Per parlare preleviamo le parole depositate nella nostra memoria. Lì sono custodite le une distinte dalle altre, così come i suoni che le compongono, ognuno è diverso dall’altro. Ma nell’attimo esatto in cui le pronunciamo, le parole diventano un ammasso informe di molecole d’aria, un groviglio di onde acustiche. C’è solo aria fra chi parla e chi ascolta, eppure siamo in grado di ricostruire in tempo reale parole e frasi. Come può il cervello di un bambino apprendere i suoni della lingua nativa a partire dal segnale acustico senza nessuna istruzione esplicita? Di cosa sono fatti i suoni che depositiamo in memoria quando apprendiamo una lingua? Come fa il cervello a controllare la percezione e la produzione dei suoni? In modo comprensibile a tutti, Il cervello fonologico risponde a queste domande (e molte altre ancora) alla luce delle più recenti indagini nel campo della neurobiologia del linguaggio.
Il cervello fonologico
Grimaldi, Mirko
2019-01-01
Abstract
Per parlare preleviamo le parole depositate nella nostra memoria. Lì sono custodite le une distinte dalle altre, così come i suoni che le compongono, ognuno è diverso dall’altro. Ma nell’attimo esatto in cui le pronunciamo, le parole diventano un ammasso informe di molecole d’aria, un groviglio di onde acustiche. C’è solo aria fra chi parla e chi ascolta, eppure siamo in grado di ricostruire in tempo reale parole e frasi. Come può il cervello di un bambino apprendere i suoni della lingua nativa a partire dal segnale acustico senza nessuna istruzione esplicita? Di cosa sono fatti i suoni che depositiamo in memoria quando apprendiamo una lingua? Come fa il cervello a controllare la percezione e la produzione dei suoni? In modo comprensibile a tutti, Il cervello fonologico risponde a queste domande (e molte altre ancora) alla luce delle più recenti indagini nel campo della neurobiologia del linguaggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.