Il saggio intende sottolineare come la cura si può e si deve insegnare ritrovando nella nostra memoria i modi e i luoghi del suo apprendimento: in casa, nella famiglia che promuove principalmente una comprensione emotivo-relazionale della cura; a scuola, nelle università e in ogni occasione formativa in riferimento alla cura per il sé come per il noi professionale, sociale e culturale; nella vita quotidiana, attraverso scenari urbani, ambientali, naturalistici che trasmettono l’insegnamento della cura per il bello e il rispetto dei beni comuni. In tal senso, però, si rileva che se, da un lato, è evidente la pervasività delle azioni di formazione alla cura, lo è altrettanto l’assenza di un sapere pedagogico che pensi ad una progettualità coordinata e diffusa che consenta il passaggio dal momento formativo a quello propriamente educativo. Per promuovere una mentalità orientata alla cura occorrerebbe, innanzitutto, abbandonare l’idea che essa si identifichi con la sola pratica terapeutica per recuperare una visione della cura pedagogica rivolta primariamente alla relazione io-mondo e impegnata a istruire e educare sui modi di abitare la terra. Si tratta, pertanto, di cogliere la differenza sostanziale tra il semplice vivere biologico e funzionale e il più complesso abitare esistenziale, inteso sia come un fine che un mezzo di affermazione dell’umano. L’abitare richiede, infatti, che il soggetto sia formato al crocevia di istanze sociali e culturali che attivino una rappresentazione della cura di sé come cura dell’altro e del mondo, in un orizzonte di impegno pratico ed etico.

La cura per l’abitare. Note critico-pedagogiche

ANNACONTINI, Giuseppe
2016-01-01

Abstract

Il saggio intende sottolineare come la cura si può e si deve insegnare ritrovando nella nostra memoria i modi e i luoghi del suo apprendimento: in casa, nella famiglia che promuove principalmente una comprensione emotivo-relazionale della cura; a scuola, nelle università e in ogni occasione formativa in riferimento alla cura per il sé come per il noi professionale, sociale e culturale; nella vita quotidiana, attraverso scenari urbani, ambientali, naturalistici che trasmettono l’insegnamento della cura per il bello e il rispetto dei beni comuni. In tal senso, però, si rileva che se, da un lato, è evidente la pervasività delle azioni di formazione alla cura, lo è altrettanto l’assenza di un sapere pedagogico che pensi ad una progettualità coordinata e diffusa che consenta il passaggio dal momento formativo a quello propriamente educativo. Per promuovere una mentalità orientata alla cura occorrerebbe, innanzitutto, abbandonare l’idea che essa si identifichi con la sola pratica terapeutica per recuperare una visione della cura pedagogica rivolta primariamente alla relazione io-mondo e impegnata a istruire e educare sui modi di abitare la terra. Si tratta, pertanto, di cogliere la differenza sostanziale tra il semplice vivere biologico e funzionale e il più complesso abitare esistenziale, inteso sia come un fine che un mezzo di affermazione dell’umano. L’abitare richiede, infatti, che il soggetto sia formato al crocevia di istanze sociali e culturali che attivino una rappresentazione della cura di sé come cura dell’altro e del mondo, in un orizzonte di impegno pratico ed etico.
2016
9788895458922
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