Questo articolo è stato sottoposto a un processo di double-blind peer review. Negli ultimi anni si è registrato da parte della storiografia filosofica europea un interesse sempre più vivo nei confronti degli ambiti di indagine in cui si possono rinvenire degli effettivi punti di incontro tra la cultura umanistica e quella scientifica. Ciò è stato sostenuto da politiche culturali specifiche indirizzate a raggiungere un livello culturale medio della popolazione tale da governare nel modo migliore possibile il problema della complessità che si manifesta in tutti i campi di azione dell’essere umano, da quello professionale a quello politico, e che porta all’emarginazione economica e sociale chi non possiede le necessarie competenze cognitive. La comprensione della scienza da una parte e del divenire della storia e del pensiero dall’altra risultano centrali nei due campi fondamentali per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell’umanità che sono l’edificazione del capitale umano e lo sviluppo e la salvaguardia della democrazia. L’incremento della qualità e della quantità della conoscenza è fondamentale sia per garantire lo sviluppo tecnologico che sostiene quella parte del progresso scientifico più sensibile alle istanze della qualità della vita e dell’ambiente in tutti i campi, da quello economico a quello ingegneristico a quello socio-culturale, sia per conferire la capacità di discernere le proposte politiche che vanno nella direzione del bene comune da quelle che servono esclusivamente interessi speculativi. La conoscenza e la cultura contribuiscono anche alla salvaguardia della democrazia allorché permettono l’accesso ai mezzi di comunicazione sempre più complessi che il mercato mette a disposizione e consentono di esprimere un consenso politico ponderato nell’ambito di una massa di informazioni quantitativamente sempre maggiore ma qualitativamente spesso oscura e di dubbia provenienza. La relazione espone il percorso della scienza soffermandosi in particolare sull’aspetto sociale della ricerca scientifica. Si deve rilevare che sino alla fine degli anni ’60 del XX secolo la prospettiva epistemologica prevalente è quella impostata dal circolo di Vienna che di fatto mutua una visione della psicologia della conoscenza che, sotto questo aspetto, mantiene gli stessi caratteri rilevabili, andando a ritroso, nell’immagine della natura umana formulata dai pensatori illuministi nel XVIII secolo, nella tipologia dell’indagine propria della rivoluzione scientifica del XVII secolo, fino alla grande tradizione epistemologica aristotelica che affonda le sue radici nella stagione dell’illuminismo greco e nella ricerca del logos. Continuando a focalizzare l’attenzione sull’aspetto sociale della ricerca scientifica, in questa grande tradizione si nota una costante chiusura nei confronti di ogni apporto non formalizzabile nel metodo di volta in volta riconosciuto come valido. In estrema sintesi, già dall’opera di Kuhn in poi si registra un costante incremento dell’aspetto sociale della conoscenza e della indagine storica sull’effettiva pratica della ricerca scientifica. La tradizione post moderna evidenzia come non vi può essere una struttura concettuale capace di comprendere e organizzare tutti i fenomeni e quindi come viene meno l’ideale della scienza emancipativa dell’illuminismo. La nuova prospettiva della società della conoscenza concentra le sue energie sull’edificazione del capitale umano e identifica nella filosofia la risorsa critica essenziale per strutturare la formazione continua al fine superare l’obsolescenza dei saperi e difendere la democrazia come libera circolazione dei saperi.

Una prospettiva storico-filosofica: lo sviluppo delle capacità critiche come diritto civile nella società della conoscenza

DE BELLIS, Ennio
2016-01-01

Abstract

Questo articolo è stato sottoposto a un processo di double-blind peer review. Negli ultimi anni si è registrato da parte della storiografia filosofica europea un interesse sempre più vivo nei confronti degli ambiti di indagine in cui si possono rinvenire degli effettivi punti di incontro tra la cultura umanistica e quella scientifica. Ciò è stato sostenuto da politiche culturali specifiche indirizzate a raggiungere un livello culturale medio della popolazione tale da governare nel modo migliore possibile il problema della complessità che si manifesta in tutti i campi di azione dell’essere umano, da quello professionale a quello politico, e che porta all’emarginazione economica e sociale chi non possiede le necessarie competenze cognitive. La comprensione della scienza da una parte e del divenire della storia e del pensiero dall’altra risultano centrali nei due campi fondamentali per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell’umanità che sono l’edificazione del capitale umano e lo sviluppo e la salvaguardia della democrazia. L’incremento della qualità e della quantità della conoscenza è fondamentale sia per garantire lo sviluppo tecnologico che sostiene quella parte del progresso scientifico più sensibile alle istanze della qualità della vita e dell’ambiente in tutti i campi, da quello economico a quello ingegneristico a quello socio-culturale, sia per conferire la capacità di discernere le proposte politiche che vanno nella direzione del bene comune da quelle che servono esclusivamente interessi speculativi. La conoscenza e la cultura contribuiscono anche alla salvaguardia della democrazia allorché permettono l’accesso ai mezzi di comunicazione sempre più complessi che il mercato mette a disposizione e consentono di esprimere un consenso politico ponderato nell’ambito di una massa di informazioni quantitativamente sempre maggiore ma qualitativamente spesso oscura e di dubbia provenienza. La relazione espone il percorso della scienza soffermandosi in particolare sull’aspetto sociale della ricerca scientifica. Si deve rilevare che sino alla fine degli anni ’60 del XX secolo la prospettiva epistemologica prevalente è quella impostata dal circolo di Vienna che di fatto mutua una visione della psicologia della conoscenza che, sotto questo aspetto, mantiene gli stessi caratteri rilevabili, andando a ritroso, nell’immagine della natura umana formulata dai pensatori illuministi nel XVIII secolo, nella tipologia dell’indagine propria della rivoluzione scientifica del XVII secolo, fino alla grande tradizione epistemologica aristotelica che affonda le sue radici nella stagione dell’illuminismo greco e nella ricerca del logos. Continuando a focalizzare l’attenzione sull’aspetto sociale della ricerca scientifica, in questa grande tradizione si nota una costante chiusura nei confronti di ogni apporto non formalizzabile nel metodo di volta in volta riconosciuto come valido. In estrema sintesi, già dall’opera di Kuhn in poi si registra un costante incremento dell’aspetto sociale della conoscenza e della indagine storica sull’effettiva pratica della ricerca scientifica. La tradizione post moderna evidenzia come non vi può essere una struttura concettuale capace di comprendere e organizzare tutti i fenomeni e quindi come viene meno l’ideale della scienza emancipativa dell’illuminismo. La nuova prospettiva della società della conoscenza concentra le sue energie sull’edificazione del capitale umano e identifica nella filosofia la risorsa critica essenziale per strutturare la formazione continua al fine superare l’obsolescenza dei saperi e difendere la democrazia come libera circolazione dei saperi.
2016
978-88-9363-024-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/409563
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