Il Progetto è nato da una prospettiva nuova della ricerca, che è anche una prospettiva nuova della conservazione, della valorizzazione e della fruizione dei giacimenti archeologici: la landscape archaeology, l’archeologia dei paesaggi, in questo caso costieri, per restituire agli stessi l’integrità e la comune identità. Questa prospettiva e questa finalità informano la Convenzione 2001 dell’Unesco sulla Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo, e la Misura Interreg a cui afferiva il Progetto, cioè la “cooperazione nella cultura, nella comunicazione, nella ricerca e tra istituzioni, e per l’armonizzazione dei sistemi”. La prima convenzione tra il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università degli Studi di Trieste, il Museo del Mare “Sergej Mašera” di Pirano e l’ENEA (Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente - Progetto Speciale Clima Globale), ha successivamente coinvolto altre istituzioni italiane e slovene: la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e il Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine dell’Università di Trieste (DiSGAM), l’Istituto per la Tutela dei Beni Culturali della Slovenia, Unità territoriale di Pirano e il Gruppo di Archeologia Subacquea della Slovenia. Sono state indagate strutture preromane e romane parzialmente o totalmente sommerse ed evidenze archeologiche presenti nella fascia immediatamente retrostante, lungo il tratto di costa compreso tra le foci del Timavo e Pirano. L’unico studio complessivo su questo comparto costiero era stato condotto da Attilio Degrassi nella prima metà del XX secolo, con metodologie e strumentazioni tradizionali che non hanno permesso una mappatura completa dei giacimenti subacquei né l’analisi puntuale delle tipologie edilizie e delle tecniche costruttive. Anche negli ultimi decenni, nonostante l’incremento delle conoscenze tecnologiche, nessun sito della Provincia di Trieste era stato indagato con i moderni criteri dell’archeologia subacquea; in territorio sloveno, invece, alcune di queste evidenze (S. Simone e Villisano) sono state oggetto di indagini subacquee condotte dal Museo del mare di Pirano. Nel corso del Progetto sono stati raccolti i dati noti da bibliografia, archivi pubblici e privati, tradizione locale e da segnalazioni orali; sono state reperite e analizzate carte storiche e tematiche, fotografie aeree e satellitari; è stata condotta una serie di attività: revisione di materiali archeologici, analisi geomorfologica, sedimentologica, climatologica, ricognizione programmata di superficie, prospezione e rilievo diretto subacqueo, rilievo topografico con stazione totale, rilievo strumentale con GPS (Global Positioning System) ed ecoscandaglio multibeam (a fascio multiplo), finalizzato ad un modello tridimensionale del fondale, e realizzazione di modelli digitali del terreno. In corrispondenza dei punti strategici a mare sono state selezionate delle aree-campione estese dalla costa all’interno, dove sono stati effettuati rilievi e ricognizioni di superficie, che hanno fornito importanti indicazioni sui modi e sulle fasi del popolamento costiero nell’antichità. Tutto ciò ha permesso di creare un sistema informativo territoriale comune delle evidenze a mare e a terra, esistenti e scomparse, registrate in una banca dati informatica unica collegata alla cartografia digitale (Geographical Information System). Questa banca dati è a disposizione degli Enti che operano sul territorio, come archivo utile – in continuo aggiornamento – sia alla pianificazione territoriale sia alla tutela. I risultati I dati nuovi scaturiti dal Progetto riguardano, per esempio, la densità delle evidenze, maggiore di quanto inizialmente supposto, la loro tipologia - moli/imbarcaderi, antemurali, banchine, sistemazioni di rive, superfici d’uso/piani pavimentali sommersi, impianti di allevamento del pesce, veri e propri complessi portuali, parti di unità abitative - che rispecchia una notevole varietà, le tecniche costruttive, caratterizzate da interessanti peculiarità. Risultati di grande rilievo sono quelli relativi alle trasformazioni del profilo costiero, alle variazioni del livello del mare e più ampiamente climatiche, che testimoniano quanto può essere significativo l’apporto della ricerca storico-archeologica al fine sia di una profonda conoscenza dell’ambiente e delle modificazioni che lo hanno interessato e lo interesseranno, sia di un corretto uso dello stesso. http://www2.units.it/adriatic/risultati/?file=download.html

Progetto transfrontaliero Interreg IIIA 2000-2006 Italia-Slovenia “I siti costieri dell’alto arco adriatico: indagini topografiche a terra e a mare” - Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Trieste (2004-2007).

