L’individuazione di una necropoli a cremazione nelle immediate vicinanze di un insediamento fortificato di grandi dimensioni (almeno 6 ettari) e di lunga durata (quantomeno dal Bronzo Medio iniziale al Geometrico Tardo) qual è Torre Guaceto è certamente un dato di notevole interesse scientifico per gli studi di protostoria italiana. La testimonianza si inserisce infatti in un panorama regionale nel quale (oltre ad alcuni casi relativi ad evidenze isolate e spesso di dubbia attribuzione) sono attestati solo due altri sepolcreti a cremazione (Scarano c.s.) nei siti di Torre Castelluccia (Pulsano, TA) e Pozzillo (Canosa, FG); si tratta di contesti indagati diversi decenni fa con metodologie ben diverse da quelle odierne e che, solo nel primo dei due casi, offrono l’opportunità di una correlazione diretta tra necropoli ed insediamento. Di particolare interesse è inoltre il quadro documentario locale all’interno del quale si colloca la scoperta di Torre Guaceto; il territorio costiero a Nord di Brindisi, pur registrando infatti un gran numero di evidenze protostoriche sia a carattere insediativo (Punta Le Terrare, Torre Testa, Scogli di Apani, Torre Guaceto, Torre Santa Sabina, Monticelli, Masseria Iannuzzo, Rissieddi, etc.) che funerario (tomba a grotticella di San Vito dei Normanni, tomba a fossa di Torre Guaceto, tumulo di Torre Santa Sabina), si presenta ancora quale un mosaico di elementi puntiformi e frammentari nel quale è difficile riconoscere il tessuto di relazioni tra ambiente naturale, spazi insediativi, collegamenti interni, luoghi di sepoltura e aree di culto. In questo contesto le indagini a Torre Guaceto, sia quelle già in corso da diversi anni in relazione all’evoluzione dei paesaggi costieri, alla carta archeologica della riserva ed allo scavo dell’insediamento di Scogli di Apani, che quelle appena avviate ed oggetto della presente richiesta di concessione per l’area della necropoli, potrebbero offrire la concreta opportunità di mettere le basi per un progetto di ricerca che consenta una lettura organica di uno spaccato territoriale dell’età del Bronzo. Gli abitati fortificati di lunga durata con le relative necropoli, gli apprestamenti temporanei o stagionali e gli insediamenti minori come anche i monumenti funerari tutti dislocati più all’interno probabilmente lungo i principali percorsi di collegamento a controllo del territorio e delle sue risorse e, infine, le grotte e i luoghi di culto. Allo stato attuale delle conoscenze, le indagini effettuate nella primavera del 2019 (ed il recupero puntuale di ulteriori materiali in affioramento nel giugno del 2020, Prot. n. 12532-P del 07/07/2020) consentono di esaminare una serie di aspetti connessi, da un lato, al contesto cronologico-culturale e, in parte, all’ambito rituale e, dall’altro, ad alcuni indicatori di carattere topografico e spaziale con lo scopo di individuare i macro-obiettivi da raggiungere contestualmente alle campagne d’indagine sistematica da realizzare nel prossimo biennio: 1) le testimonianze sin qui documentate sono state individuate lungo la fascia intertidale, sia direttamente sul banco di roccia esposto alle mareggiate che in lembi residui di deposito antropico (che riempiono localizzate depressioni dello stesso substrato) che sembra proseguire al di sotto dei depositi di sabbia e sotto la vegetazione spontanea; le trincee di indagine stratigrafica dovranno verificare tale ipotesi e fornire delle indicazioni circa l’estensione e la potenza dei depositi antropici riferibili al sepolcreto; 2) data l’assenza di stratigrafia nell’area indagata, le deposizioni funerarie e gli insiemi di buche di palo si sovrappongono nelle medesime aree (pur senza mai intersecarsi) suggerendo una possibile contemporaneità ed eventuali relazioni spaziali/funzionali; al tempo stesso, però, i pochi materiali ceramici diagnostici rinvenuti nei riempimenti delle buche di palo o nei lembi di deposito dilavati dal mare non direttamente relazionabili con gli ossuari sembrano riferirsi tutti al Bronzo Medio mentre, laddove disponibili, i caratteri formali dei cinerari con i loro coperchi o degli elementi di corredo suggeriscono una cronologia posteriore; le indagini stratigrafiche dovranno fare luce su tali aspetti e soprattutto chiarire se le ampie palizzate subcircolari sia contestuali allo spazio funerario; Gli esiti delle indagini saranno determinanti anche ai fini della tutela dell’area che, pur trovandosi all’interno di un sito SIC in una riserva naturale, potrebbe essere sottoposta a vincolo archeologico. Questo progetto di ricerca si inserisce inoltre nel quadro dello stretto rapporto di collaborazione interistituzionale esistente tra la Soprintendenza ABAP Lecce, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e la riserva di Torre Guaceto e sancito a maggio scorso dalla firma di una apposita convenzione.

