Il libro vuole essere un contributo alla conoscenza di ciò che il diritto è e del ruolo che esso svolge nella società moderna. Al tempo stesso è un invito a ripensare la teoria del diritto e il suo ruolo nell’analisi del diritto. La domanda si rivolge, per usare il termine della tradizione, alla natura sia del diritto che della sua conoscenza: come si contraddistingue il diritto in quanto struttura della società, come si caratterizzano gli studi sulle sue specifiche prestazioni e funzioni? Cosa rende diritto il diritto? La giuridicità del diritto è un concetto, non un ideale. Le questioni centrali sono: qual è la specifica forma giuridica che determina l’appartenere di certi fenomeni al diritto, quali i criteri che consentono la loro descrizione come giuridici, come si differenziano fenomeni giuridici da fenomeni non-giuridici? Se si distingue dall’obbligo morale, dalla necessità naturale e dall’oppressione politica, allora in che cosa consiste il «dovere» giuridico? Come si costituisce la differenza? Fino a che punto è utile un concetto di diritto? Il diritto positivo moderno si è affermato essenzialmente come diritto statale, e questo fatto ha condizionato e condiziona ancora per molti versi i tentativi di una sua concettualizzazione e comprensione sistematica. La posizione del presente lavoro è che siano richiesti, oggi, approcci teorici e strumenti di analisi liberi dal tacito presupposto di tale modello come misura della giuridicità del diritto. In questa prospettiva, saranno trattate tre questioni guida: come si contraddistinguono il diritto e le ricerche sulle prestazioni e funzioni che lo rendono così speciale (prima parte), come è stata descritta la giuridicità del diritto dalle moderne teorie e filosofie nel tentativo di tracciare le linee di demarcazione tra ciò che è diritto e ciò che non è diritto (seconda parte), qual è il ruolo e il significato del diritto nella società mondo e quali sono le attuali condizioni di produzione del sapere giuridico (terza parte)? La prima parte (capp. 1-2) mette in discussione l’identificazione moderna del diritto statale con il diritto tout court e la conseguente riduzione della sua funzione al solo mantenimento dell’ordine sociale. La seconda parte (capp. 3-6) si allontana apparentemente da quel che sotto l’aspetto disciplinare attualmente si chiama «teoria generale del diritto» per orientarsi verso ciò che la stessa prospettiva chiamerebbe (non senza riserve!) «filosofia del diritto». Ma, qui, non si tratta tanto di una ricostruzione concettuale o storica della tradizione quanto piuttosto del tentativo di presentare e di contestualizzare alcuni autori le cui teorie hanno contribuito in modo significativo a formare l’immagine moderna del diritto. L’argomento della terza parte (cap. 7) sono proprio i nuovi attori e luoghi istituzionali del diritto in via di «globalizzazione» e la sfida che esso rappresenta per la teoria giuridica improntata sul diritto europeo continentale. Come si caratterizza il «nuovo diritto» emergente nella società mondo e quali sono le ripercussioni di questi sviluppo su produzione, organizzazione e utilizzazione del sapere giuridico, qual è, in particolare, il ruolo degli esperti e delle law firms nella produzione e nello sfruttamento del sapere giuridico? Come si differenzia la forma oggi prevalente del sapere giuridico, l’expertise, dal modello precedente, la scienza del diritto? Queste domande confluiscono in un’unica domanda: potrà mantenere il diritto la rilevanza assunta nel moderno? Nonostante l’apparente autosufficienza della «prassi» giuridica odierna cresce il fabbisogno di teoria. Ma la riflessione teorica sul diritto, per tenere il passo con gli sviluppi, necessiterà di un nuovo quadro di riferimento che si dimostra, nel collocare la produzione giuridica ‹sconfinata› all’intersezione di analisi di provenienza varia, veramente interdisciplinare e capace di analizzare sia le connessioni tra persone, luoghi, ideologie e culture che i nessi strutturali tra economia, politica e diritto e che è in grado di rendere visibili i processi di «concatenamento» dai quali emerge quel che Deleuze e Guattari chiamano «assemblaggi» in cui si fondono tratti corporei e dell’operare macchinario con tratti del comunicare, dell’enunciazione e dell’espressione. Questa nuova teoria non potrà più essere «scienza» (o «filosofia») nel senso della costruzione sistematica di quel che c’è, ma si configurerà come ricerca estetica.