AURIEMMA, Rita
2004-01-01

Abstract

Il Progetto è nato da una prospettiva nuova della ricerca, che è anche una prospettiva nuova della conservazione, della valorizzazione e della fruizione dei giacimenti archeologici: la landscape archaeology, l’archeologia dei paesaggi, in questo caso costieri, per restituire agli stessi l’integrità e la comune identità. Questa prospettiva e questa finalità informano la Convenzione 2001 dell’Unesco sulla Protezione del Patrimonio Culturale Subacqueo, e la Misura Interreg a cui afferiva il Progetto, cioè la “cooperazione nella cultura, nella comunicazione, nella ricerca e tra istituzioni, e per l’armonizzazione dei sistemi”. La prima convenzione tra il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università degli Studi di Trieste, il Museo del Mare “Sergej Mašera” di Pirano e l’ENEA (Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente - Progetto Speciale Clima Globale), ha successivamente coinvolto altre istituzioni italiane e slovene: la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e il Dipartimento di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine dell’Università di Trieste (DiSGAM), l’Istituto per la Tutela dei Beni Culturali della Slovenia, Unità territoriale di Pirano e il Gruppo di Archeologia Subacquea della Slovenia. Sono state indagate strutture preromane e romane parzialmente o totalmente sommerse ed evidenze archeologiche presenti nella fascia immediatamente retrostante, lungo il tratto di costa compreso tra le foci del Timavo e Pirano. L’unico studio complessivo su questo comparto costiero era stato condotto da Attilio Degrassi nella prima metà del XX secolo, con metodologie e strumentazioni tradizionali che non hanno permesso una mappatura completa dei giacimenti subacquei né l’analisi puntuale delle tipologie edilizie e delle tecniche costruttive. Anche negli ultimi decenni, nonostante l’incremento delle conoscenze tecnologiche, nessun sito della Provincia di Trieste era stato indagato con i moderni criteri dell’archeologia subacquea; in territorio sloveno, invece, alcune di queste evidenze (S. Simone e Villisano) sono state oggetto di indagini subacquee condotte dal Museo del mare di Pirano. Nel corso del Progetto sono stati raccolti i dati noti da bibliografia, archivi pubblici e privati, tradizione locale e da segnalazioni orali; sono state reperite e analizzate carte storiche e tematiche, fotografie aeree e satellitari; è stata condotta una serie di attività: revisione di materiali archeologici, analisi geomorfologica, sedimentologica, climatologica, ricognizione programmata di superficie, prospezione e rilievo diretto subacqueo, rilievo topografico con stazione totale, rilievo strumentale con GPS (Global Positioning System) ed ecoscandaglio multibeam (a fascio multiplo), finalizzato ad un modello tridimensionale del fondale, e realizzazione di modelli digitali del terreno. In corrispondenza dei punti strategici a mare sono state selezionate delle aree-campione estese dalla costa all’interno, dove sono stati effettuati rilievi e ricognizioni di superficie, che hanno fornito importanti indicazioni sui modi e sulle fasi del popolamento costiero nell’antichità. Tutto ciò ha permesso di creare un sistema informativo territoriale comune delle evidenze a mare e a terra, esistenti e scomparse, registrate in una banca dati informatica unica collegata alla cartografia digitale (Geographical Information System). Questa banca dati è a disposizione degli Enti che operano sul territorio, come archivo utile – in continuo aggiornamento – sia alla pianificazione territoriale sia alla tutela. I risultati I dati nuovi scaturiti dal Progetto riguardano, per esempio, la densità delle evidenze, maggiore di quanto inizialmente supposto, la loro tipologia - moli/imbarcaderi, antemurali, banchine, sistemazioni di rive, superfici d’uso/piani pavimentali sommersi, impianti di allevamento del pesce, veri e propri complessi portuali, parti di unità abitative - che rispecchia una notevole varietà, le tecniche costruttive, caratterizzate da interessanti peculiarità. Risultati di grande rilievo sono quelli relativi alle trasformazioni del profilo costiero, alle variazioni del livello del mare e più ampiamente climatiche, che testimoniano quanto può essere significativo l’apporto della ricerca storico-archeologica al fine sia di una profonda conoscenza dell’ambiente e delle modificazioni che lo hanno interessato e lo interesseranno, sia di un corretto uso dello stesso. http://www2.units.it/adriatic/risultati/?file=download.html
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