In questi ultimi decenni la letteratura sui temi delle povertà e sull’analisi dei meccanismi che producono diseguaglianze tra gli individui e tra le nazioni è cresciuta in maniera considerevole e con risultati rilevanti sia sul piano teorico e dell’affinamento dei metodi di analisi, che su quello dell’indagine empirica1. Seguendo tali sviluppi un po’ da lontano, come storico del pensiero economico, sono stato sorpreso dalla presenza in essa di cenni superficiali a momenti dell’analisi economica, a cominciare dalla riflessione del periodo illuministico, in cui questi temi hanno occupato una posizione centrale. Come succede spesso, le “riscoperte” della centralità di alcuni problemi fanno torto alle precedenti trattazioni di essi. Eppure, se si guarda al dibattito illuministico sul rapporto tra crescita economica, sviluppo sociale e perfezionamento umano, ci si rende agevolmente conto del fatto che la riflessione sui temi in questione non fu né univoca, né superficialmente ottimistica (come si continua a sostenere). In questo contesto non mi sembra inutile richiamare brevemente parte della complessa indagine illuministica sui rapporti tra crescita economica e progresso sociale, dal momento che essa riveste ancora grande interesse 1. Per quanto riguarda gli aspetti metodologici e relativi all’affinamento della strumentazione analitica, basti rinviare ad Anand, Sen, 1994 e 1997. Per un quadro generale del dibattito cfr. Fukuda-Parr, Shiva Kumar, 2003; Delbono, Lanzi, 2007; Acocella, 2004. 32 vitantonio gioia sia sul versante dell’analisi della crescita economica e dei meccanismi che la rendono possibile, che su quello dell’aspirazione a un sistema sociale più equo. Sul primo versante, gli illuministi individuano i tratti distintivi di un sistema economico i cui meccanismi di funzionamento hanno determinanti endogene che, in ultima analisi, riposano sulle motivazioni e sul comportamento degli individui. Le loro riflessioni si muovono, in maniera ampia e originale, dall’analisi dei nuovi tratti dell’agire economico a quella dei sistemi motivazionali che strutturano i comportamenti individuali, dalle componenti propriamente economiche a quelle di natura extra- economica. Analisi economica e analisi sociologica si snodano, dunque, lungo itinerari convergenti con lo scopo di definire i processi che, nel contesto di un ordine sociale dotato di originali caratteri costituivi, definiscano a un tempo le possibili evoluzioni del sistema e le trasformazioni degli attori sociali. Sul secondo versante, gli illuministi mettono a punto un concetto di progresso sociale che è caratterizzato soprattutto dal riferimento all’idea del perfezionamento umano, poiché l’incremento della ricchezza materiale è considerato solo una necessaria precondizione dello sviluppo umano ( Jonas, 1975, vol. i, pp. 110 ss.; Koselleck, 2009, pp. 60 ss.; Nutzinger, 1991, pp. 79 ss.). Proprio l’ampia base che costituiva il punto di partenza dei pensatori dell’illuminismo, travalicando i confini specialistici delle singole discipline, consente di aprire interessanti prospettive analitiche anche sul versante di quello che sarà successivamente definito come il “disagio della modernità”: uno stato caratterizzato dalla genesi e diffusione di nuove diseguaglianze in un contesto determinato da continui e diffusi processi di arricchimento. Allora, come ora, l’interrogativo era, dunque, il seguente: se e a quali condizioni crescita economica e sviluppo umano possono conciliarsi.

Diseguaglianze e sviluppo. Le radici antiche di un problema attuale,

GIOIA, Vitantonio;
2016-01-01

Abstract

In questi ultimi decenni la letteratura sui temi delle povertà e sull’analisi dei meccanismi che producono diseguaglianze tra gli individui e tra le nazioni è cresciuta in maniera considerevole e con risultati rilevanti sia sul piano teorico e dell’affinamento dei metodi di analisi, che su quello dell’indagine empirica1. Seguendo tali sviluppi un po’ da lontano, come storico del pensiero economico, sono stato sorpreso dalla presenza in essa di cenni superficiali a momenti dell’analisi economica, a cominciare dalla riflessione del periodo illuministico, in cui questi temi hanno occupato una posizione centrale. Come succede spesso, le “riscoperte” della centralità di alcuni problemi fanno torto alle precedenti trattazioni di essi. Eppure, se si guarda al dibattito illuministico sul rapporto tra crescita economica, sviluppo sociale e perfezionamento umano, ci si rende agevolmente conto del fatto che la riflessione sui temi in questione non fu né univoca, né superficialmente ottimistica (come si continua a sostenere). In questo contesto non mi sembra inutile richiamare brevemente parte della complessa indagine illuministica sui rapporti tra crescita economica e progresso sociale, dal momento che essa riveste ancora grande interesse 1. Per quanto riguarda gli aspetti metodologici e relativi all’affinamento della strumentazione analitica, basti rinviare ad Anand, Sen, 1994 e 1997. Per un quadro generale del dibattito cfr. Fukuda-Parr, Shiva Kumar, 2003; Delbono, Lanzi, 2007; Acocella, 2004. 32 vitantonio gioia sia sul versante dell’analisi della crescita economica e dei meccanismi che la rendono possibile, che su quello dell’aspirazione a un sistema sociale più equo. Sul primo versante, gli illuministi individuano i tratti distintivi di un sistema economico i cui meccanismi di funzionamento hanno determinanti endogene che, in ultima analisi, riposano sulle motivazioni e sul comportamento degli individui. Le loro riflessioni si muovono, in maniera ampia e originale, dall’analisi dei nuovi tratti dell’agire economico a quella dei sistemi motivazionali che strutturano i comportamenti individuali, dalle componenti propriamente economiche a quelle di natura extra- economica. Analisi economica e analisi sociologica si snodano, dunque, lungo itinerari convergenti con lo scopo di definire i processi che, nel contesto di un ordine sociale dotato di originali caratteri costituivi, definiscano a un tempo le possibili evoluzioni del sistema e le trasformazioni degli attori sociali. Sul secondo versante, gli illuministi mettono a punto un concetto di progresso sociale che è caratterizzato soprattutto dal riferimento all’idea del perfezionamento umano, poiché l’incremento della ricchezza materiale è considerato solo una necessaria precondizione dello sviluppo umano ( Jonas, 1975, vol. i, pp. 110 ss.; Koselleck, 2009, pp. 60 ss.; Nutzinger, 1991, pp. 79 ss.). Proprio l’ampia base che costituiva il punto di partenza dei pensatori dell’illuminismo, travalicando i confini specialistici delle singole discipline, consente di aprire interessanti prospettive analitiche anche sul versante di quello che sarà successivamente definito come il “disagio della modernità”: uno stato caratterizzato dalla genesi e diffusione di nuove diseguaglianze in un contesto determinato da continui e diffusi processi di arricchimento. Allora, come ora, l’interrogativo era, dunque, il seguente: se e a quali condizioni crescita economica e sviluppo umano possono conciliarsi.
2016
978-88-430-8077-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/410104
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