Orientamenti del diritto

MESSNER, Claudius Karl Ewald
2016-01-01

Abstract

Il libro vuole essere un contributo alla conoscenza di ciò che il diritto è e del ruolo che esso svolge nella società moderna. Al tempo stesso è un invito a ripensare la teoria del diritto e il suo ruolo nell’analisi del diritto. La domanda si rivolge, per usare il termine della tradizione, alla natura sia del diritto che della sua conoscenza: come si contraddistingue il diritto in quanto struttura della società, come si caratterizzano gli studi sulle sue specifiche prestazioni e funzioni? Cosa rende diritto il diritto? La giuridicità del diritto è un concetto, non un ideale. Le questioni centrali sono: qual è la specifica forma giuridica che determina l’appartenere di certi fenomeni al diritto, quali i criteri che consentono la loro descrizione come giuridici, come si differenziano fenomeni giuridici da fenomeni non-giuridici? Se si distingue dall’obbligo morale, dalla necessità naturale e dall’oppressione politica, allora in che cosa consiste il «dovere» giuridico? Come si costituisce la differenza? Fino a che punto è utile un concetto di diritto? Il diritto positivo moderno si è affermato essenzialmente come diritto statale, e questo fatto ha condizionato e condiziona ancora per molti versi i tentativi di una sua concettualizzazione e comprensione sistematica. La posizione del presente lavoro è che siano richiesti, oggi, approcci teorici e strumenti di analisi liberi dal tacito presupposto di tale modello come misura della giuridicità del diritto. In questa prospettiva, saranno trattate tre questioni guida: come si contraddistinguono il diritto e le ricerche sulle prestazioni e funzioni che lo rendono così speciale (prima parte), come è stata descritta la giuridicità del diritto dalle moderne teorie e filosofie nel tentativo di tracciare le linee di demarcazione tra ciò che è diritto e ciò che non è diritto (seconda parte), qual è il ruolo e il significato del diritto nella società mondo e quali sono le attuali condizioni di produzione del sapere giuridico (terza parte)? La prima parte (capp. 1-2) mette in discussione l’identificazione moderna del diritto statale con il diritto tout court e la conseguente riduzione della sua funzione al solo mantenimento dell’ordine sociale. La seconda parte (capp. 3-6) si allontana apparentemente da quel che sotto l’aspetto disciplinare attualmente si chiama «teoria generale del diritto» per orientarsi verso ciò che la stessa prospettiva chiamerebbe (non senza riserve!) «filosofia del diritto». Ma, qui, non si tratta tanto di una ricostruzione concettuale o storica della tradizione quanto piuttosto del tentativo di presentare e di contestualizzare alcuni autori le cui teorie hanno contribuito in modo significativo a formare l’immagine moderna del diritto. L’argomento della terza parte (cap. 7) sono proprio i nuovi attori e luoghi istituzionali del diritto in via di «globalizzazione» e la sfida che esso rappresenta per la teoria giuridica improntata sul diritto europeo continentale. Come si caratterizza il «nuovo diritto» emergente nella società mondo e quali sono le ripercussioni di questi sviluppo su produzione, organizzazione e utilizzazione del sapere giuridico, qual è, in particolare, il ruolo degli esperti e delle law firms nella produzione e nello sfruttamento del sapere giuridico? Come si differenzia la forma oggi prevalente del sapere giuridico, l’expertise, dal modello precedente, la scienza del diritto? Queste domande confluiscono in un’unica domanda: potrà mantenere il diritto la rilevanza assunta nel moderno? Nonostante l’apparente autosufficienza della «prassi» giuridica odierna cresce il fabbisogno di teoria. Ma la riflessione teorica sul diritto, per tenere il passo con gli sviluppi, necessiterà di un nuovo quadro di riferimento che si dimostra, nel collocare la produzione giuridica ‹sconfinata› all’intersezione di analisi di provenienza varia, veramente interdisciplinare e capace di analizzare sia le connessioni tra persone, luoghi, ideologie e culture che i nessi strutturali tra economia, politica e diritto e che è in grado di rendere visibili i processi di «concatenamento» dai quali emerge quel che Deleuze e Guattari chiamano «assemblaggi» in cui si fondono tratti corporei e dell’operare macchinario con tratti del comunicare, dell’enunciazione e dell’espressione. Questa nuova teoria non potrà più essere «scienza» (o «filosofia») nel senso della costruzione sistematica di quel che c’è, ma si configurerà come ricerca estetica.
2016
978-88-495-3128-2
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