Nella società contemporanea, caratterizzata da enormi potenzialità comunicative, costruiamo nuovi recinti per isolare ed auto isolarci. Obiettivo del saggio è fornire alcune riflessioni sulla portata sociale di questi nuovi muri, sull’isolamento come esclusione sociale e perfino come repulsione sociale (soprattutto nel caso dei muri per i migranti). Lo spunto è stato fornito dai recenti fatti che hanno riguardato i tentativi di contenimento di coloro che cercano di arrivare in Europa da zone martoriate del mondo e soprattutto dalla costruzione del muro voluto dall’Ungheria di Orban per sbarrare l’accesso a migliaia di profughi . L’“emergenza sicurezza” è la giustificazione politica per la costruzione di questi muri, nati per fronteggiare ed arginare la paura dei cittadini, in assenza di risposte politiche adeguate. Le riflessioni contenute in questo saggio saranno volte ad esaminare le tre forme di isolamento considerate (il muro di vetro del computer, i muri di cinta delle gated communities e i muri per i migranti), evidenziando il contributo di ciascuna alla costruzione dell’isolamento come vera e propria tipologia di organizzazione sociale della società contemporanea. I processi di spazializzazione introdotti dai nuovi muri, infatti, non solo generano una separazione tra un “dentro” e un “fuori”, ma finiscono con l’istituire una cesura totale dei legami di alterità (De Leonardis, 2015), dando luogo alla nascita del processo che Bauman (1993) chiama “adiaforizzazione”, il quale comporta lo sganciamento dell’azione sociale da ogni considerazione e responsabilità morale, compiendo scelte basate esclusivamente su criteri di efficienza strumentale. Tutto nel tentativo illusorio di eliminare il rischio e il conflitto, ossessionati dalla sicurezza, alla vana ricerca di un futuro senza attrito (Morozov, 2013).
Nuovi muri. Isolamento ed esclusione nella società ipertecnologica
CORLIANO', Maria Emanuela
2016-01-01
Abstract
Nella società contemporanea, caratterizzata da enormi potenzialità comunicative, costruiamo nuovi recinti per isolare ed auto isolarci. Obiettivo del saggio è fornire alcune riflessioni sulla portata sociale di questi nuovi muri, sull’isolamento come esclusione sociale e perfino come repulsione sociale (soprattutto nel caso dei muri per i migranti). Lo spunto è stato fornito dai recenti fatti che hanno riguardato i tentativi di contenimento di coloro che cercano di arrivare in Europa da zone martoriate del mondo e soprattutto dalla costruzione del muro voluto dall’Ungheria di Orban per sbarrare l’accesso a migliaia di profughi . L’“emergenza sicurezza” è la giustificazione politica per la costruzione di questi muri, nati per fronteggiare ed arginare la paura dei cittadini, in assenza di risposte politiche adeguate. Le riflessioni contenute in questo saggio saranno volte ad esaminare le tre forme di isolamento considerate (il muro di vetro del computer, i muri di cinta delle gated communities e i muri per i migranti), evidenziando il contributo di ciascuna alla costruzione dell’isolamento come vera e propria tipologia di organizzazione sociale della società contemporanea. I processi di spazializzazione introdotti dai nuovi muri, infatti, non solo generano una separazione tra un “dentro” e un “fuori”, ma finiscono con l’istituire una cesura totale dei legami di alterità (De Leonardis, 2015), dando luogo alla nascita del processo che Bauman (1993) chiama “adiaforizzazione”, il quale comporta lo sganciamento dell’azione sociale da ogni considerazione e responsabilità morale, compiendo scelte basate esclusivamente su criteri di efficienza strumentale. Tutto nel tentativo illusorio di eliminare il rischio e il conflitto, ossessionati dalla sicurezza, alla vana ricerca di un futuro senza attrito (Morozov, 2013).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.