Negli ultimi due decenni, le politiche per il Mezzogiorno hanno prestato crescente attenzione alle qualità dei territori, subendo in qualche misura l’effetto dell’incremento di complessità nel frattempo maturato nelle interpretazioni dei concetti di spazio e di sviluppo. Tuttavia, nella pratica, l’impiego di questi ultimi non ha condotto oltre il consolidamento di un approccio alla modernizzazione tendenzialmente liberista che individua prevalentemente nelle risorse locali i limiti e le possibilità di migliorare la capacità di produrre ricchezza; le conseguenti, prioritarie strategie di valorizzazione hanno ridotto il territorio da soggetto di sviluppo a strumento di crescita economica. Alla grande enfasi posta sull’obiettivo di riduzione del divario con il resto del Paese, peraltro rimasto rilevante nonostante l’impegno profuso, non è corrisposta un’adeguata attenzione allo speciale strumento di regolazione delle dinamiche territoriali rappresentato dalle qualità istituzionali. In effetti, da un punto di vista cibernetico, il Mezzogiorno sembrerebbe aver adottato strategie e strumenti idonei a piegare l’implementazione dei programmi di sviluppo/crescita verso obiettivi più coerenti con le proprie specificità identitarie (organizzative/istituzionali). Meccanismi di adattamento e assimilazione hanno consentito ai territori di resistere e di interferire con il progetto di modernizzazione, conservando una traiettoria evolutiva non convergente con quella attesa dai pianificatori nazionali e comunitari: a dispetto dell’uniformità del sistema istituzionale formale, i processi risultano regolati da una grande varietà di norme informali più stabili, storicamente e culturalmente sedimentate. Nelle regioni, il fenomeno ha assunto modalità e prodotto risultati vari e variabili, secondo le soluzioni consentite dai rispettivi domini cognitivi. In Puglia, alle vicende della quale è dedicata la seconda parte del volume, programmi e piani pretendono ognuno di attribuire identità e obiettivi talvolta in contrasto tra loro o con quelli proposti ad altre scale. La loro conflittuale sovrapposizione e la divaricazione quasi sempre riscontrata tra i risultati conseguiti e quelli prefissati potrebbero essere sintomo della debole coerenza tra l’assetto istituzionale regionale e gli obiettivi fortemente eterodiretti delle politiche di sviluppo.

Spazio e sviluppo nelle politiche per il Mezzogiorno. Il caso della programmazione integrata in Puglia

DE RUBERTIS, Stefano
2013-01-01

Abstract

Negli ultimi due decenni, le politiche per il Mezzogiorno hanno prestato crescente attenzione alle qualità dei territori, subendo in qualche misura l’effetto dell’incremento di complessità nel frattempo maturato nelle interpretazioni dei concetti di spazio e di sviluppo. Tuttavia, nella pratica, l’impiego di questi ultimi non ha condotto oltre il consolidamento di un approccio alla modernizzazione tendenzialmente liberista che individua prevalentemente nelle risorse locali i limiti e le possibilità di migliorare la capacità di produrre ricchezza; le conseguenti, prioritarie strategie di valorizzazione hanno ridotto il territorio da soggetto di sviluppo a strumento di crescita economica. Alla grande enfasi posta sull’obiettivo di riduzione del divario con il resto del Paese, peraltro rimasto rilevante nonostante l’impegno profuso, non è corrisposta un’adeguata attenzione allo speciale strumento di regolazione delle dinamiche territoriali rappresentato dalle qualità istituzionali. In effetti, da un punto di vista cibernetico, il Mezzogiorno sembrerebbe aver adottato strategie e strumenti idonei a piegare l’implementazione dei programmi di sviluppo/crescita verso obiettivi più coerenti con le proprie specificità identitarie (organizzative/istituzionali). Meccanismi di adattamento e assimilazione hanno consentito ai territori di resistere e di interferire con il progetto di modernizzazione, conservando una traiettoria evolutiva non convergente con quella attesa dai pianificatori nazionali e comunitari: a dispetto dell’uniformità del sistema istituzionale formale, i processi risultano regolati da una grande varietà di norme informali più stabili, storicamente e culturalmente sedimentate. Nelle regioni, il fenomeno ha assunto modalità e prodotto risultati vari e variabili, secondo le soluzioni consentite dai rispettivi domini cognitivi. In Puglia, alle vicende della quale è dedicata la seconda parte del volume, programmi e piani pretendono ognuno di attribuire identità e obiettivi talvolta in contrasto tra loro o con quelli proposti ad altre scale. La loro conflittuale sovrapposizione e la divaricazione quasi sempre riscontrata tra i risultati conseguiti e quelli prefissati potrebbero essere sintomo della debole coerenza tra l’assetto istituzionale regionale e gli obiettivi fortemente eterodiretti delle politiche di sviluppo.
2013
9788855532549
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