzazione e la sopraffazione.

Bíos/Mètron. Biometria e dinamiche governamentali

Preite, Gianpasquale
2021-01-01

Abstract

Il nucleo teorico di questo lavoro muove dall’analisi relazionale della coppia bíos/mètron attraverso un processo di ricostruzione storico-evolutiva, dall’età classica alla prima modernità e dalla modernità avanzata fino ai paradigmi del cyberspazio della modernità contemporanea. Il percorso metodologico che qui si propone assume una trasversalità temporale che risale fino al V secolo a.C. ed è rintracciabile nell’osservazione, nella comparazione e nell’analisi della politica e della vita comunitaria, degli insediamenti, dei flussi, dei bisogni e dei comportamenti vitali espressi in tempi e luoghi differenti delle civiltà antiche. Una rilevanza analitica che emerge non solo sul piano biologico e naturale ma anche sul piano socio-culturale, politico ed economico fino alla prima modernità (riconducibile, in ambito filosofico-politico, alla prima parte del Cinquecento), quando la questione bíos/mètron inizia a coinvolgere gli aspetti culturali e sociali all’interno di sistemi (o ordinamenti) di matrice politica e giuridica. Con l’Illuminismo, il dibattito sulla relazione bíos/mètron assume una dimensione meta-scientifica che esalta la natura fenomenica delle cose, così come si presentano alla conoscenza umana. La modernità avanzata prende forma dalle teorie evoluzioniste dell’Ottocento, da cui si sviluppano indagini fondate sull’assunto che la realtà umana consiste di due aspetti ben distinti: il corpo e le sue funzioni biologiche da un lato; lo spirito e i suoi prodotti dall’altro. In questo stadio della modernità, la relazione bíos/mètron si traduce in scienza biometrica (biometria) e si consolida come metodologia della statistica biologica. Il successivo passaggio all’analisi qualitativa consente di stabilire generalizzazioni in grado di descrivere le relazioni tra osservazioni e dedurre i princìpi teorici per interpretarle anche sotto il profilo etico. La valenza di questa dimensione teorico-analitica non si esaurisce con la lettura sociologica del corpo, come costruzione sociale, né si sofferma sulle diverse teorizzazioni filosofiche sui “corpi politici” o sulla “politica dei corpi”, piuttosto rimette in discussione alcuni assunti antro-politici sulla natura umana e sulla valenza politico-simbolica che riconducono la corporeità nell’ordine dei significati di una antropologia politica. Questo approccio si sviluppa in tutta l’Europa fino allo slittamento della politica, tra l’Ottocento ed il Novecento, verso una presa di potere sulla vita umana, definita da Foucault “statalizzazione del biologico”. Si tratta, in definitiva, di una deriva che raggiunge il suo culmine con l’epoca nazista e che solo dopo il secondo conflitto mondiale porta a ri-considerare la biopolitica non più come politica sulla vita bensì come politica della e per la vita. Qui, il tema dell’identità biometrica assume contorni altamente complessi quando interagisce con le potenzialità dei servizi digitali, poiché è a questo livello che manifesta la numerosità delle interconnessioni che possono derivare da scelte politiche e sociali. I vantaggi di una maggiore partecipazione ai processi e alle interazioni sociali trovano, infatti, un limite nel rischio di pericolose invasioni della vita privata e persino della sfera intima investendo non soltanto il corpo biologico con le relative libertà (habeas corpus), ma anche il corpo digitale nelle sue inedite forme e rappresentazioni mediali (habeas data). Situazioni che sempre più spesso rischiano di tradursi in abusi e lesioni dei diritti e delle libertà, creando ampi margini per la discriminazione, la stigmatizzazione e la sopraffazione.
2021
978-88-8305-181-4
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/487244
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