Il volume raccoglie tre scritti su Giorgio Berti, uno dei più colti e originali giuspubblicisti italiani della seconda metà del secolo scorso. Il "Dialogo" con Paolo Grossi segnala la profonda affinità spirituale tra il giuspubblicista e lo storico del diritto, entrambi promotori di un'idea "antiassolutistica" e "pos-moderna" di diritto, di un'idea di diritto non più ipotecata da quella sineddoche identificante legge e diritto che ha connotato l'intera modernità giuridica come l'epoca, per tanti versi non ancora tramontata, del legislatore giusto in quanto legislatore e dell'interprete fedele al proprio ruolo in quanto asservito, ma anche autoasservitosi, alla lettera della legge. Il secondo scritto, dedicato all'ultimo libro, postumo, di Berti, in cui sono riproposti, con modifiche e integrazioni, saggi apparsi nell'arco di di circa venticinque anni, si sofferma, in particolare, sulla prospettiva capovolta, e capovolgente, da cui l'autore indaga i rapporti tra persone e amministrazioni, tra amministrazioni locali e centrali, tra società e politica. Il terzo scritto, dedicato ai contributi bertiani dell'ultimo quinquennio, pone in luce, anche retrospettivamente, il nodo, in Berti sempre più stretto, tra ermeneuticità e 'processualità' (in funzione ermeneutica) del diritto pubblico, dedicando spazio, in special modo, alla vicinanza dell'autore all'ermeneutica fenomenologico-ontologica di Hans-Georg Gadamer e alla conseguente distanza dall'ermeneutica metodologica di Emilio Betti.
Studi su Giorgio Berti
Mauro, E.
2014-01-01
Abstract
Il volume raccoglie tre scritti su Giorgio Berti, uno dei più colti e originali giuspubblicisti italiani della seconda metà del secolo scorso. Il "Dialogo" con Paolo Grossi segnala la profonda affinità spirituale tra il giuspubblicista e lo storico del diritto, entrambi promotori di un'idea "antiassolutistica" e "pos-moderna" di diritto, di un'idea di diritto non più ipotecata da quella sineddoche identificante legge e diritto che ha connotato l'intera modernità giuridica come l'epoca, per tanti versi non ancora tramontata, del legislatore giusto in quanto legislatore e dell'interprete fedele al proprio ruolo in quanto asservito, ma anche autoasservitosi, alla lettera della legge. Il secondo scritto, dedicato all'ultimo libro, postumo, di Berti, in cui sono riproposti, con modifiche e integrazioni, saggi apparsi nell'arco di di circa venticinque anni, si sofferma, in particolare, sulla prospettiva capovolta, e capovolgente, da cui l'autore indaga i rapporti tra persone e amministrazioni, tra amministrazioni locali e centrali, tra società e politica. Il terzo scritto, dedicato ai contributi bertiani dell'ultimo quinquennio, pone in luce, anche retrospettivamente, il nodo, in Berti sempre più stretto, tra ermeneuticità e 'processualità' (in funzione ermeneutica) del diritto pubblico, dedicando spazio, in special modo, alla vicinanza dell'autore all'ermeneutica fenomenologico-ontologica di Hans-Georg Gadamer e alla conseguente distanza dall'ermeneutica metodologica di Emilio Betti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.