Il saggio presenta una rilettura della produzione pittorica documentata all'interno dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno, assumendo come falsariga il corredo illustrativo del Vat. Barb. lat. 2724. Il codice conserva l'esemplare d'apparato della cronaca redatta all'inizio del XII secolo ad opera di un Giovanni, forse identificabile con il quarto degli abati vulturnensi con questo nome. Il manoscritto - un eccezionale esempio di cartulario illustrato - è rimasto per lungo tempo l'unica testimonianza figurativa di una scuola artistica che le pitture murali della fase carolingia attestano di grande rilievo. Le miniature del volume conservano più nuclei iconografici: una sequenza con le storie della fondazione e un interessante ciclo di ritratti di abati. A questa seconda tipologia sembra collegabile una serie di figure a mezzo busto, recuperate in occasione del ritrovamento di un importante deposito di frammenti d'intonaco dipinto riemerso tra il 2001 e il 2003. L'insieme, forse derivante dalla demolizione della basilica maior messo in opera all'inizio del XII per recuperarne materiale da costruzione destinato alla nuova fabbrica, trova confronto nei sistemi decorativi di alcuni edifici romanici di scuola cassinese (Sant'Angelo in Formis, S. Benedetto a Capua) riportando a S. Vincenzo l'archetipo di questa soluzione.
Il mito e la memoria: il ciclo illustrato del Chronicon Vulturnense e le sue radici altomedievali
Lucinia Speciale
2006-01-01
Abstract
Il saggio presenta una rilettura della produzione pittorica documentata all'interno dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno, assumendo come falsariga il corredo illustrativo del Vat. Barb. lat. 2724. Il codice conserva l'esemplare d'apparato della cronaca redatta all'inizio del XII secolo ad opera di un Giovanni, forse identificabile con il quarto degli abati vulturnensi con questo nome. Il manoscritto - un eccezionale esempio di cartulario illustrato - è rimasto per lungo tempo l'unica testimonianza figurativa di una scuola artistica che le pitture murali della fase carolingia attestano di grande rilievo. Le miniature del volume conservano più nuclei iconografici: una sequenza con le storie della fondazione e un interessante ciclo di ritratti di abati. A questa seconda tipologia sembra collegabile una serie di figure a mezzo busto, recuperate in occasione del ritrovamento di un importante deposito di frammenti d'intonaco dipinto riemerso tra il 2001 e il 2003. L'insieme, forse derivante dalla demolizione della basilica maior messo in opera all'inizio del XII per recuperarne materiale da costruzione destinato alla nuova fabbrica, trova confronto nei sistemi decorativi di alcuni edifici romanici di scuola cassinese (Sant'Angelo in Formis, S. Benedetto a Capua) riportando a S. Vincenzo l'archetipo di questa soluzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.