Le serie serializzate

La televisione statunitense degli anni Novanta si trova in piena multichannel era , contraddistinta dall’impatto profondo di dispositivi tecnologici che concedono allo spettatore un’inedita libertà di azione (telecomando, videoregistratore) e di scelta (la cable tv); all’inizio del decennio, oltre la metà delle famiglie americane ha un abbonamento a un servizio di distribuzione televisiva alternativo ai network (cioè ai canali generalisti gratuiti in chiaro), che nel frattempo raddoppiano di numero (sono arrivati Fox, Upn e The WB) e si contendono una fetta di mercato in fase di contrazione. L’offerta televisiva si specializza e si indirizza a pubblici ben individuati; allo schermo domestico si riavvicina anche un pubblico colto; in particolare il prodotto scripted è ritenuto di qualità elevata, con ambizioni narrative nuove. In questo senso Robert J. Thompson parla di una seconda Golden Age della televisione statunitense. Un cambiamento strutturale di questa fase della produzione televisiva avviene proprio nella scrittura del prime time drama, che sperimenta per la prima volta l’ibridazione tra la forma narrativa a episodio chiuso (la serie) e la forma aperta (il serial), da cui la nuova etichetta di serialized series.