Il saggio, presentato al Seminario su “Testo interartistico e processo di comunicazione” ( Lecce - Università del Salento, 20-22 maggio 2013), è inserito nel volume dei relativi Atti, pubblicati da Pensa MultiMedia Editore (2014). Partendo dal concetto echiano di “opera aperta”, inteso non solo come indeterminazione semantica del senso del testo estetico, ma pure come sua interartisticità riferita al codice ed al genere, nel saggio mi soffermo sulla dimensione fonica della parola poetica, sull’aspetto sonoro, musicale della natura fonologica della disposizione verbale della poesia. Riferendomi a R. Jakobson, I. Fonagy e N. Ruwet, metto in evidenza come la “magia della poesia” consista nell’intima associazione per somiglianza tra suono e significato, sintomo estetico dell’intrinseca relazione espressiva ed intonativa tra fonosimbolismo poetico ed estetica musicale. Nel saggio vengono citati poeti come Novalis, Schiller, Baudelaire, Verlaine, Chlebnikov e Majakovskij, per i quali la stretta relazione tra poesia e musica rappresenta la possibilità stessa di poter scrivere testi poetici, la cui composizione formale risponde soprattutto all’esigenza di presentare una “struttura musicale”, a cui succede non un’idea- concetto, ma il contenuto di un senso emotivo, evocativo, da esprimere e comunicare. Accanto al riferimento al fonosimbolismo, con cui cogliere il nesso intrinseco di poesia e musica, nel saggio si accenna pure al cromo-simbolismo figurativo ed all’iconicità dell’immagine poetica: il discorso sulla poesia sconfina pure nell’estetica della pittura e del visivo, a partire da Aristotele ed Orazio ( “ut pictura poësis”). A proposito del rapporto tra letteratura e pittura, approfondito con il commento di alcune riflessioni estetiche di Baudelaire, raccolte nei Saggi sull’arte, si avanza una proposta di studio basata sulla funzione fruitiva dell’immagine pittorica nei confronti di personaggi narrativi: emblematico il caso narrato da Dostoevskij ne L’idiota, ad esempio, in cui Rogožin, dopo aver guardato il Corpo di Cristo morto nella tomba (1521), di Hans Holbein il Giovane, diventa umano e ‘fraterno’ nei confronti del suo stesso rivale, il principe Myškin. Anche nella Recherche proustiana il rapporto tra personaggio narrativo e pittura è molto significativo: nel saggio si mette in evidenza il mutamento emozionale di Marcel alla vista dei dipinti impressionisti di Elstir-Monet, che “sollevano” il giovane protagonista verso una conoscenza poetica fusiva, “feconda di gioie, di molte forme”, così egli confessa, “che fino allora non avevo isolate dallo spettacolo totale della realtà”.
Pertinenza del modus nel dictum interartistico: il testo espressivo nell'intersignificazione estetica
AUGIERI, Carlo Alberto
2014-01-01
Abstract
Il saggio, presentato al Seminario su “Testo interartistico e processo di comunicazione” ( Lecce - Università del Salento, 20-22 maggio 2013), è inserito nel volume dei relativi Atti, pubblicati da Pensa MultiMedia Editore (2014). Partendo dal concetto echiano di “opera aperta”, inteso non solo come indeterminazione semantica del senso del testo estetico, ma pure come sua interartisticità riferita al codice ed al genere, nel saggio mi soffermo sulla dimensione fonica della parola poetica, sull’aspetto sonoro, musicale della natura fonologica della disposizione verbale della poesia. Riferendomi a R. Jakobson, I. Fonagy e N. Ruwet, metto in evidenza come la “magia della poesia” consista nell’intima associazione per somiglianza tra suono e significato, sintomo estetico dell’intrinseca relazione espressiva ed intonativa tra fonosimbolismo poetico ed estetica musicale. Nel saggio vengono citati poeti come Novalis, Schiller, Baudelaire, Verlaine, Chlebnikov e Majakovskij, per i quali la stretta relazione tra poesia e musica rappresenta la possibilità stessa di poter scrivere testi poetici, la cui composizione formale risponde soprattutto all’esigenza di presentare una “struttura musicale”, a cui succede non un’idea- concetto, ma il contenuto di un senso emotivo, evocativo, da esprimere e comunicare. Accanto al riferimento al fonosimbolismo, con cui cogliere il nesso intrinseco di poesia e musica, nel saggio si accenna pure al cromo-simbolismo figurativo ed all’iconicità dell’immagine poetica: il discorso sulla poesia sconfina pure nell’estetica della pittura e del visivo, a partire da Aristotele ed Orazio ( “ut pictura poësis”). A proposito del rapporto tra letteratura e pittura, approfondito con il commento di alcune riflessioni estetiche di Baudelaire, raccolte nei Saggi sull’arte, si avanza una proposta di studio basata sulla funzione fruitiva dell’immagine pittorica nei confronti di personaggi narrativi: emblematico il caso narrato da Dostoevskij ne L’idiota, ad esempio, in cui Rogožin, dopo aver guardato il Corpo di Cristo morto nella tomba (1521), di Hans Holbein il Giovane, diventa umano e ‘fraterno’ nei confronti del suo stesso rivale, il principe Myškin. Anche nella Recherche proustiana il rapporto tra personaggio narrativo e pittura è molto significativo: nel saggio si mette in evidenza il mutamento emozionale di Marcel alla vista dei dipinti impressionisti di Elstir-Monet, che “sollevano” il giovane protagonista verso una conoscenza poetica fusiva, “feconda di gioie, di molte forme”, così egli confessa, “che fino allora non avevo isolate dallo spettacolo totale della realtà”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.