I “dieci mesi di passione” tra la dichiarazione di neutralità (3 agosto 1914) e l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra (24 maggio 1915) sono contrassegnati da una contesa che vede il Paese spaccarsi tra una maggioranza neutralista e un’agguerrita e vivace pattuglia interventista che riesce a imporre le proprie ragioni nelle “radiose giornate di maggio”, dopo che il governo si è impegnato con il Patto di Londra a entrare in guerra accanto alle potenze dell’Intesa. Rispetto a tali esiti e di fronte a uno schieramento non interventista largamente prevalente dall’estate 1914 e fino ai primi mesi del 1915, si è fatto strada un interrogativo: «che cosa hanno fatto concretamente i neutralisti per impedire la guerra?» La questione riveste un’indubbia importanza poiché finora non ha avuto la sua giusta considerazione storiografica in un panorama di studi che ha privilegiato la lettura delle logiche e delle culture politiche del neutralismo, perdendone di vista il peso sul piano della mobilitazione e della partecipazione dal basso. L’intento è stato quello di tracciare in maniera organica una «mappa della resistenza degli italiani all’ingresso in guerra» per cogliere in una visione più complessiva l’impatto e la portata delle “prassi neutraliste” in un contesto spaziale che abbraccia l’intero territorio nazionale (o quasi). Il libro si divide in due sezioni; una di carattere tematico sui vari neutralismi (socialista, anarchico, cattolico, giolittiano, parlamentare, femminile), con affondi in segmenti strettamente funzionali a una più articolata comprensione (gli interventisti, l’ordine pubblico, la politica interna, le relazioni internazionali...); la seconda si sofferma sulle dimensioni territoriali del fenomeno, con ricerche (per la maggior parte di prima mano) sulle realtà locali da cui emergono tessuti sociali e culturali, spaccati di inedito attivismo nelle pratiche e nelle forme di opposizione alla guerra, svelando in molti casi “un’eccedenza” sottovalutata e talvolta imprevista. Da quest’ultima prospettiva, a offrire uno scenario di sorprendente dinamismo è il Mezzogiorno e in particolare la Puglia, dove, a dispetto di una storiografia che ha spesso restituito un quadro di “relativa calma”, si riscontra una presenza rilevante della piazza neutralista, sebbene a intensità variabili. In particolare, nell’area centro settentrionale della regione, la provincia di Bari presenta un ambiente particolarmente inquieto che dall’agosto del 1914 e fino al maggio del 1915 esplode, tra contraddizioni e distinguo, in una vasta mobilitazione per la neutralità, soprattutto grazie all’azione di un gruppo di giovani socialisti che si impegnano nella “resistenza a oltranza” all’ingresso dell’Italia in guerra, con l’impiego di strategie di comunicazione dal forte impatto emotivo.

Bari

DE DONNO, Daria
2015-01-01

Abstract

I “dieci mesi di passione” tra la dichiarazione di neutralità (3 agosto 1914) e l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra (24 maggio 1915) sono contrassegnati da una contesa che vede il Paese spaccarsi tra una maggioranza neutralista e un’agguerrita e vivace pattuglia interventista che riesce a imporre le proprie ragioni nelle “radiose giornate di maggio”, dopo che il governo si è impegnato con il Patto di Londra a entrare in guerra accanto alle potenze dell’Intesa. Rispetto a tali esiti e di fronte a uno schieramento non interventista largamente prevalente dall’estate 1914 e fino ai primi mesi del 1915, si è fatto strada un interrogativo: «che cosa hanno fatto concretamente i neutralisti per impedire la guerra?» La questione riveste un’indubbia importanza poiché finora non ha avuto la sua giusta considerazione storiografica in un panorama di studi che ha privilegiato la lettura delle logiche e delle culture politiche del neutralismo, perdendone di vista il peso sul piano della mobilitazione e della partecipazione dal basso. L’intento è stato quello di tracciare in maniera organica una «mappa della resistenza degli italiani all’ingresso in guerra» per cogliere in una visione più complessiva l’impatto e la portata delle “prassi neutraliste” in un contesto spaziale che abbraccia l’intero territorio nazionale (o quasi). Il libro si divide in due sezioni; una di carattere tematico sui vari neutralismi (socialista, anarchico, cattolico, giolittiano, parlamentare, femminile), con affondi in segmenti strettamente funzionali a una più articolata comprensione (gli interventisti, l’ordine pubblico, la politica interna, le relazioni internazionali...); la seconda si sofferma sulle dimensioni territoriali del fenomeno, con ricerche (per la maggior parte di prima mano) sulle realtà locali da cui emergono tessuti sociali e culturali, spaccati di inedito attivismo nelle pratiche e nelle forme di opposizione alla guerra, svelando in molti casi “un’eccedenza” sottovalutata e talvolta imprevista. Da quest’ultima prospettiva, a offrire uno scenario di sorprendente dinamismo è il Mezzogiorno e in particolare la Puglia, dove, a dispetto di una storiografia che ha spesso restituito un quadro di “relativa calma”, si riscontra una presenza rilevante della piazza neutralista, sebbene a intensità variabili. In particolare, nell’area centro settentrionale della regione, la provincia di Bari presenta un ambiente particolarmente inquieto che dall’agosto del 1914 e fino al maggio del 1915 esplode, tra contraddizioni e distinguo, in una vasta mobilitazione per la neutralità, soprattutto grazie all’azione di un gruppo di giovani socialisti che si impegnano nella “resistenza a oltranza” all’ingresso dell’Italia in guerra, con l’impiego di strategie di comunicazione dal forte impatto emotivo.
2015
9788800745727
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/392636
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