La quinta edizione delle Lecturae Lupienses ha rinunciato alle finestre interdisciplinari delle edizioni precedenti e ha puntato, per una volta, alla sola intimità culturale e testuale nello studio dell'opera dantesca. Mira Mocan ha enucleato i rapporti tra la figuralità metaforica di Dante e le fonti, soprattutto boeziane, dei modelli geometrici ai quali il poeta si richiama in più punti della Commedia, come a dar corpo fisico e “solidità” razionale a evanescenti virtù morali. Paolo Falzone, riprendendo la tesi di fondo esposta nel volume di Carpi sulla nobiltà di Dante, ne discute con acume e con circonstanziata documentazione l’approdo teorico, presentando credibilmente tesi assai distanti da quelle esposte dal più noto, compianto studioso. Leyla Livraghi, circumnavigando la citazione dantesca di Livio «che non erra», ne ha rintracciato dapprima l’autentico significato e ne ha poi indicato con meditata intelligenza il carattere fondativo di un modello di prosa storiografica. Beatrice Stasi ha affrontato la dura tematica dei canti della Superbia e ha disegnato un fitto reticolato di rapporti interni ad altri luoghi della Commedia e, più in generale, di un argomento centrale per la dottrina morale del tempo di Dante. Infine, Stefano Prandi ci offre una nuova e brillante rilettura di Inf. XXXI, regalandoci nuovi e persuasivi punti di vista sul ruolo e il significato dei Giganti.

Lectura Dantis Lupiensis vol. 5 – 2016

Valter Leonardo Puccetti
2018-01-01

Abstract

La quinta edizione delle Lecturae Lupienses ha rinunciato alle finestre interdisciplinari delle edizioni precedenti e ha puntato, per una volta, alla sola intimità culturale e testuale nello studio dell'opera dantesca. Mira Mocan ha enucleato i rapporti tra la figuralità metaforica di Dante e le fonti, soprattutto boeziane, dei modelli geometrici ai quali il poeta si richiama in più punti della Commedia, come a dar corpo fisico e “solidità” razionale a evanescenti virtù morali. Paolo Falzone, riprendendo la tesi di fondo esposta nel volume di Carpi sulla nobiltà di Dante, ne discute con acume e con circonstanziata documentazione l’approdo teorico, presentando credibilmente tesi assai distanti da quelle esposte dal più noto, compianto studioso. Leyla Livraghi, circumnavigando la citazione dantesca di Livio «che non erra», ne ha rintracciato dapprima l’autentico significato e ne ha poi indicato con meditata intelligenza il carattere fondativo di un modello di prosa storiografica. Beatrice Stasi ha affrontato la dura tematica dei canti della Superbia e ha disegnato un fitto reticolato di rapporti interni ad altri luoghi della Commedia e, più in generale, di un argomento centrale per la dottrina morale del tempo di Dante. Infine, Stefano Prandi ci offre una nuova e brillante rilettura di Inf. XXXI, regalandoci nuovi e persuasivi punti di vista sul ruolo e il significato dei Giganti.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/425224
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact