Il contributo ripercorre le dinamiche di antropizzazione e di aggregazione demica intervenute tra XI e XV secolo in una delle province più periferiche del Mezzogiorno medievale, la Terra d’Otranto. Dalla conquista normanna alla prima età aragonese, la struttura insediativa del contesto geografico in esame, corrispondente alle attuali province di Lecce, Brindisi e Taranto (incluso in territorio di Matera) è stata interessata da profonde trasformazioni e ristrutturazioni, che hanno in parte scardinato, in parte rinnovato o ricompattato i precedenti assetti demici, ridisegnando, a volte anche profondamente, il quadro del popolamento rurale. Le implicazioni più complesse si sono verificate soprattutto a partire dalla seconda metà del XIII secolo, a seguito delle mutazioni prodotte dalla compresenza e dalla interdipendenza di due processi (abbandono e neofondazione) - indagati a lungo separatamente dalla medievistica italiana -, che hanno inciso in maniera evidente sull’assetto della geografia urbana e rurale del territorio. Da un lato, si è registrata la diserzione più o meno radicale di uno o più villaggi preesistente, dall’altro, la fondazione di borghi nuovi, come Francavilla o Martina Franca, sorti a seguito del raggruppamento degli abitanti dei vicini casali abbandonati. Il processo di ridefinizione dei siti di popolamento ha investito più marcatamente l’area nord-occidentale di Terra d’Otranto, ovvero il territorio compreso tra Taranto, Nardò, Brindisi e Lecce, maggiormente interessato dalla conversione alla cerealicoltura di suoli precedentemente destinati alle colture specializzate della vite e dell’olivo; mentre la parte meridionale della provincia, densamente popolata e già segnata da un insediamento sparso in piccoli villaggi, ha conservato grossomodo la strutturazione che ancora oggi contraddistingue il tessuto insediativo del basso Salento.
Processi di fondazione e di abbandono nel Mezzogiorno medievale: la Terra d’Otranto (secc. XI-XV)
Petracca, Luciana
2022-01-01
Abstract
Il contributo ripercorre le dinamiche di antropizzazione e di aggregazione demica intervenute tra XI e XV secolo in una delle province più periferiche del Mezzogiorno medievale, la Terra d’Otranto. Dalla conquista normanna alla prima età aragonese, la struttura insediativa del contesto geografico in esame, corrispondente alle attuali province di Lecce, Brindisi e Taranto (incluso in territorio di Matera) è stata interessata da profonde trasformazioni e ristrutturazioni, che hanno in parte scardinato, in parte rinnovato o ricompattato i precedenti assetti demici, ridisegnando, a volte anche profondamente, il quadro del popolamento rurale. Le implicazioni più complesse si sono verificate soprattutto a partire dalla seconda metà del XIII secolo, a seguito delle mutazioni prodotte dalla compresenza e dalla interdipendenza di due processi (abbandono e neofondazione) - indagati a lungo separatamente dalla medievistica italiana -, che hanno inciso in maniera evidente sull’assetto della geografia urbana e rurale del territorio. Da un lato, si è registrata la diserzione più o meno radicale di uno o più villaggi preesistente, dall’altro, la fondazione di borghi nuovi, come Francavilla o Martina Franca, sorti a seguito del raggruppamento degli abitanti dei vicini casali abbandonati. Il processo di ridefinizione dei siti di popolamento ha investito più marcatamente l’area nord-occidentale di Terra d’Otranto, ovvero il territorio compreso tra Taranto, Nardò, Brindisi e Lecce, maggiormente interessato dalla conversione alla cerealicoltura di suoli precedentemente destinati alle colture specializzate della vite e dell’olivo; mentre la parte meridionale della provincia, densamente popolata e già segnata da un insediamento sparso in piccoli villaggi, ha conservato grossomodo la strutturazione che ancora oggi contraddistingue il tessuto insediativo del basso Salento.File | Dimensione | Formato | |
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