Le offese all’ambiente producono spesso conseguenze irreversibili sia sulle risorse naturali, sia sulla popolazione esposta alla contaminazione. Esse pongono, dunque, interrogativi fondamentali alla giustizia penale, in particolare su quale sia la gestione più appropriata di quell'interesse, in vista della più efficace prevenzione, nella consapevolezza che simili obiettivi sono resi ulteriormente difficili dalla complessità del fenomeno di riferimento. In questa prospettiva, l’intero impianto del sistema di tutela penale dell’ambiente si mostra ineffettivo, in ragione della carente formulazione delle fattispecie rispetto alle istanze poste dal ‘principio di riconocibilità’, come affermato dalla Corte costituzionale nella ‘storica’ sentenza n. 364 del 1988. In particolare, la formulazione delle contravvenzioni ambientali (che presenta molti aspetti critici nella prospettiva delineata: la sussidiarietà al diritto amministrativo, il contenuto estremamente tecnico delle norme, la loro costruzione ‘stratificata’ e fitta di rinvii normativi, l’equivocità semantica che spesso accompagna alcuni termini e concetti rilevanti nella formulazione del reato) danno spesso luogo a errori sul precetto. Questi ultimi, tuttavia, sono raramente scusati, stante la rigorosa applicazione della disciplina di cui all’art. 5 c.p. D’altro canto, rispetto ai delitti di nuova introduzione, la centralità del momento interpretativo ai fini della definizione puntuale dei contenuti del precetto contraddice l’ideale di certezza della legge penale. L’enforcement è perseguito in sede giudiziale spesso anche al costo della torsione delle categorie giuridiche e dei principi fondamentali. In chiave politico-criminale, modelli di intervento ispirati alla restorative justice paiono promettenti, in quanto volti alla riscoperta del significato precettivo (e non meramente sanzionatorio) del diritto penale: sistemi di responsive regulation - ove praticabili - sembrano stimolare un dialogo ‘virtuoso’ tra tutte le parti interessate in vista della migliore gestione e protezione delle risorse ecologiche, cui si leghi l’accompagnamento del destinatario all’osservanza del precetto.

‘Riconoscibilità’ del precetto penale e modelli innovativi di tutela. Analisi critica del diritto penale dell’ambiente

Giuseppe Rotolo
2018-01-01

Abstract

Le offese all’ambiente producono spesso conseguenze irreversibili sia sulle risorse naturali, sia sulla popolazione esposta alla contaminazione. Esse pongono, dunque, interrogativi fondamentali alla giustizia penale, in particolare su quale sia la gestione più appropriata di quell'interesse, in vista della più efficace prevenzione, nella consapevolezza che simili obiettivi sono resi ulteriormente difficili dalla complessità del fenomeno di riferimento. In questa prospettiva, l’intero impianto del sistema di tutela penale dell’ambiente si mostra ineffettivo, in ragione della carente formulazione delle fattispecie rispetto alle istanze poste dal ‘principio di riconocibilità’, come affermato dalla Corte costituzionale nella ‘storica’ sentenza n. 364 del 1988. In particolare, la formulazione delle contravvenzioni ambientali (che presenta molti aspetti critici nella prospettiva delineata: la sussidiarietà al diritto amministrativo, il contenuto estremamente tecnico delle norme, la loro costruzione ‘stratificata’ e fitta di rinvii normativi, l’equivocità semantica che spesso accompagna alcuni termini e concetti rilevanti nella formulazione del reato) danno spesso luogo a errori sul precetto. Questi ultimi, tuttavia, sono raramente scusati, stante la rigorosa applicazione della disciplina di cui all’art. 5 c.p. D’altro canto, rispetto ai delitti di nuova introduzione, la centralità del momento interpretativo ai fini della definizione puntuale dei contenuti del precetto contraddice l’ideale di certezza della legge penale. L’enforcement è perseguito in sede giudiziale spesso anche al costo della torsione delle categorie giuridiche e dei principi fondamentali. In chiave politico-criminale, modelli di intervento ispirati alla restorative justice paiono promettenti, in quanto volti alla riscoperta del significato precettivo (e non meramente sanzionatorio) del diritto penale: sistemi di responsive regulation - ove praticabili - sembrano stimolare un dialogo ‘virtuoso’ tra tutte le parti interessate in vista della migliore gestione e protezione delle risorse ecologiche, cui si leghi l’accompagnamento del destinatario all’osservanza del precetto.
2018
978-88-921-1545-3
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