All’inizio degli anni novanta del XX secolo, l’implosione della Repubblica socialista federale di Jugoslavia e il crollo della Repubblica popolare socialista d’Albania sembrarono vanificare le strategie adriatiche e balcaniche attuate dall’Italia negli ultimi trent’anni, volte a garantire la sicurezza del paese e a preservare la stabilità della regione attraverso l’amicizia e la collaborazione con i regimi di Belgrado e Tirana. Nonostante un passato fatto di contrasti e conflitti, cui si erano aggiunte anche le diversità ideologiche, con l’evoluzione della guerra fredda e del confronto bipolare, la Jugoslavia e l’Albania erano diventate, nelle considerazioni del mondo politico italiano, degli interlocutori validi per la tutela degli interessi nazionali. Le crisi nei Balcani occidentali alla fine del XX secolo imposero un ripensamento complessivo delle strategie italiane. La politica italiana nei Balcani occidentali fu indotta a cambiare obiettivi e compiti: sostenere, attraverso l’allargamento del processo d’integrazione europea, il consolidamento delle istituzioni democratiche e la definitiva transizione verso sistemi economici di libero mercato dei paesi sorti dalla fine della Jugoslavia e di quelli, come l’Albania, trasformatisi dopo il crollo del regime comunista. A ben considerare, però, non si è trattato tanto di un radicale cambiamento di politiche, quanto di un adattamento alla nuove circostanze. I Balcani occidentali continuano a essere un’area di rilevante interesse strategico per la difesa degli interessi nazionali: la collaborazione con i paesi e i popoli dell’area adriatica a balcanica è fondamentale per la sicurezza nazionale, per l’ampliamento delle reti economiche e commerciali e per il rafforzamento del ruolo internazionale del paese. Crollati i regimi comunisti in Europa orientale, gli interessi nazionali non sono stati più salvaguardati difendendo lo status quo regionale ad ogni costo, ma contribuendo alla costruzione di un nuovo assetto stabile ed equilibrato, attraverso il coinvolgimento di tutti i paesi dell’area nel progetto di costruzione europea e nel patto di sicurezza atlantica.

L'Italia e le crisi nazionali nei Balcani occidentali alla fine del XX secolo

BUCARELLI, MASSIMO
2014-01-01

Abstract

All’inizio degli anni novanta del XX secolo, l’implosione della Repubblica socialista federale di Jugoslavia e il crollo della Repubblica popolare socialista d’Albania sembrarono vanificare le strategie adriatiche e balcaniche attuate dall’Italia negli ultimi trent’anni, volte a garantire la sicurezza del paese e a preservare la stabilità della regione attraverso l’amicizia e la collaborazione con i regimi di Belgrado e Tirana. Nonostante un passato fatto di contrasti e conflitti, cui si erano aggiunte anche le diversità ideologiche, con l’evoluzione della guerra fredda e del confronto bipolare, la Jugoslavia e l’Albania erano diventate, nelle considerazioni del mondo politico italiano, degli interlocutori validi per la tutela degli interessi nazionali. Le crisi nei Balcani occidentali alla fine del XX secolo imposero un ripensamento complessivo delle strategie italiane. La politica italiana nei Balcani occidentali fu indotta a cambiare obiettivi e compiti: sostenere, attraverso l’allargamento del processo d’integrazione europea, il consolidamento delle istituzioni democratiche e la definitiva transizione verso sistemi economici di libero mercato dei paesi sorti dalla fine della Jugoslavia e di quelli, come l’Albania, trasformatisi dopo il crollo del regime comunista. A ben considerare, però, non si è trattato tanto di un radicale cambiamento di politiche, quanto di un adattamento alla nuove circostanze. I Balcani occidentali continuano a essere un’area di rilevante interesse strategico per la difesa degli interessi nazionali: la collaborazione con i paesi e i popoli dell’area adriatica a balcanica è fondamentale per la sicurezza nazionale, per l’ampliamento delle reti economiche e commerciali e per il rafforzamento del ruolo internazionale del paese. Crollati i regimi comunisti in Europa orientale, gli interessi nazionali non sono stati più salvaguardati difendendo lo status quo regionale ad ogni costo, ma contribuendo alla costruzione di un nuovo assetto stabile ed equilibrato, attraverso il coinvolgimento di tutti i paesi dell’area nel progetto di costruzione europea e nel patto di sicurezza atlantica.
2014
9788843071760
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