L’intervento punta a mettere in luce un aspetto meno noto della questione della lingua del Cinquecento, e cioè il conflitto fra sostenitori del volgare e sostenitori del latino, con particolare riferimento al versante dei difensori della lingua antica, in un’epoca nella quale l’affermazione del volgare si presentava oramai come un fatto culturale conclamato. Fra Quattro e Cinquecento autori come Romolo Amaseo, Celio Calcagnini, Lazzaro Bonamico, Francesco Florido, Carlo Sigonio, spesso considerati da una certa manualistica come attardati difensori della lingua latina, in realtà sono interpreti di una tradizione linguistico-letteraria e storico-culturale significativa e testimoni dell’identità bilinguistica (trilinguistica, se si considera la lingua dialettale) delle lettere italiane. Anche nelle seconda metà del secolo XVI la polemica latino-volgare divamperà facendo ancora ricorso ad argomentazioni topiche, ma in un panorama in cui l’egemonia e l’espansione dell’italiano costringeranno i latinisti su posizioni sempre più marginali e difensive. Questa evoluzione si coglie particolarmente in scrittori come il pugliese Quinto Mario Corrado e il genovese Uberto Foglietta, promotori di un uso del latino funzionalmente differenziato, per destinazione e contesti d’uso, rispetto all’italiano, pur nella coerente rivendicazione del valore assoluto e universale del sermo romanus.
LATINO VS VOLGARE: SCRIPTORES LATINI E SCRIPTORES VERNACULI NEL RINASCIMENTO
MARCO LEONE
2020-01-01
Abstract
L’intervento punta a mettere in luce un aspetto meno noto della questione della lingua del Cinquecento, e cioè il conflitto fra sostenitori del volgare e sostenitori del latino, con particolare riferimento al versante dei difensori della lingua antica, in un’epoca nella quale l’affermazione del volgare si presentava oramai come un fatto culturale conclamato. Fra Quattro e Cinquecento autori come Romolo Amaseo, Celio Calcagnini, Lazzaro Bonamico, Francesco Florido, Carlo Sigonio, spesso considerati da una certa manualistica come attardati difensori della lingua latina, in realtà sono interpreti di una tradizione linguistico-letteraria e storico-culturale significativa e testimoni dell’identità bilinguistica (trilinguistica, se si considera la lingua dialettale) delle lettere italiane. Anche nelle seconda metà del secolo XVI la polemica latino-volgare divamperà facendo ancora ricorso ad argomentazioni topiche, ma in un panorama in cui l’egemonia e l’espansione dell’italiano costringeranno i latinisti su posizioni sempre più marginali e difensive. Questa evoluzione si coglie particolarmente in scrittori come il pugliese Quinto Mario Corrado e il genovese Uberto Foglietta, promotori di un uso del latino funzionalmente differenziato, per destinazione e contesti d’uso, rispetto all’italiano, pur nella coerente rivendicazione del valore assoluto e universale del sermo romanus.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.