La discussione ha affrontato in primo luogo le produzioni del comparto adriatico, particolarmente cospicue per questa fase, e quindi gli apporti “esterni”, esemplificando la trama di relazioni e scambi con l’ausilio di contesti paradigmatici, particolarmente rappresentativi dei fenomeni segnalati. Si tratta di contesti di terra ma anche di giacimenti subacquei, veri e propri “miliari” delle vie del mare, per mettere a fuoco modi, vettori e attori di fenomeni di circolazione e distribuzione; è proprio l’associazione di entrambi i punti di osservazione, di entrambe le prospettive – da terra e da mare – a rendere in parte possibile il superamento di limiti e specificità degli stessi contesti. La documentazione è particolarmente ricca per alcune aree, oggetto di studi sistematici: il Salento (la Carta Archeologica Subacquea è ormai un Web GIS, in costante aggiornamento), l’alto arco Adriatico, interessato da progetti di ricerca anche transfrontalieri, le coste croate, grazie alle attività degli organismi istituzionali ma anche delle realtà locali. Altri comprensori non hanno goduto dello stesso interesse: solo da poco, con il progetto Liburna, si è avviato un programma di ricerche dei paesaggi costieri albanesi, promosso dall’Università di Foggia. Pur con questa difformità di dati e conoscenze, si possono focalizzare alcuni aspetti del vivace movimento “per mare” di uomini e beni . L’esplosione del commercio vinario della penisola all’indomani della II guerra punica, riflesso nel passaggio dall’anfora grecoitalica alle Dressel 1 sul versante tirrenico e alle Lamboglia 2 su quello adriatico, determina una spinta propulsiva che segna fortemente il comparto adriatico (si pensi alle manifatture della Puglia meridionale, fiorite a partire dai decenni centrali del secolo o poco prima), con un imprinting che manterrà costante, anche per moto inerziale, nei secoli successivi. La cesura tra i due Mediterranei, che corre lungo la dorsale appenninica, sui fondali dello Ionio e fino alla Grande Sirte, si rappresenta nella profonda differenza tra un relitto tirrenico e i giacimenti subacquei adriatici (per esempio il carico di Torre S. Sabina nel Brindisino o il deposito di Siculi, od. Resnik presso Spalato), così come tra la colonia latina di Brindisi e le sue sorelle del versante tirrenico.

Flussi di circolazione e redistribuzione in Adriatico tra tarda Repubblica e tardo Impero: anfore da contesti terrestri e subacquei

R. Auriemma;
2015-01-01

Abstract

La discussione ha affrontato in primo luogo le produzioni del comparto adriatico, particolarmente cospicue per questa fase, e quindi gli apporti “esterni”, esemplificando la trama di relazioni e scambi con l’ausilio di contesti paradigmatici, particolarmente rappresentativi dei fenomeni segnalati. Si tratta di contesti di terra ma anche di giacimenti subacquei, veri e propri “miliari” delle vie del mare, per mettere a fuoco modi, vettori e attori di fenomeni di circolazione e distribuzione; è proprio l’associazione di entrambi i punti di osservazione, di entrambe le prospettive – da terra e da mare – a rendere in parte possibile il superamento di limiti e specificità degli stessi contesti. La documentazione è particolarmente ricca per alcune aree, oggetto di studi sistematici: il Salento (la Carta Archeologica Subacquea è ormai un Web GIS, in costante aggiornamento), l’alto arco Adriatico, interessato da progetti di ricerca anche transfrontalieri, le coste croate, grazie alle attività degli organismi istituzionali ma anche delle realtà locali. Altri comprensori non hanno goduto dello stesso interesse: solo da poco, con il progetto Liburna, si è avviato un programma di ricerche dei paesaggi costieri albanesi, promosso dall’Università di Foggia. Pur con questa difformità di dati e conoscenze, si possono focalizzare alcuni aspetti del vivace movimento “per mare” di uomini e beni . L’esplosione del commercio vinario della penisola all’indomani della II guerra punica, riflesso nel passaggio dall’anfora grecoitalica alle Dressel 1 sul versante tirrenico e alle Lamboglia 2 su quello adriatico, determina una spinta propulsiva che segna fortemente il comparto adriatico (si pensi alle manifatture della Puglia meridionale, fiorite a partire dai decenni centrali del secolo o poco prima), con un imprinting che manterrà costante, anche per moto inerziale, nei secoli successivi. La cesura tra i due Mediterranei, che corre lungo la dorsale appenninica, sui fondali dello Ionio e fino alla Grande Sirte, si rappresenta nella profonda differenza tra un relitto tirrenico e i giacimenti subacquei adriatici (per esempio il carico di Torre S. Sabina nel Brindisino o il deposito di Siculi, od. Resnik presso Spalato), così come tra la colonia latina di Brindisi e le sue sorelle del versante tirrenico.
2015
2356131450
978-2356131454
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