Carovigno (BR), loc. Torre Guaceto – terza caletta (necropoli)

Teodoro Scarano;Claudia Minniti;Marianna Porta;
2021-01-01

Abstract

L’individuazione di una necropoli a cremazione nelle immediate vicinanze di un insediamento fortificato di grandi dimensioni (almeno 6 ettari) e di lunga durata (quantomeno dal Bronzo Medio iniziale al Geometrico Tardo) qual è Torre Guaceto è certamente un dato di notevole interesse scientifico per gli studi di protostoria italiana. La testimonianza si inserisce infatti in un panorama regionale nel quale (oltre ad alcuni casi relativi ad evidenze isolate e spesso di dubbia attribuzione) sono attestati solo due altri sepolcreti a cremazione (Scarano c.s.) nei siti di Torre Castelluccia (Pulsano, TA) e Pozzillo (Canosa, FG); si tratta di contesti indagati diversi decenni fa con metodologie ben diverse da quelle odierne e che, solo nel primo dei due casi, offrono l’opportunità di una correlazione diretta tra necropoli ed insediamento. Di particolare interesse è inoltre il quadro documentario locale all’interno del quale si colloca la scoperta di Torre Guaceto; il territorio costiero a Nord di Brindisi, pur registrando infatti un gran numero di evidenze protostoriche sia a carattere insediativo (Punta Le Terrare, Torre Testa, Scogli di Apani, Torre Guaceto, Torre Santa Sabina, Monticelli, Masseria Iannuzzo, Rissieddi, etc.) che funerario (tomba a grotticella di San Vito dei Normanni, tomba a fossa di Torre Guaceto, tumulo di Torre Santa Sabina), si presenta ancora quale un mosaico di elementi puntiformi e frammentari nel quale è difficile riconoscere il tessuto di relazioni tra ambiente naturale, spazi insediativi, collegamenti interni, luoghi di sepoltura e aree di culto. In questo contesto le indagini a Torre Guaceto, sia quelle già in corso da diversi anni in relazione all’evoluzione dei paesaggi costieri, alla carta archeologica della riserva ed allo scavo dell’insediamento di Scogli di Apani, che quelle appena avviate ed oggetto della presente richiesta di concessione per l’area della necropoli, potrebbero offrire la concreta opportunità di mettere le basi per un progetto di ricerca che consenta una lettura organica di uno spaccato territoriale dell’età del Bronzo. Gli abitati fortificati di lunga durata con le relative necropoli, gli apprestamenti temporanei o stagionali e gli insediamenti minori come anche i monumenti funerari tutti dislocati più all’interno probabilmente lungo i principali percorsi di collegamento a controllo del territorio e delle sue risorse e, infine, le grotte e i luoghi di culto. Allo stato attuale delle conoscenze, le indagini effettuate nella primavera del 2019 (ed il recupero puntuale di ulteriori materiali in affioramento nel giugno del 2020, Prot. n. 12532-P del 07/07/2020) consentono di esaminare una serie di aspetti connessi, da un lato, al contesto cronologico-culturale e, in parte, all’ambito rituale e, dall’altro, ad alcuni indicatori di carattere topografico e spaziale con lo scopo di individuare i macro-obiettivi da raggiungere contestualmente alle campagne d’indagine sistematica da realizzare nel prossimo biennio: 1) le testimonianze sin qui documentate sono state individuate lungo la fascia intertidale, sia direttamente sul banco di roccia esposto alle mareggiate che in lembi residui di deposito antropico (che riempiono localizzate depressioni dello stesso substrato) che sembra proseguire al di sotto dei depositi di sabbia e sotto la vegetazione spontanea; le trincee di indagine stratigrafica dovranno verificare tale ipotesi e fornire delle indicazioni circa l’estensione e la potenza dei depositi antropici riferibili al sepolcreto; 2) data l’assenza di stratigrafia nell’area indagata, le deposizioni funerarie e gli insiemi di buche di palo si sovrappongono nelle medesime aree (pur senza mai intersecarsi) suggerendo una possibile contemporaneità ed eventuali relazioni spaziali/funzionali; al tempo stesso, però, i pochi materiali ceramici diagnostici rinvenuti nei riempimenti delle buche di palo o nei lembi di deposito dilavati dal mare non direttamente relazionabili con gli ossuari sembrano riferirsi tutti al Bronzo Medio mentre, laddove disponibili, i caratteri formali dei cinerari con i loro coperchi o degli elementi di corredo suggeriscono una cronologia posteriore; le indagini stratigrafiche dovranno fare luce su tali aspetti e soprattutto chiarire se le ampie palizzate subcircolari sia contestuali allo spazio funerario; Gli esiti delle indagini saranno determinanti anche ai fini della tutela dell’area che, pur trovandosi all’interno di un sito SIC in una riserva naturale, potrebbe essere sottoposta a vincolo archeologico. Questo progetto di ricerca si inserisce inoltre nel quadro dello stretto rapporto di collaborazione interistituzionale esistente tra la Soprintendenza ABAP Lecce, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e la riserva di Torre Guaceto e sancito a maggio scorso dalla firma di una apposita convenzione.
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