Le relazioni tra il Regno d’Italia e il Regno di Serbia durante la prima guerra mondiale furono caratterizzate da tensioni, polemiche, difficoltà e in molti casi anche ostilità. Nonostante fossero entrambi impegnati in uno sforzo bellico comune contro lo stesso nemico, l’Impero asburgico (il principale avversario di Roma e Belgrado all'interno della coalizione formata dagli Imperi Centrali, Germania e Austro-Ungheria, insieme a Bulgaria e Impero Ottomano), i due paesi agirono più come rivali, che come partner determinati a cooperare lealmente in vista della vittoria finale. La guerra condotta dall'Italia e dalla Serbia fu una sorta di “guerra parallela”, combattuta singolarmente da Roma e Belgrado per la realizzazione dei propri obiettivi nazionali; una lotta condotta dai due Regni non solo senza tener conto delle reciproche esigenze strategiche, ma tal volta anche a discapito degli interessi politici e territoriali dei propri compagni d’arme. I motivi di frizione e di divisione furono principalmente determinati dal massimalismo dei programmi nazionali e delle aspirazioni territoriali, e dall'intransigenza delle posizioni politiche a sostegno di tali rivendicazioni. La radicalizzazione dei contrasti italo-serbi nel corso della Grande Guerra fu, quindi, la risultante dell’unilateralismo con cui la politica italiana e quella serba formularono e tentarono di attuare i propri scopi di guerra, simili e speculari in superficie, ma probabilmente inconciliabili nella sostanza.
Grande Italia o Grande Serbia? Lo scontro tra Roma e Belgrado sugli scopi di guerra in Adriatico
Massimo Bucarelli
2017-01-01
Abstract
Le relazioni tra il Regno d’Italia e il Regno di Serbia durante la prima guerra mondiale furono caratterizzate da tensioni, polemiche, difficoltà e in molti casi anche ostilità. Nonostante fossero entrambi impegnati in uno sforzo bellico comune contro lo stesso nemico, l’Impero asburgico (il principale avversario di Roma e Belgrado all'interno della coalizione formata dagli Imperi Centrali, Germania e Austro-Ungheria, insieme a Bulgaria e Impero Ottomano), i due paesi agirono più come rivali, che come partner determinati a cooperare lealmente in vista della vittoria finale. La guerra condotta dall'Italia e dalla Serbia fu una sorta di “guerra parallela”, combattuta singolarmente da Roma e Belgrado per la realizzazione dei propri obiettivi nazionali; una lotta condotta dai due Regni non solo senza tener conto delle reciproche esigenze strategiche, ma tal volta anche a discapito degli interessi politici e territoriali dei propri compagni d’arme. I motivi di frizione e di divisione furono principalmente determinati dal massimalismo dei programmi nazionali e delle aspirazioni territoriali, e dall'intransigenza delle posizioni politiche a sostegno di tali rivendicazioni. La radicalizzazione dei contrasti italo-serbi nel corso della Grande Guerra fu, quindi, la risultante dell’unilateralismo con cui la politica italiana e quella serba formularono e tentarono di attuare i propri scopi di guerra, simili e speculari in superficie, ma probabilmente inconciliabili nella sostanza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.